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sabato 26 aprile 2025
 
I MEDICI
 

Polpettone noioso, indigesta americanata? Di certo un'occasione perduta

01/11/2016  Non basta stracciare la concorrenza e collezionare record di ascolti. La serie Tv tradisce la storia e, spesso, anche il buon senso: mai un italiano avrebbe contato con le dita gesticolando come fa Lex Shrapnel (Rinaldo degli Albizzi). A metà percorso il prodotto si conferma pensato troppo per compiacere il pubblico anglosassone

Con 6 milioni e mezzo di spettatori e uno share del 25,71% I Medici, la serie Tv italo-inglese prodotta per Rai 1 dalla Lux Vide, ha di nuovo stracciato la concorrenza aggiudicandosi la serata televisiva del martedì. Comunicati stampa trionfali e lodi dei media. Ma è davvero tutto oro quel che riluce? Il calo di un milione di spettatori, rispetto ai primi episodi, è già segnale di disaffezione da parte del pubblico.

Abbiamo atteso che la fiction arrivasse al giro di boa per giudicare. A questo punto, però, non possiamo non evidenziare le troppe ombre che appannano la serie. Se non altro, per stima nei confronti della Lux Vide, fondata venticinque anni fa da Ettore Bernabei e ora guidata dai figli Matilde e Luca: due che di televisione ne masticano come pochi. Certo, rispetto all’insulsa ripetitività di show come Tale e quale o al voyeurismo de Il Grande Fratello Vip, I Medici resta prodotto di qualità. Ma è una qualità al minimo sindacale. Ben al di sotto del livello a cui la Lux ci aveva abituato con tanti film-Tv della serie sulla Bibbia (Giuseppe con Ben Kingsley vinse perfino nel 1995 l’Emmy, equivalente dell’Oscar per il teleschermo), con le biografie di personaggi storici o con serial d’inossidabile successo (Don Matteo, Che Dio ci aiuti, Un passo dal cielo).

Delle numerose incongruenze storiche si sono già lamentati in tanti, a cominciare da un esperto come Franco Cardini. Non basta, insomma, ricorrere a costumi sontuosi e agli splendidi interni di magioni storiche come Palazzo Vecchio, il Bargello, la Basilica di San Lorenzo o il Duomo di Firenze per restituire il clima di un’epoca. Vero, la storia si svolge nella prima metà del Quattrocento, qualche decennio prima dell’esplosione culturale che avrebbe garantito alla città Lorenzo il Magnifico (nipote di Cosimo, attorno alla cui figura ruota la storia televisiva). Però la città era già allora una frenesia di attività, un brulichio d’arte ben al di là delle figure pur rilevanti di Brunelleschi e di Donatello. Invece, la serie si svolge tutta in interni narrando lotte intestine e di potere tra gli Albizzi e i Medici, con questi ultimi impegnati a mostrare d’essere banchieri e non biechi usurai. La Firenze del Quattrocento non si vede mai, se non attraverso pertugi di portoni che si aprono e si chiudono al passaggio dei protagonisti. Troppo costoso girare anche scene di vita quotidiana, di plebe?

Incongruenti anche parecchi interpreti. Non basta appiccicare barbe posticce a Richard Madden (Cosimo), Stuart Martin (Lorenzo) o Lex Shrapnel (Rinaldo degli Albizzi) per farli sembrare italiani del XV secolo, per quanto nobili o ricchi. A parte il fatto che i personaggi reali non erano barbuti, non avevano neppure gli occhi azzurri. Soprattutto non potevano essere così belli e levigati. Erano tempi difficili di malattie e cicatrici, i tratti dei visi erano spigolosi. I Medici poi erano caratterizzati tutti, più o meno, dal naso pronunciato. Paradossalmente, quello più in parte è proprio il divo Dustin Hoffman, con nasone e capelli a paggetto. Molto meglio attori italiani come Guido Caprino e Alessandro Preziosi.

Licenza cinematografica, si obietterà. Ai tempi d’oro di Hollywood, riuscirono a passare per antichi romani perfino Marlon Brando, Richard Burton o Laurence Olivier. Mostri di recitazione però, non interpreti ingessati come quelli de I Medici. Lo scozzese Richard Madden sarà pure reduce dal successo mondiale de Il Trono di Spade, ma non si vede. Colpa della regia dello statunitense, di origini croate, Sergio Mimica-Gezzan? Difficile, vista l’esperienza maturata come aiuto di Spielberg sui set di Schindler’s List, Salvate il soldato Ryan o Jurassic Park.

Resta l’impressione di una produzione abborracciata, preoccupata di piacere alle platee anglofone piuttosto che del racconto storico. Un esempio per tutti. Palazzo della Signoria, scena clou dell’episodio Il giudizio: Rinaldo degli Albizzi si scaglia contro Cosimo de’ Medici enumerando le accuse. A un certo punto alza la mano e urla: “Terzo!”. Ebbene, Lex Shrapnel gesticola utilizzando le tre dita centrali della mano: indice, medio e anulare. Come fanno gli anglosassoni. Mai un italiano lo avrebbe fatto: noi ci serviamo di pollice, indice e medio. Minuzie? Mica tanto se un regista come Quentin Tarantino ha usato questo particolare per innescare una delle sequenze chiave di Bastardi senza gloria: la scena della sparatoria nel bistrot, quando Michael Fassbender travestito da nazista si tradisce alzando le dita centrali per ordinare tre whisky. Insomma, I Medici un polpettone noioso o un’americanata? Di certo, un’occasione mancata.

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