Con 6 milioni e mezzo di spettatori e uno share del 25,71% I Medici,
la serie Tv italo-inglese prodotta per Rai 1 dalla Lux Vide, ha di
nuovo stracciato la concorrenza aggiudicandosi la serata televisiva del
martedì. Comunicati
stampa trionfali e lodi dei media. Ma è davvero tutto oro quel che
riluce? Il calo di un milione di spettatori, rispetto ai primi episodi, è
già segnale di disaffezione da parte del pubblico.
Abbiamo atteso che
la fiction arrivasse al giro di boa per giudicare.
A questo punto, però, non possiamo non evidenziare le troppe ombre che
appannano la serie. Se non altro, per stima nei confronti della Lux
Vide, fondata venticinque anni fa da Ettore Bernabei e ora guidata dai
figli Matilde e Luca: due che di televisione ne
masticano come pochi. Certo, rispetto all’insulsa ripetitività di show
come
Tale e quale o al voyeurismo de Il Grande Fratello Vip, I Medici
resta prodotto di qualità. Ma è una qualità al minimo sindacale. Ben al
di sotto del livello a cui la Lux ci aveva abituato con tanti film-Tv
della serie
sulla Bibbia (Giuseppe con Ben Kingsley vinse perfino
nel 1995 l’Emmy, equivalente dell’Oscar per il teleschermo), con le
biografie di personaggi storici o con serial d’inossidabile successo (Don Matteo, Che Dio ci aiuti, Un passo
dal cielo).
Delle numerose incongruenze storiche si sono già lamentati in
tanti, a cominciare da un esperto come Franco Cardini. Non basta,
insomma, ricorrere a costumi sontuosi e agli splendidi interni di
magioni storiche come Palazzo Vecchio, il Bargello, la Basilica
di San Lorenzo o il Duomo di Firenze per restituire il clima di
un’epoca. Vero, la storia si svolge nella prima metà del Quattrocento,
qualche decennio prima dell’esplosione culturale che avrebbe garantito
alla città Lorenzo il Magnifico (nipote di Cosimo,
attorno alla cui figura ruota la storia televisiva). Però la città era
già allora una frenesia di attività, un brulichio d’arte ben al di là
delle figure pur rilevanti di Brunelleschi e di Donatello. Invece, la
serie si svolge tutta in interni narrando lotte
intestine e di potere tra gli Albizzi e i Medici, con questi ultimi
impegnati a mostrare d’essere banchieri e non biechi usurai. La Firenze
del Quattrocento non si vede mai, se non attraverso pertugi di portoni
che si aprono e si chiudono al passaggio dei
protagonisti. Troppo costoso girare anche scene di vita quotidiana, di
plebe?
Incongruenti anche parecchi interpreti. Non basta appiccicare
barbe posticce a Richard Madden (Cosimo), Stuart Martin (Lorenzo) o Lex
Shrapnel (Rinaldo degli Albizzi) per farli sembrare italiani del XV
secolo, per quanto nobili o ricchi. A parte il fatto
che i personaggi reali non erano barbuti, non avevano neppure gli occhi
azzurri. Soprattutto non potevano essere così belli e levigati. Erano
tempi difficili di malattie e cicatrici, i tratti dei visi erano
spigolosi. I Medici poi erano caratterizzati tutti,
più o meno, dal naso pronunciato. Paradossalmente, quello più in parte è
proprio il divo Dustin Hoffman, con nasone e capelli a paggetto. Molto
meglio attori italiani come Guido Caprino e Alessandro Preziosi.
Licenza cinematografica, si obietterà. Ai tempi d’oro di
Hollywood, riuscirono a passare per antichi romani perfino Marlon
Brando, Richard Burton o Laurence Olivier. Mostri di recitazione però,
non interpreti ingessati come quelli de
I Medici. Lo scozzese Richard Madden sarà pure reduce dal successo mondiale de
Il Trono di Spade, ma non si vede. Colpa della regia dello statunitense, di origini croate,
Sergio Mimica-Gezzan? Difficile, vista l’esperienza maturata come aiuto di Spielberg sui set di
Schindler’s List, Salvate il soldato Ryan o
Jurassic Park.
Resta l’impressione di una produzione abborracciata,
preoccupata di piacere alle platee anglofone piuttosto che del racconto
storico. Un esempio per tutti. Palazzo della Signoria, scena clou
dell’episodio
Il giudizio: Rinaldo degli Albizzi si scaglia contro
Cosimo de’ Medici enumerando le accuse. A un certo punto alza la mano e
urla: “Terzo!”. Ebbene, Lex Shrapnel gesticola utilizzando le tre dita
centrali della mano: indice, medio e anulare.
Come fanno gli anglosassoni. Mai un italiano lo avrebbe fatto: noi ci
serviamo di pollice, indice e medio. Minuzie? Mica tanto se un regista
come Quentin Tarantino ha usato questo particolare per innescare una
delle sequenze chiave di
Bastardi senza gloria: la scena della sparatoria nel
bistrot, quando Michael Fassbender travestito da nazista si tradisce
alzando le dita centrali per ordinare tre whisky. Insomma,
I Medici un polpettone noioso o un’americanata? Di certo, un’occasione mancata.