Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 10 febbraio 2025
 
Esclusivo
 

I ricordi di un sopravvissuto, in memoria della strage di Marzabotto

30/09/2021  77 anni fa, dal 29 settembre al 5 ottobre 1944, i nazisti trucidarono oltre 800 persone nei paesi di Monte Sole, l'eccidio più efferato della seconda guerra mondiale nell'Europa occidentale. Ferruccio Laffi ha raccontato a Famiglia cristiana sul numero in edicola come, allora sedicenne, riuscì a scampare alla strage di 18 componenti della sua famiglia. Un ricordo che ancora lo stravolge dal dolore, e che ne fa uno degli ultimi testimoni di una barbarie che non deve ripetersi mai più

«Allora non c’erano psicologi che ti potessero aiutare a rielaborare l’orrore e il lutto, e quella visione, i corpi dilaniati dalle mitraglie, con gli animali che ne facevano scempio, e il dolore per i miei cari che non c’erano più, mi ha accompagnato per tutta la vita». Così parla Ferruccio Laffi, 93 anni, sopravvissuto all’eccidio di Marzabotto quando, 77 anni fa, tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944, i nazisti, trucidarono 1830 civili. Aveva solo sedici anni e insieme a due fratelli si salvò nascondendosi nei boschi. In un’intervista pubblicata sul numero in edicola di Famiglia Cristiana rievoca quell’orrore in cui persero la vita gran parte dei suoi familiari. 
Ricordi dolorosi che lo hanno segnato tutta la vita e che dopo decenni ha deciso di raccontare in un libro scritto da Margherita Lollini (Io, sopravvissuto di Marzabotto): «Soltanto mia moglie Sara sapeva, i miei colleghi di lavoro ignoravano quello che mi fosse successo, anche perché mi ero trasferito a Bologna, mentre in vecchiaia sono tornato a vivere a Marzabotto e dalla finestre di casa mia vedo ancora la collina in cui c’era la casa della strage». 
Ebbe la forza di raccontare solo nel 2006:  «Quando vennero a cercarmi per testimoniare al processo di La Spezia contro dieci ufficiali nazisti, che ovviamente non si presentarono alla sbarra, decisi di uscire allo scoperto. Il processo finì con dieci condanne all’ergastolo, e da allora ho rievocato quei momenti in eventi pubblici nelle scuole, nelle università, nei gruppi scout». 
 

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo