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venerdì 18 aprile 2025
 
Intervista
 

Le farfalle nello stomaco anche a settant'anni

17/08/2023  Il nuovo titolo di Ludina Barzini parla da sé: "Liberi di volare" è infatti un omaggio alla terza età, un incoraggiamento a godersi la vita in qualsiasi momento, attraverso le vicende di Sandy, 68 anni e ancora tanta voglia di amare

In un tempo storico in cui alle donne sembra essere concesso di espandere la propria individualità oltre l’immagine di angeli del focolare a cui per anni sono state relegate, sulle librerie fanno la loro comparsa numerosi romanzi a carattere femminista. D’altronde, si sa: la scrittura è spesso e volentieri il riflesso dei movimenti contemporanei, che trovano il modo di determinarsi proprio attraverso la carta stampata. Ecco allora che fra i tanti volumi di quest’epoca liberale – e liberatoria – troviamo anche il nuovo romanzo di Ludina Barzini dal titolo emblematico Liberi di volare (Baldini+Castoldi, pp. 320, € 20,00), a cui l’autrice affida il ritratto vivace della sessantottenne Sandy. Intervistata da Famiglia cristiana, la scrittrice ha spiegato la visione dietro al suo libro.

La protagonista è una donna tutto sommato felice: è vero, ha un divorzio alle spalle, ma questo non le impedisce di essere una brillante curatrice di mostre d’arte, che viaggia molto per lavoro e che ha non pochi corteggiatori. Possiamo definire il suo libro un inno alla terza tappa della vita?

«Direi proprio di sì. Soprattutto, è un inno a coloro che non sono più giovanissime: Sandy ha 68 anni, eppure è una donna che non si cura delle sue rughe e che ha il coraggio di scegliere per sé senza temere giudizi. È vero che mentalmente non ha mai avuto costrizioni, però è solo da quando i suoi figli sono diventati grandi che può realmente impiegare il suo tempo come vuole. È una donna intelligente e caparbia, dimostra che avere una certa età non significa per forza fare solo la nonna». 

Sandy sembra aver trovato una certa stabilità fra la vita pubblica, quella che conduce in giro per mostre e grandi città, e la dimensione privata, in cui riesce a dar spazio ai suoi famigliari e alle relazioni amorose. Pensa che sia davvero possibile oggi, per una donna lavoratrice, raggiungere lo stesso equilibrio?

«Dipende molto dagli obblighi famigliari e dall’aiuto che riceve dal partner: troppo spesso il carico dei figli ricade solo sulle spalle della donna. Per fortuna, nelle giovani generazioni vedo una maggiore parità fra padri e madri nell’occuparsi della prole, c’è più collaborazione e questo permette alla compagna di gestire meglio la sua libertà e di fare cose che le interessano». 

In un passo lei scrive: «Sandy ha sempre dovuto lottare per rimanere se stessa, libera di sperimentare, crescere, lavorare, tappandosi le orecchie di fronte alle ridicole pretese maschili». Si rivede in queste parole?

«Direi di sì, perché io sempre lavorato: ho 57 anni di giornalismo sulla schiena, e quando sono andata in pensione ho continuato, riuscendo anche a scrivere romanzi».

A un certo punto del libro l’esistenza di Sandy subisce uno scossone, perché la donna si innamora follemente di un uomo diverso dai suoi precedenti compagni, eppure molto affine a lei, per il quale sente di provare le cosiddette “farfalle nello stomaco”. Secondo lei, le forme dell’amore cambiano col passare degli anni?

«L’amore per me rimane un mistero: ogni incontro con un uomo è un terno al lotto. Certo, maturando ci si pone in modo diverso nei confronti dei sentimenti, però ogni storia è unica e a sé stante. Di veri amori, come quello che vivono Sandy e Berto, ce ne sono pochi: sono quelli che non si basano sull’aspetto esteriore, ma sulle passioni comuni e sul rispetto reciproco».

In un suo precedente romanzo, L’eredità (Bompiani, 2019), tratteggiava la figura di un’altra protagonista forte e indipendente, Rosa Bagnasco. Che cos’ha in comune con Sandy?

«Sicuramente il desiderio di essere libera di scegliere e di non lasciarsi condizionare dalle convenzioni. Anche se devo ammettere che Rosa rimane più limitata nei movimenti, perché la società in cui vive ai primi del Novecento è ancora troppo chiusa e patriarcale».

 

 

(In copertina Ludina Barzini, ph. Umberto Pizzi)

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