È il grido del povero che sale a Dio al centro del messaggio di papa Francesco per la prima Giornata mondiale dei poveri da lui stessa istituita al termine dell’anno giubilare e che si celebrerà il prossimo 19 novembre. «Questo povero grida e il Signore lo ascolta», ricorda il Papa citando il Salmo 34. Nel messaggio “Non amiamo a parole ma con i fatti, presentato in sala stampa vaticana da monsignor Rino Fisichella e da monsignor José Octavio Ruiz Arenas, presidente e segretario del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, si legge che «da sempre la Chiesa ha compreso l’importanza di un tale grido». E si è messa a servizio dei poveri «per incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine». Assistenza ai poveri, ma non solo. La Giornata voluta dal Papa non a caso ha la preposizione «dei» e non «con» o «per» a rendere più concreto che non si tratta soltanto di vicinanza e assistenza, per quanto lodevoli siano questi atteggiamenti, ma di qualcosa di più. Una Giornata dei poveri che li mette al centro, che li rende protagonisti, ricorda anche, a tutti i cristiani, che è sulla capacità di condividere e di toccare la carne degli ultimi che si «verifica l’autenticità evangelica». Invita a diventare, come san Francesco, capaci non solo di abbracciare e dare elemosina, ma di stare in mezzo ai poveri, di offrire, per loro, la propria vita. Il Papa ricorda che «se desideriamo offrire il nostro contributo efficace per il cambiamento della storia, generando vero sviluppo, è necessario che ascoltiamo il grido dei poveri e ci impegniamo a sollevarli dalla loro condizione di emarginazione».
Il Papa ha davanti i volti di uomini e donne «segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata». Uomini, donne e bambini calpestati «dalle logiche perverse del potere e del denaro». E fa appello a cristiani e non cristiani per spezzare, concretamente, l’ingiustzia. «Ai nostri giorni», scrive Francesco, «emerge sempre più la ricchezza sfacciata che si accumula nelle mani di pochi privilegiati, e spesso si accompagna all’illegalità e allo sfruttamento offensivo della dignità umana, fa scandalo l’estendersi della povertà a grandi settori della società in tutto il mondo. Dinanzi a questo scenario, non si può restare inerti e tantomeno rassegnati. Alla povertà che inibisce lo spirito di iniziativa di tanti giovani, impedendo loro di trovare un lavoro; alla povertà che anestetizza il senso di responsabilità inducendo a preferire la delega e la ricerca di favoritismi; alla povertà che avvelena i pozzi della partecipazione e restringe gli spazi della professionalità umiliando così il merito di chi lavora e produce; a tutto questo occorre rispondere con una nuova visione della vita e della società».
Ricordando, come già diceva Paolo VI che «i poveri appartengono alla Chiesa per “diritto evangelico” e obbligano all’opzione fondamentale per loro», Bergoglio chiama la Chiesa a reagire «alla cultura dello scarto e dello spreco facendo proprio la cultura dell’incontro». E invita tutti ad aprirsi alla «condivisione con i poveri in ogni forma di solidarietà, come segno concreto di fratellanza». «Dio ha creato il cielo e la terra per tutti», continua il messaggio, «sono gli uomini, purtroppo, che hanno innalzato confini, mura e recinti, tradendo il dono originario destinato all’umanità senza alcuna esclusione».
Nella Giornata mondiale il Papa chiede alle comunità cristiane di impegnarsi concretamente per accogliere i poveri come ospiti privilegiati della propria mensa. Invita a cercare gesti concreti per aprirsi alla condivisione. «In questa domenica», scrive, «se nel nostro quartiere vivono dei poveri che cercano protezione e aiuto, avviciniamoci a loro: sarà un momento propizio per incontrare il Dio che cerchiamo». E, ancora, ricorda l’importanza della preghiera, in particolare del Padre nostro, che «è la preghiera dei poveri. La richiesta del pane, infatti, esprime l’affidamento a Dio per i bisogni primari della nostra vita. Quanto Gesù ci ha insegnato con questa preghiera esprime e raccoglie il grido di chi soffre per la precarietà dell’esistenza e per la mancanza del necessario. Ai discepoli che chiedevano a Gesù di insegnare loro a pregare, Egli ha risposto con le parole dei poveri che si rivolgono all’unico Padre in cui tutti si riconoscono come fratelli. Il Padre nostro è una preghiera che si esprime al plurale: il pane che si chiede è “nostro”, e ciò comporta condivisione, partecipazione e responsabilità comune. In questa preghiera tutti riconosciamo l’esigenza di superare ogni forma di egoismo per accedere alla gioia dell’accoglienza reciproca».
Infine «
ai confratelli vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi – che per vocazione hanno la missione del sostegno ai poveri –, alle persone consacrate, alle associazioni, ai movimenti e al vasto mondo del volontariato» il Papa chiede «di impegnarsi perché con questa Giornata Mondiale dei Poveri si instauri una tradizione che sia contributo concreto all’evangelizzazione nel mondo contemporaneo. Questa nuova Giornata Mondiale, pertanto, diventi un richiamo forte alla nostra coscienza credente affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. I poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo».