Dal 4 all’11 giugno 2017 si svolge ad Ascoli Piceno la quinta edizione del Festival “I Teatri del Sacro”, un’iniziativa di Federgat, in collaborazione con ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), Fondazione Comunicazione e Cultura, Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI, con il sostegno del Mibact.
Ascoli: da città ferita torna città d'arte con I Teatri del Sacro

(Ascoli Piceno, foto: Wikimedia Commons)
Dopo Lucca, il festival si sposta in una terra ferita dal terremoto, come spiega il direttore artistico del festival, Fabrizio Fiaschini, proponendo diciannove spettacoli gratuiti in prima assoluta: «il cambio di luogo viene inquadrato in una cornice etica: infatti l’ambientazione ad Ascoli, che era già stata preventivata, ha acquistato un valore ulteriore, poiché il teatro diviene strumento di attivazione di legami sociali all’interno di una comunità e diventa veicolo di valorizzazione di luoghi e persone, arrecando una carica positiva. Portare il festival ad Ascoli significa investire nel desiderio di produrre arte e cultura in un luogo ancora di grande bellezza. Inoltre, la presenza di “I Teatri del Sacro” attiva processi di coesione, promuove sentimenti di solidarietà e la dimensione del sacro viene finalizzata a favorire una pastorale dell’ascolto e del prendersi cura del prossimo.
Ascoli non è solo la città del terremoto, della distruzione, dei morti, della paura, del dolore, ma la città che trova il suo riscatto e che torna ad essere la città dell’arte: il cuore del festival, infatti, oltre che un fatto artistico, diviene anche l’occasione per radunare in questi luoghi una comunità di spettatori.»
Le compagnie e le opere nella rassegna de I Teatri del Sacro
Tra le 270 compagnie che hanno partecipato alla selezione, a settembre ne sono state scelte dalla commissione 90: poi per le tematiche rappresentate e l’efficacia scenica, vengono ora prodotti e rappresentati in prima nazionale, ad Ascoli, quattordici spettacoli e cinque progetti speciali che nella prossima stagione gireranno in tournée sia nei teatri sia nelle sale parrocchiali.
Prosegue infatti Fiaschini: «dalle proposte che sono arrivate al festival, ho potuto intercettare domande e desideri sul sacro che ritornano, poiché casualmente si sono creati alcuni nuclei tematici comuni: due spettacoli – Gabriel di Abbondanza/Bertoni e L’angelo di Erbamatta, ispirato a un racconto di Garcia Marquez - trattano il rapporto tra uomo e creature angeliche, mentre la ricerca di offrire una spiegazione alla sofferenza e la richiesta di un miracolo vengono proposti dalla compagnia Cosa sono le nuvole, con il commovente Fidelity card che mostra la dedizione ai malati e la fiducia nell’intervento divino: una donna assiste un fratello segnato dal dolore e spera, con il suo sacrificio, di accumulare punti per ottenere un miracolo.
Inoltre Giobbe, tratto dal romanzo di Joseph Roth, nella rilettura di Francesco Niccolini, mostra la sofferenza dal punto di vista ebraico in un piccolo paese, in Russia ai confini con la Polonia, raccontando la storia di un maestro che insegna la Bibbia ai bambini, mentre la ricerca della volontà di reagire al dolore viene cantata da un gruppo di giovanissime in Piccolo canto di Resurrezione.
Un altro tema che mi ha colpito per la sensibilità con cui viene trattato – prosegue Fiaschini – riguarda la sessualità: in Santo piacere di e con Giovanni Scifoni, una sorta di educazione alla sessualità cattolica, come anche in Immacolata Concezione di Vucciria Teatro in cui una ragazza ritardata mentale viene venduta a un bordello, come se fosse una bestia, ma lei soddisfa il piacere senza concedersi mai, grazie alla sua innocenza, ma intrattenendo solo a parole gli avventori, così il luogo di piacere carnale diventa invece luogo di incontro sentimentale. Anche in Coma quando fiori piove, un cinquantenne carica un autostoppista, che si scopre essere Dio, e gli fa rileggere la sua vita in un itinerario di scoperta dell’amore.»
Alcuni lavori presentati al festival sono dedicati a grandi classici della letteratura: Maurizio Donadoni propone una rilettura del Secretum di Petrarca, mentre Le Belle Bandiere danno una loro interpretazione di Il paradiso perduto di Milton nei trecentocinquantanni dalla pubblicazione del poema. Particolari anche Happy Mary, una Madonna felice interpretata da un ragazza che torna al paese per partecipare alla “affruntata”, un rito popolare molto antico presente in Abruzzo e in Calabria; inoltre un testo su Lutero nei cinquecento anni dalla Riforma Luterana, e una spettacolare Festa d’Ognissanti in cui, in una specie di festa pagana, tra canti e danze, gli spettatori scelgono il loro santo preferito accedendo una candela e Questo è il mio nome vincitore del bando Migrarti racconta le storie di giovani in fuga dall’Africa.
Il Progetto Fedi in gioco
Fiore all’occhiello dell’edizione 2017 è il Progetto Fedi in gioco - Dialogo interreligioso tra cinema e teatro, con incontri e dibattiti, il documentario Dustur di Marco Santarelli e Leila della Tempesta interpretato e diretto da Alessandro Berti e incentrato sull’attività di padre Ignazio De Francesco: «lo spettacolo – spiega Berti - nasce dai racconti di padre Ignazio che da anni lavora con i detenuti, uomini e donne, musulmani del carcere di Bologna: per evitare che il carcere proponga cattivi maestri che portano i carcerati su strade autodistruttive, egli ha creato un percorso sull’identità culturale. Padre Ignazio lavora sulle fonti culturali del detenuto, per esempio sul Corano, confidando che il confronto per esempio tra le costituzioni, quella italiana e quella tunisina, nata dalla primavera araba, possa diventare un mezzo di recupero e di riflessione. Nello spettacolo io interpreto Ignazio e Sara Cianfriglia Leila una detenuta. Mi auguro che il teatro possa essere d’aiuto nella convivenza proprio perché può diventare uno strumento di confronto: recentemente a Bologna, dopo una replica dello spettacolo, abbiamo chiesto a un rappresentante dell’Islam cosa pensasse del nostro lavoro e se secondo lui potesse essere compreso o meno e lui ha risposto: “il vostro lavoro è un racconto di esperienze vissute realmente da due persone, è un esempio di dialogo alla pari, così mi sono sentito rappresentato nel poter dire la mia opinione, mentre oggi noi spesso siamo circondati dalla diffidenza.”»