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martedì 14 gennaio 2025
 
Palermo e Bologna
 

Le nomine di Francesco: i preti di strada salgono in cattedra

27/10/2015  Per i capoluoghi della Sicilia e dell'Emilia Romagna, il Papa ha scelto due protagonisti della difesa degli ultimi, vicini ai poveri. Al cardinale Romeo succede don Corrado Lorefice, parroco a Modica. Al cardinale Caffarra, Matteo Zuppi, già ausiliare della diocesi di Roma

Foto: it.radiovaticana.va
Foto: it.radiovaticana.va

Papa Francesco lo raccomanda spesso: «Siate pastori con l’odore delle pecore». Preti della gente e tra la gente e non d’apparato o al centro di giochi di potere. Già nei concistori Bergoglio ha dimostrato cosa significa questo concedendo la porpora a presuli di popolo come Francesco Montenegro, Gualtiero Bassetti ed Edoardo Menichelli, solo per citare tre italiani. Adesso tocca a due cattedre italiane storiche e prestigiose, entrambe sedi cardinalizie: Bologna e Palermo.

A mezzogiorno in punto, come vuole il cerimoniale, in contemporanea nelle due arcidiocesi e in Vaticano sono stati annunciati i nomi dei nuovi arcivescovi. Un prete di strada e degli ultimi come don Corrado Lorefice, 53 anni, parroco di San Pietro a Modica, nel Ragusano, prende il posto del cardinale Paolo Romeo a Palermo. Monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare per il settore centro della diocesi di Roma, di casa a Trastevere dove ha sede la Comunità di Sant’Egidio di cui è assistente ecclesiastico e animatore instancabile di iniziative a sostegno di poveri, disperati, rom e drogati è il nuovo vescovo di Bologna. Sulla cattedra di San Petronio, dove negli anni Cinquanta Giacomo Lercaro mise a frutto la preziosa eredità del Concilio Vaticano II attuando una Chiesa povera e facendo suo il Patto delle catacombe con cui numerosi presuli s’impegnavano a vivere in sobrietà e uniti al popolo la loro missione, arriva un prete di strada, di frontiera, a suo agio nelle periferie.

Don Corrado da parroco in prima linea contro il racket della prostituzione e nella lotta alla mafia arriva a guidare una delle diocesi più importanti e complesse della Sicilia. Sia Carlo Caffarra a Bologna che Paolo Romeo a Palermo avevano raggiunto i 75 anni nel 2013, l’età canonica della pensione, e pertanto come da prassi avevano presentato le loro dimissioni al Papa.  
La doppia nomina di Bergoglio è un altro tassello importante della sua idea di Chiesa e dei pastori che la devono far vivere: missionaria, nel cuore della gente, aperta, dal basso. Lo ha fatto nominando segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino, già vescovo di Cassano allo Ionio e ora prosegue con queste due importanti nomine.

Quando il Papa andò ad Assisi, rivolgendosi al clero della diocesi umbra, aveva chiesto ai parroci di imparare a memoria non solo nome dei loro parrocchiani, ma «anche dei cani», degli animali domestici. Un modo per dire come il pastore debba essere vicino al suo gregge. Sempre.

«Questo vi chiedo: di essere pastori con “l'odore delle pecore”, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini», aveva detto poi Francesco il 28 marzo, nell'omelia della messa crismale: «La gente ci ringrazia - aveva aggiunto - perché sente che abbiamo pregato con le realtà della sua vita di ogni giorno, le sue pene e le sue gioie, le sue angustie e le sue speranze. E quando sente che il profumo dell'Unto, di Cristo, giunge attraverso di noi, è incoraggiata ad affidarci tutto quello che desidera arrivi al Signore: “Preghi per me, padre, perché ho questo problema”, “Mi benedica”, “Preghi per me”, sono il segno che l'unzione è arrivata all'orlo del mantello, perché viene trasformata in supplica».

Infine, parlando delle fatiche del prete in un incontro con il clero della sua diocesi di Roma il Papa spiegava: «Quando un prete è in contatto con il suo popolo, si fatica. Quando un prete non è in contatto con il suo popolo, si fatica, ma male e per addormentarsi deve prendere una pastiglia, no? Invece, quello che è in contatto con il popolo, ché davvero il popolo ha tante esigenze, tante esigenze! – ma sono le esigenze di Dio, no?, quello fatica sul serio, eh?, e non sono necessarie le pastiglie».  

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