Con alcuni amici, che hanno figli adolescenti come noi, ci siamo interrogati su quali valori, come uomini e come cristiani, stiamo trasmettendo loro. È naturale che in quella fase della vita, gli insegnamenti dei genitori vengano messi in discussione: non vanno più a Messa, qualche volta assumono posizioni dure contro il prossimo... Ci chiediamo come saranno da adulti, e se abbiamo fatto il possibile per educarli alla nostra visione del mondo.
Gianmario e Irene
«Siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti». Così la celeberrima poesia di Gibran sui figli descrive i genitori: un semplice strumento in mano all’Arciere per scagliarli nella vita. In modo simbolico, egli esprime il compito dei genitori: mettere in grado i figli di fare fronte alla loro vita, offrendo loro i mezzi affinché possano realizzare la propria autonomia. Non solo i mezzi materiali, ma anche quelli psichici, intellettuali e spirituali. A quest’ultimo dominio appartengono i valori che proponiamo ai nostri figli, non perché debbano metterli in pratica come abbiamo fatto noi, ma perché saranno poi loro a reinterpretarli nelle loro vite. Sono valori umani e insieme cristiani. In primo luogo, il valore dell’amore che è la base del messaggio evangelico, la “buona notizia” di Gesù. È fondamentalmente il riferimento a una Parola che si è fatta carne. Non a una sommatoria di precetti e di affermazioni, magari anche belli e validi, enunciati in astratto. Ma all’amore di Dio che ha preso la forma di un uomo, che ci ha lasciato il suo Vangelo. Quello stesso Dio al quale, per chi è credente, appartengono i figli, e al quale li affidiamo, sia da piccoli che da grandi. Dopo di lui, essi appartengono a sé stessi. A noi, solo in terza battuta. Noi li educhiamo attraverso le nostre parole e le nostre azioni. Le une senza le altre oggi sono inefficaci: i nostri comportamenti ci rendono credibili, le nostre parole alimentano il pensiero dei figli. Chiediamo ai giovani che questo nostro patrimonio di idee e di gesti venga rispettato; forse potrà essere accolto, più spesso verrà fatto proprio dai nostri ragazzi in un modo nuovo. È lo spazio della loro libertà e della loro coscienza. Ai genitori che vedono che i loro figli mettono in discussione, anche in modo radicale, gli insegnamenti ricevuti, vorrei suggerire di non temere. Ciò che è in gioco è soprattutto la relazione che hanno loro. Un rapporto tanto più fecondo quanto più lascia spazio a entrambi di ascoltarsi e di imparare reciprocamente. La diversa posizione degli adolescenti diventa per noi adulti occasione di riflessione e di rilettura di quei valori che magari davamo per scontati.