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domenica 13 ottobre 2024
 
 

I vescovi a Obama: migranti, così non va

14/06/2010  Gli episcopati Usa e del Centro America chiedono meno misure restrittive. Il caso dell'Arizona e la mobilitazione dei cristiani.

Un appello, l’ennesimo, al governo degli Stati Uniti per una riforma legislativa sull’immigrazione è stato lanciato dai vescovi delle Americhe a Barack Obama al termine di una riunione a Washington, presente anche monsignor Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e vescovi degli episcopati di Stati Uniti, Canada, Messico, Haiti, Honduras, Panamá, Repubblica Dominicana, Guatemala, Costa Rica, Nicaragua.

Monsignor Vegliò, riferendosi soprattutto alla situazione degli Stati Uniti, dove vivono circa trentotto milioni di immigrati, di cui dodici almeno sono irregolari, ha chiesto alle autorità “di affrontare in modo umano l’immigrazione irregolare”. Al Congresso degli Stati Uniti è stata presentata, ad aprile, una proposta che traccia le linee guida per una riforma del sistema dell’immigrazione, definita dall’episcopato Usa come “un importante primo passo”, che tuttavia contiene alcuni punti, per esempio quelli concernenti le misure restrittive, che per la Chiesa andrebbero ulteriormente discussi. Anche i gesuiti americani  e i rappresentanti delle nove maggiori comunità evangeliche negli Stati Uniti in un altro appello inviato al presidente Barack Obama e ai membri del Congresso, chiedono “che venga individuato un percorso di legalizzazione per dodici milioni di persone immigrate prive ancora dello status” e l’istituzione di strutture di assistenza per garantire posti di lavoro e interventi  per favorire i ricongiungimenti familiari.

 I membri dell’Interfaith Immigration Coalition, che raggruppa cristiani, ebrei, musulmani e organizzazioni come Pax Christi  stanno sensibilizzando intanto le comunità locali sui rischi della controversa legge “SB1070”, che entrerà in vigore alla fine di luglio nello Stato dell’Arizona, zona primaria di passaggio degli immigrati dal Centro America, considerata eccessivamente repressiva.  

 
 
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