Il porto di Gioia Tauro va valorizzato. Ma coinvolgendo le istituzioni locali e informando i cittadini. La nota della presidenza della Cec (Conferenza episcopale calabra) guidata dall'arcivescovo Salvatore Nunnari, affronta il tema complesso dell'attracco della nave con armi siriane nel porto di Gioia Tauro. Una vicenda per la quale i vescovi esprimono «preoccupazione». Scrivono, infatti che «se è vero che tale operazione può essere letta in una prospettiva di rilancio del porto calabrese (per come evidenziato da alcune sigle sindacali) è altrettanto vero che solo ora il Governo italiano si è accorto della necessità di valorizzare tale presidio».
I vescovi denunciano «l’assoluta mancanza di comunicazione delle operazioni alle autorità locali preposte alla sicurezza e chiamate a rappresentare la popolazione» e chiedono «che tali delicatissime procedure siano fatte nella più assoluta sicurezza al fine di garantire l’incolumità dei cittadini e del territorio».
Lo sguardo, però, è rivolto al futuro perché si torni a investire nel porto di Gioia Tauro, che avrebbe dovuto essere il volano per l’economia del Sud. I vescovi chiedono che «cogliendo le sue opportunità si valorizzino i suoi punti di forza rifuggendo luoghi comuni e stereotipi che, purtroppo, da tanti, troppi anni, accompagnano questa infrastruttura strategica per il domani di questa terra».
Le condizioni del porto di Gioia Tauro e la riflessione sulla «gestione del quotidiano in Calabria sempre e solo emergenziale» saranno messe all'ordine del giorno della prossima Conferenza episcopale che si terrà a inizio febbraio.