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I pazienti del Bambin Gesù al Papa: «Se mi abbracci guarisco»

21/12/2013  I desideri appesi all'albero di Natale da parte dei piccoli pazienti dell'ospedale pediatrico visitati da papa Francesco. Che sul dolore innocente ha detto: «Davanti a un bambino sofferente, l'unica preghiera che a me viene è la preghiera del perché. Signore perché? Lui non mi spiega niente. Ma sento che mi guarda»

Alex ringrazia Gesù Bambino che ha guarito sua sorella, Arianna chiede un regalo speciale per Natale: la guarigione di tutti i bambini che sono in ospedale. «Vorrei che finisse la fame nel mondo», scrive Aurora. E un'altra bimba vorrebbe da Babbo Natale il ritorno a casa del fratellino Damiano, un mese appena. Un altro bimbo si aspetta un abbraccio speciale, quello di papa Francesco: «Per poter guarire dalla mia malattia», scrive.

«Per me», spiega Angelo, «il Natale è una fonte di energia che ci carica a tutti nel nostro cuore e ci fa pensare alle cose che dobbiamo affrontare nella nostra vita e che ci dice che non ci dobbiamo mai arrendere ma stringere i denti e andare avanti anche nei momenti peggiori». E un altro bambino, che non si firma, prega Gesù perché aiuti tutti i genitori a «non perdere la speranza».

È un albero di Natale un po’ particolare  in un luogo particolare: l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Il regalo più richiesto non è un oggetto ma uno stato d’animo, una virtù del cuore: la speranza.

Qui, in occasione del Natale, arrivano i Papi. Cominciò Giovanni XXIII nel 1958, poi, via via, tutti i suoi successori. Fino a papa Francesco. «Per loro», ha detto il presidente dell’ospedale Giuseppe Profiti, «accogliere il Pontefice è il più bel regalo di Natale». Ricevuto in udienza il 16 maggio scorso, dopo aver comunicato al Santo Padre la notizia dell’inaugurazione di un nuovo reparto di pediatria in Vietnam, Profiti aveva consegnato nelle sue mani i tanti disegni e inviti preparati dai piccoli ricoverati: «In quel momento ha cambiato decisamente espressione, il suo volto si è illuminato. D’altronde, conoscendo l’attenzione e l’amore del Papa nei confronti dei bambini, ci aspettavamo una reazione del genere».

Il dolore innocente, la sofferenza dei bambini, è tema su cui da secoli s’arrovellano filosofi e uomini di Dio, poeti e scienziati. Nel romanzo La Peste di Albert Camus, davanti a un bimbo che muore, ammutoliscono sia il medico ateo che il pastore gesuita. È dramma che toglie il fiato e su cui le risposte latitano. Anche per chi ha fede.

Papa Francesco, nell’intervista a La Stampa di qualche giorno fa, ha detto che di fronte ad un bimbo che soffre c’è solo una sola preghiera possibile, quella «del perché»: «Un maestro di vita per me è stato Dostoevskij, e quella sua domanda, esplicita e implicita, ha sempre girato nel mio cuore: perché soffrono i bambini? Non c'è spiegazione. Mi viene questa immagine: a un certo punto della sua vita il bambino si "sveglia", non capisce molte cose, si sente minacciato, comincia a fare domande al papà o alla mamma. È l'età dei "perché". Ma quando il figlio domanda, poi non ascolta tutto ciò che hai da dire, ti incalza subito con nuovi "perché?". Quello che cerca, più della spiegazione, è lo sguardo del papà che dà sicurezza. Davanti a un bambino sofferente, l'unica preghiera che a me viene è la preghiera del perché. Signore perché? Lui non mi spiega niente. Ma sento che mi guarda. E così posso dire: Tu sai il perché, io non lo so e Tu non me lo dici, ma mi guardi e io mi fido di Te, Signore, mi fido del tuo sguardo».

Ora il Papa va in mezzo al dolore innocente per portare una carezza, un abbraccio, un gesto d’affetto. È proprio quello che chiedono per Natale i piccoli pazienti del Bambin Gesù per continuare a sperare.  

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Papa Francesco in visita all'ospedale pediatrico
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