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domenica 18 maggio 2025
 
Il Bancarella a "Spera"
 

«I miei sei anni segretissimi con papa Francesco per scrivere la sua autobiografia»

08/05/2025  Prermio Bancarella speciale a "Spera" (Mondadori), l'autobiografia di Bergoglio, la prima di un pontefice, curata da Carlo Musso, che racconta come è nato il progetto per anni top secret e il tipo di rapporto che si era instaurato tra lui e il papa

Quando papa Francesco decise di scrivere la sua autobiografia, il suo desiderio era che il libro uscisse dopo la sua morte. Nelle librerie poi ci è arrivato prima, in coincidenza con il Giubileo della speranza (in contemporanea in 100 paesi del mondo), e ha da subito fatto concorrenza a letture meno impegnate, tanto che i librai italiani che ogni anno sono chiamati a segnalare i titoli per il premio Bancarella lo avevano annoverato tra quelli candidabili.  Alla Fondazione del premio Bancarella non era sembrato opportuno, per ovvie ragioni inserirlo nella sestina finalista, ma quando poi papa Francesco è scomparso, e Spera (Mondadori) è davvero diventato il suo testamento spirituale, hanno deciso, come caso unico nella storia del Bancarella, di attribuirgli un premio speciale, annunciato ieri sera a Milano, nella sede di Vittoria assicurazioni, da due anni sponsor del Bancarella, dopo la presentazione dei sei libri finalisti (per la cronaca Come l'arancio amaro di Milena Palmintieri – Bompiani,  Il dio che hai scelto per me di Martina Pucciarelli – Harper Collins, I pendio dei noci di Gianni Oliva – Mondadori, La fame di cigno di Luca Mercadante – Sellerio, La ragazza con la gonna a fiori di Guido Rodriguez – Morellini, Luisa di Paola Jacobbi -  Sonzogno).

A raccontare la genesi di questo progetto nato nel 2019 e tenuto segreto per anni, il curatore Carlo Musso: «Avevo avuto occasione di conoscere papa Francesco perché come responsabile editoriale Mondadori mi ero occupato di altri suoi libri. Tra noi era nato un rapporto personale, gli avevo confidato alcune mie vicende, mi ero portato dentro di me le parole che mi aveva detto, e un anno dopo gli ho scritto. Lui mi ha risposto con una telefonata. E quando ci siamo incontrati a santa Marta nel 2019 è nata l’idea di una sua autobiografia da scrivere a quattro mani, la prima pubblicata da un pontefice.  Ci siamo visti e sentiti molte volte nel corso degli anni, consapevoli che a entrambi potesse accadere qualcosa prima di arrivare alla parola fine. Così, per due volte, ho depositato la versione del libro fino a quel momento realizzata in una cassetta di sicurezza di cui solo un mio collaboratore aveva il codice. Se mi fosse successo qualcosa era autorizzato ad aprire».

Spera è un’autobiografia che ha il respiro di un romanzo e inizia con un naufragio, quello del piroscafo Principessa Mafalda, partito da Genova, direzione America Latina e che poi si inabissò  il 25 ottobre 1927 causando la morte di circa 360 persone, quasi tutte poveri migranti. In quella nave avrebbero dovuto salire i coniugi Bergoglio con l'unico figlio, Mario (futuro padre di Jorge);  avevano già il biglietto, ma non erano riusciti a vendere in tempo per la partenza i loro pochi averi e quindi dovettero rimandare il viaggio. Cambiando così il loro destino. E in un certo senso quello dell’umanità. «Per questo motivo ogni momento della sua vita papa Francesco ha ringraziato la Provvidenza divina».
«Il nostro è stato un rapporto di vicinanza, di stima da parte mia, e da parte sua di fiducia. Di lui mi colpiva una semplicità voluta, per arrivare al cuore di tutti, ma che nasceva da un pensiero strutturato, non certo semplicistico. Mi ricordo un episodio molto curioso. La prima volta in cui ci siamo trovati per lavorare al libro faceva molto caldo, io ero in imbarazzo, perché l’agenda di un papa è frenetica, e avevo la sensazione di abusare del suo tempo. Quando arrivò il momento di salutarci e di uscire dalla stanza in cui ci trovavamo, io feci il gesto di farlo uscire per primo, ma lui disse che doveva essere lui l’ultimo che era una sua fissazione da prete, quella di spegnere sempre le lui in prima persona quando lasciava una stanza.  Era un uomo spiritoso, nel libro mi ha anche fatto inserire una barzelletta su di lui»
Tanti i temi trattai in Spera: la guerra, le migrazioni, le crisi climatiche, la diseguaglianza, lo sfruttamento del lavoro. Il tutto affrontato con tante citazioni letterarie, cinematografiche, canzoni. «Il sentimento più forte che gli ho visto esprimere è  stata l’indignazione, anche la rabbia quando parlava delle vittime delle guerre. E forse la frase che più ci deve far pensaree che ha voluto inserire nel libro è la citazione di un saggio di Tolstoj Ravvedetevi “Cristo si è adirato una sola volta, per l’ipocrisia dei farisei”». 
Ecco, la chiave del tuo testamento spiritale e politico forse sta qui: nell’avere il coraggio di prendere una posizione, di non nascondersi. 
 

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