Sono separata da più di dieci anni. Dal mio matrimonio sono nati due figli: una ragazza di 20 anni e un ragazzo di 16. Non ho più voluto cercare un compagno e mi sono dedicata ai figli e al lavoro. Il mio ex marito, sempre puntuale nel passare l’assegno di mantenimento dei ragazzi, è però assente dalla loro vita. Quando erano più piccoli, era “obbligato” a vederli una sera alla settimana (non sempre) e a weekend alterni. Ormai questi appuntamenti stanno diventando sempre più rari: lui non manifesta particolare interesse nei loro confronti e loro due ormai hanno le loro vite. Il fine settimana incontrano i loro amici, e mia figlia anche il suo ragazzo, il tempo che passano con papà è sempre meno. Questo potrà avere conseguenze negative sulla loro crescita, in particolare su mio figlio maschio?
ROSELLA
Cara Rosella, non sono pochi i padri distratti e lontani, talvolta genitori separati come nel tuo caso. Quando li incontro nelle consultazioni, delegano alle ex mogli la presentazione dei figli, della cui storia sono poco consapevoli. Sembrano non avere idea di che cosa stia accadendo nella vita dei figli, conoscono poco dei loro stati emotivi e delle loro fatiche di crescita. Per i ragazzi sono figure pallide, che intervengono nell’educazione soltanto su sollecitazione delle madri, passando così per dei “burattini” nelle mani materne. Non c’è da meravigliarsi se i figli li considerino solo dei fornitori di servizi o dei bancomat.
La paternità è un percorso mentale, mentre la maternità, oltre alla mente, coinvolge anche il corpo, che cambia durante la gravidanza. Quel percorso non è stato adeguatamente fatto da questi padri. Ed è difficile che lo compiano dopo, quando in adolescenza i figli tendono naturalmente ad allontanarsi. Se i ragazzi non riescono a coinvolgerli, magari nelle loro esperienze ludiche o nell’approccio alla vita adulta; se non si riesce a mobilitarli con il ricordo della loro adolescenza e la curiosità per quella dei loro figli, allora meglio pensare a figure maschili alternative, che possano svolgere il ruolo di interlocutori maschili attenti verso i ragazzi. Un nonno o uno zio, un insegnante o un allenatore, un educatore... figure che possono instaurare quella relazione fatta di simpatia, stima, incoraggiamento, supporto solido e fermo nel dipanare le difficoltà della crescita, che dovrebbe essere appannaggio del padre. Ci saranno conseguenze sulla crescita del ragazzo?
Probabilmente dovrà fare i conti con il rimpianto per un padre non vissuto, che una madre on può sostituire. Ma se potrà fare esperienza di una relazione speciale con un uomo autentico, non dovrà fare tutto da solo e correrà meno rischi di sbagliar