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Perché è importante festeggiare i papà

17/03/2023  La natura ha inventano la coppia genitoriale nella specie umana, chiedendo al padre di non essere solo fecondatore ma anche genitore. Se responsabile e coinvolto rappresenta un fattore di protezione per la crescita di un figlio

Si avvicina la festa del papà. Dibattiti e discussioni nei media – e non solo – si moltiplicano: ha ancora senso festeggiare il papà? Una scuola di Viareggio ha abolito ogni celebrazione, in rispetto ai bambini che la frequentano e che non hanno un padre presente nella loro vita.  Premesso che oggi esistono giornate a tutela di qualsivoglia situazione e persona e che questo viene fatto per tenere alta la sensibilità verso questa o quella causa, credo che dare attenzione alla figura paterna con una giornata dedicata sia oltremodo importante.

In alcune nazioni,  Stati Uniti in testa, la maggioranza degli adolescenti vive in famiglie in cui non è presente la figura del padre biologico e questo sembra avere conseguenze sia sul successo evolutivo che sul successo scolastico dei ragazzi e della ragazze, tanto che da anni in quella nazione si promuovono progetti di sanità pubblica finalizzati al sostegno e al potenziamento del ruolo paterno nella vita di un figlio, sin dalla fase più precoce, ovvero la gravidanza. Massimo Recalcati ha ben descritto le conseguenze di un contesto di vita, di crescita e di cultura in cui si vede evaporare la figura del padre ed è esperienza di moltissimi educatori e docenti che osservano i proposti studenti e i loro funzionamenti in classe e nella vita si rendono conto che crescere avendo un padre responsabile e coinvolto rappresenta un fattore di protezione per la crescita di un figlio, il cui valore è innegabile.

Oggi parliamo di famiglie e non più di famiglia. In effetti, un figlio può nascere senza che ci sia un padre al suo fianco. O almeno così si dice. In effetti, se il contributo del maschio nel vita di un figlio si limita alla cessione degli spermatozoi per poi scomparire della scena, un bambino non ha più un padre nella sua storia di vita. Il ruolo del maschio, in tale caso, si riduce a quello di fecondatore. E’ ciò che succede in quasi tutte le specie animali. La femmina entra nel suo periodo fertile e si accoppia con un maschio della sua stessa specie. Poi le loro strade si dividono. La futura mamma non si mette a convivere con il proprio fecondatore, che perciò non diventa genitore. E’ stato semplicemente un donatore di seme. Ma nella specie umana, il fecondatore è stato trasformato in genitore. L’evoluzione – e per chi ci crede il buon Dio – fa nascere un figlio in un contesto in cui ci sono due adulti che si prendono cura della sua crescita. In effetti noi esseri umani ci occupiamo dei figli per un tempo lunghissimo. Dobbiamo insegnare loro non solo a sopravvivere, bensì a vivere e a dare senso alla propria esistenza.

Ecco, che in questa prospettiva, il padre (o quello che oggi chiamiamo il secondo genitore) svolge ruoli e funzioni importantissimi. Insegnare a vivere ad un figlio comporta dedicargli tempo ed energie, proporsi come modello di ruolo, formare la sua intelligenza ma anche la sua coscienza, sostenerlo quando cade e dargli la spinta quando teme di non farcela e perciò prova a fare un passo indietro invece che un passo avanti nel corso della crescita. Sono funzioni complesse,  che a noi genitori chiedono una costante presenza e dedizione nella vita di un figlio e che, come ha ben spiegato J.Bowlby, si attivano in modo particolare all’interno dei legami famigliari perché lì esiste “l’attaccamento” ovvero un dispositivo biologico innato che muove il bambino bisognoso verso l’adulto che lo ama e che in virtù di quell’amore intenso e profondo gli fornisce cure e affetto, aiutandolo a diventare autonomo.

Anche negli animali esiste l’istinto dell’attaccamento, ma in un tempo relativamente breve il genitore unico (ovvero la mamma) è pronta a lasciar andare il suo cucciolo verso la propria vita, senza più dovergli stare appresso. I nostri figli invece diventano adulti per legge all’età di 18 anni. Prima di quel momento, qualsiasi cosa accada loro è sotto la responsablità di chi li ha messi al mondo. Servono due cuori, due sguardi, quattro mani per crescere un figlio. E la natura ha inventano la coppia genitoriale nella specie umana, chiedendo al padre di non essere solo fecondatore ma anche genitore.

Poi noi sappiamo che si può essere genitori anche senza il dispositivo biologico. Si può crescere un bambino nel contesto dell’adozione. Oggi cresce il numero di famiglie omogenitoriali. Si può essere anche genitori single. Ma tutto questo non esclude né elimina che i padri, se ci sono e quando ci sono, sono un’ enorme risorsa per la vita di un figlio. Celebrarli in una giornata speciale dedicata a loro serve a molte cose. Aiuta noi padri a riflettere sul ruolo fondamentale che giochiamo nella vita dei nostri figli e ci richiama alla responsabilità e all’impegno che dobbiamo investire per essere genitori sufficientemente buoni. Aiuta la società a non banalizzare la dimensione della paternità che anche quando non è biologica, rappresenta un valore fondamentale. La società connotata dall’assenza e dall’evaporazione del padre è una società sofferente, piena di problemi.

Abrogare la festa del papà perché alcuni bambini non ne hanno uno, non fa bene nemmeno a questi bambiini. Perché loro stessi si muovono in un mondo fatto di bambini che un padre ce l’hanno e si chiedono come mai a loro non è capitato. Chi li cresce, che sia genitore due o che sia genitore single, sa che la domanda “chi è il mio papà?” prima o poi verrà fatta. E la cosa che serve di più a questi bambini sono le parole che spiegano in modo chiaro e preciso qual è il progetto d’amore che ha donato loro la vita. E’ un progetto in cui il padre può anche non esserci, perché sostituito eventualmente da un fecondatore. Ma se così fosse, questa cosa va spiegata e motivata in funzione delle scelte fatte dagli adulti che lo hanno voluto nella loro vita.

Se un bambino non ha il padre al proprio fianco, ma è comunque un bambino la cui vita nasce e cresce nell’amore di chi lo accoglie nella vita, celebrare la festa del papà a lui non toglierà nulla. Se un bambino è rimasto orfano del proprio padre, celebrare la festa del papà non servirà a riattivare il dolore della perdita, ma potrà trasformarsi – preparandosi bene in questo senso - in un’occasione per riaccenderne il ricordo e sentirsi appartenente – nella sua storia di vita – ad un legame che seppur spezzato, c’è stato. Non è togliendo le cose che evitiamo il dolore. Bensì è attraversandole e vivendole che impariamo a dare a quel dolore, un significato e quindi a dargli senso. Ed è certo che nel progetto che ha portato alla presenza degli esseri umani sul pianeta terra, il senso della presenza del padre nella vita di un figlio era molto molto evidente.

 
 

 
 
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