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venerdì 20 giugno 2025
 
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I piccoli schiavi che sostengono l'economia del Ghana

16/10/2014  7000 baby pescatori in catene per assicurare pesce da esportare.

Appena si lascia la capitale Accra nel più prosperoso sud e, faticosamente sulle impervie strade, ci si dirige verso il centro-est e si riesce a superare la coltre di omertà, ci si imbatte nel fenomeno dei baby pescatori, sfruttati sulle rive del fiume Volta e del Lago Volta. Spesso sono legati alle imbarcazioni perché non si distraggano.

A Kumasi abbiamo incontrato Bernard Fianku, direttore della casa Abram Kessy, a un'ora e mezzo dalla città in una zona di foresta tropicale. Il centro è sorto su iniziativa delle Onlus americana Touch a life e della italiana Una chance, fondata da Patrizia Contri. Da un anno il timone del centro è passato al ghanese Bernard Fianku, segno di un passaggio di responsabilità significativo.

Fianku, che ha un curriculum di alto livello in tema di questioni sociali e pedagogiche, ci racconta dei 46 ragazzini tra gli 8 e i 13 anni che sono faticosamente riusciti a strappare al sistema di schiavitù, che cattura circa 7000 minori in Ghana. Sono ospiti del Centro a Kumasi. Visi segnati dalla sofferenza ma anche illuminati da un amore che fino a poco tempo fa non sapevano esistesse. Fianku ci dice della difficoltà di combattere contro i gruppi organizzati malavitosi ma anche della grande difficoltà di sradicare una mentalità diffusa. In alcuni casi, ci racconta, bambini riscattati dagli schiavisti e restituiti alle famiglie sono stati di nuovo venduti dalle famiglie stesse a nuovi schiavisti.

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