Dopo anni di critiche, è arrivato il momento della rivincita dei Millennial. Non solo sono istruiti, impegnati nelle cause e nel lavoro nonostante l’incertezza dei tempi, ma gli uomini millennial sono anche dei bravi papà. Ecco perché Ipg Warehouse (una piattaforma che analizza ricerche ed approfondimenti legati a temi sociali e di attualità), ha deciso di tracciarne il profilo prendendo spunto da una recente ricerca di Initiative (network globale di comunicazione) condotta su 5.250 papà tra i 25 e i 34 anni di tutte le parti del mondo.
Dalla ricerca emerge che i papà millennial sono più coinvolti quotidianamente nell’assistenza ai figli e che diventare genitori ha avuto un impatto positivo sulla maggior parte di loro, facendoli diventare più responsabili, sicuri di sé e ottimisti. Vogliono essere padri perfetti, sono presenti nelle decisioni di tutti i giorni e non accettano di essere chiamati “babysitter” quando si occupano dei loro figli: “Facciamo semplicemente quello che siamo, i papà” sembrano dire. E infatti il 67% crede che le il ruolo di padre e madre siano equivalenti. Dal 1965 i papà hanno quasi triplicato il loro tempo speso con i bambini (fonte: Pew Research Center) e il numero di papà a casa è quasi raddoppiato negli ultimi decenni (dall’ultimo censimento degli Stati Uniti). Secondo il campione analizzato dalla ricerca di Initiative diventare papà è insomma l’opportunità per iniziare una nuova vita o almeno una nuova fase, in cui abbandonare le ansie avute fino a quel momento per concentrarsi su altro. Ma su cosa?
Famiglia, lavoro, futuro
L’occupazione maggiore è la famiglia, ma senza stress: i papà millennial sono infatti più ottimisti delle mamme. Non solo, sono anche meno ansiosi riguardo al futuro e più felici al lavoro. Se mettere al mondo un figlio è da sempre un momento chiave nella vita di una persona, per i papà millennial sembra esserlo un po’ di più, tanto da coinvolgerli non solo nella gestione della famiglia, ma anche nella creazione di un mondo migliore. Sono più ottimisti riguardo al futuro rispetto ai loro coetanei non genitori (52% vs 48%). Riguardo alla propria situazione economica il 67% dei papà millennial si è detto sicuro, contro il 58% delle mamme e il 59% dei non papà. Forse anche perché sono più soddisfatti del loro attuale lavoro: 51% contro il 37% delle mamme e il 41% dei non papà.
Più responsabilità meno ansie
È chiaro che il diventare genitori comporti dei cambiamenti e in generale tutti i Millennial sentono di dover fare scelte nella vita (d’altronde non sono più adolescenti: nel 2020 rappresenteranno la metà della forza lavoro) ma per i papà questo senso di responsabilità è più alto (70% contro il 67% dei non papà). Allo stesso tempo, però, i papà millennial si sentono meno soffocati dal mutuo e meno costretti dalle convenzioni e si sentono più liberi a livello professionale, personale e creativo.
Infatti essere papà non sembra influenzare le vecchie abitudini tanto quanto non succeda invece con le mamme: la vita di tutti i giorni dei papà non è stravolta, tanto che il 26% dichiara di uscire al bar con gli amici la sera, contro il 15% delle mamme e il 28% dei millennial non papà.
Nativi digitali con nuovi interessi
Gli smartphone sono i nuovi manuali d’istruzione e quindi oggi anche i papà consultano il web per imparare come e cosa fare, quali prodotti comprare e per finalizzare gli acquisti. Se le mamme si affidano alle opinioni e alle recensioni, i papà invece cercano i dettagli tecnici, le specifiche, perché vogliono essere sicuri di fare l’acquisto giusto. Alcuni dati Google mostrano che le ricerche relative a termini che riguardano i bambini sui dispositivi mobili sono cresciute del 52% in un anno. Dopo l’acquisto, a loro volta, i papà postano blog-post o video a riguardo perché vogliono condividere la loro esperienza ed essere d’aiuto agli altri.
Ciò sta portando anche a una trasformazione del marketing perché se le mamme sono da sempre bombardate da messaggi pubblicitari relativi a prodotti per la casa e per i bambini, quelli specifici per i papà sono stati per anni del tutto assenti e sono rari ancora oggi.
Siamo quindi nell’era del nuovo "dadavertising", dove gli spot pubblicitari non dipingono più i papà come pasticcioni e semplici compagni di gioco, ma come protagonisti della vita domestica, impegnati nell’educazione e attenti al mercato.