«Lo stato d’animo dei pellegrini è serenissimo perché non qui non c’è nessuna eco del conflitto in corso a Gaza. Anzi, il momento attuale di difficoltà rafforza la nostra motivazione per pregare per la pace e condividere con i fratelli israeliani e palestinesi questo pellegrinaggio». Monsignor Liberio Andreatta, amministratore delegato e vice presidente di Opera romana pellegrinaggi, è a Gerusalemme dove sta guidando un gruppo di 78 pellegrini provenienti da diverse parti d’Italia tra cui Matera e Potenza. È arrivato lunedì in Terra Santa ed è stato accolto all’aeroporto di Tel Aviv «con grande trepidazione», racconta. Il giorno dopo, prudenzialmente, numerose compagnie aeree, tra cui Alitalia, hanno sospeso i voli verso Israele anche se ora la situazione sembra tornata alla normalità. Raggiungiamo monsignor Andreatta al telefono mentre è a Gerusalemme.
Come sta vivendo questo pellegrinaggio?
«Bene, con serenità. Qui non c’è nessun segno del conflitto anche se nel cuore di tutti i pellegrini questa situazione assurda e drammatica pesa molto. Anzi, siamo stati accolti con grande calore da israeliani e palestinesi che hanno verso di noi un supplemento di gentilezza. Martedì pomeriggio abbiamo celebrato la Messa ad Haifa, sul Monte Carmelo, al santuario di Stella Maris. È stata invocata la pace in un clima di intensa preghiera e fraternità».
Molte compagnie aeree hanno sospeso temporaneamente i voli su Tel Aviv.
«Ho visto, si è trattato di una decisione prudente presa anche per l’arrivo del segretario generale dell’Onu Ban-ki-Moon e del Segretario di Stato americano John Kerry che si stanno incontrando proprio in queste ore. Ripeto: qui la situazione è tranquilla».
Ma il conflitto a Gaza quanto ha influito sui flussi turistici?
«A livello internazionale c’è stato un calo del 60 per cento degli arrivi in Israele. Per quanto riguarda l’Opera romana pellegrinaggi nelle ultime settimane abbiamo avuto disdette pari al 50 per cento. Molti pellegrini hanno paura e hanno anche ragione visto il bombardamento mediatico di questi giorni. Chi è venuto qui, però, e lo sto costatando di persona adesso, non si è pentito, anzi, e soffre perché qualche suo amico o parente ha disdettato all’ultimo momento. Vive il pellegrinaggio in grande serenità e speranza. Che poi sono gli stesso sentimenti di israeliani e palestinesi che ci hanno accolto con grande calore e trepidazione e sono convinti che presto finirà tutto. Il mio appello ai preti e ai vescovi che hanno programmato il viaggio è quello di partire o comunque di aspettare ad annullare».
Lei è un veterano della Terra Santa e ha vissuto vari momenti di difficili come le varie Intifada. Questo come le sembra?
«Il conflitto attuale avviene a Gaza, lontano da Israele e Palestina. Ho percepito che non è scattata nel territorio palestinese e tra i palestinesi una solidarietà nei confronti di Hamas, non se la sentono di solidarizzare con loro. E questa è una novità per me. Questa guerra è assurda. Purtroppo ne ho viste tante, come il periodo di Betlemme con l'occupazione e l'assedio della Basilica. Dico basta alla guerra. Sono loro stessi, gli ebrei, gli israeliani, i palestinesi che vogliono la pace; purtroppo, però, ci sono delle logiche di grandi interessi internazionali o di altro genere che fa soffrire chi è innocente».