Mons. Matteo Zuppi, 62 anni, è arcivescovo di Bologna dal 27 ottobre 2015
Una preghiera per l’Italia in questo momento di particolare difficoltà. È l’iniziativa lanciata dagli arcivescovi di Bologna, Matteo Zuppi, e Torino, Cesare Nosiglia, per il prossimo fine settimana.
«Desidero che in ogni comunità della Diocesi, al vespro di venerdì 1° giugno o nella giornata di sabato 2 giugno, si canti l'inno di ringraziamento Te Deum e si innalzino preghiere e suppliche per la nostra Patria, chiedendo la grazia di un rinnovato impegno di tutti per il bene comune», scrive monsignor Matteo Zuppi, in conclusione di un messaggio per la prossima Festa della Repubblica. «La festa del 2 giugno» continua Zuppi, «ha quest'anno un carattere particolare: cade nel settantesimo anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione Repubblicana e della prima elezione del Capo dello Stato. Spinto dal recente Congresso Eucaristico Diocesano, che ha rinnovato il legame tra Chiesa e Città degli uomini, considerando anche le difficoltà degli ultimi avvenimenti, desidero invitare tutti i credenti a innalzare a Dio un ringraziamento per il tanto che ci unisce e a pregare per il nostro Paese».
La Chiesa di Bologna, prosegue l’Arcivescovo «ringrazia il Signore per questo lungo periodo di pace e partecipa a questa festa di tutti noi, europei ed italiani per nascita, storia o vocazione, e della Costituzione, perché la nostra casa comune possa rispondere alle sfide che occorre affrontare». Zuppi poi propone due preghiere, una «per la nostra Patria, perché, fedele alla sua tradizione, custodisca i valori che fondano la sua millenaria civiltà, e concorra efficacemente all'edificazione di una vera casa comune nell'Europa e nel mondo». La seconda, «per il Presidente della Repubblica, i legislatori, i governanti, gli amministratori, i tutori della libertà e dell'incolumità dei cittadini, perché, sempre attenti ai bisogni dei più deboli e indifesi, promuovano con onestà e saggezza ciò che giova alla crescita di tutto il popolo». Dopo il Te Deum, si reciterà la Preghiera per l'Italia composta da San Giovanni Paolo II il 15 marzo 1994.
Nel messaggio per la festa del 2 giugno, monsignor Zuppi ricorda la centralità della Carta costituzionale: «La Costituzione», scrive, «non è un retaggio del passato ma il fondamento della nostra casa comune, il deposito di valori che sono le radici senza le quali non si può costruire il futuro. I Padri costituenti avevano profonda speranza nonostante la terribile epifania del male e della forza distruttiva dell'uomo. Essi resero le sofferenze vissute dalla loro generazione - il fascismo, la tragica esperienza della guerra mondiale - una visione per chi sarebbe nato dopo. Non rimasero indecisi e non imposero interessi di parte, ma uniti si accordarono, dopo un confronto forte, consapevoli di un unico destino per tutti». E aggiunge: «Nel suo settantesimo anniversario dobbiamo loro rispetto vero e gratitudine consapevole, perché la Costituzione ha permesso e orientato la costruzione di una società democratica e fornisce ancora lo spirito ed i criteri guida per una convivenza nella giustizia e nel rispetto per ogni persona. Essa garantisce diritti e doveri ed indica la responsabilità di tutti nella costruzione della casa comune che è il nostro Paese. Il suo spirito certamente ne rappresenta anche un'indicazione di metodo per il futuro. In essa appare chiaro come la vitalità di una società sia frutto della responsabilità dei cittadini e del loro impegno».
L'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, 73 anni
Nosiglia: «Le istituzioni stanno attraversando un momento difficile»
Anche l’arcivescovo di Torino Nosiglia, in una nota, chiede che in tutti i santuari e parrocchie della diocesi, nelle Messe prefestive e festive di sabato 2 e domenica 3 giugno, solennità del Corpus Domini, si ricordi, nella “preghiera dei fedeli” o alle fine delle celebrazioni, la Repubblica Italiana, «nel momento difficile che le istituzioni stanno attraversando». Nel testo della preghiera, diffuso dall’Arcidiocesi, si legge: «Nella delicata situazione politica del nostro paese, invochiamo il Signore perché doni a coloro che sono chiamati a governare l'intelligenza e il cuore di cercare con il massimo impegno il bene comune, e a tutto il popolo italiano la capacità di accompagnare questo sforzo con partecipazione intelligente e fiduciosa».
L’iniziativa, specifica monsignor Nosiglia in una nota, è quella di pregare per il nostro Paese alla luce della difficile situazione politica: «La Chiesa di Torino», specifica, non prende, naturalmente, alcuna posizione “partitica”, ma vuole sottolineare, ai credenti come a tutti i cittadini, il valore che la Repubblica e l’unità nazionale rappresentano, al di là delle pur legittime differenze di prospettiva politica. Le istituzioni della democrazia, così come sono disegnate prescritte nella Costituzione, sono alla base di quel “bene comune” al cui servizio tutti i cittadini, senza distinzioni, sono chiamati. Sentire "nostra" la Repubblica significa anche maturare una consapevolezza più precisa del ruolo dell’Italia nella comunità internazionale e del quadro di accordi in cui il nostro Paese si è liberamente impegnato».
Dall'appello del cardinale Bassetti alla preghiera dei Frati di Assisi
Mercoledì, la Chiesa italiana, per voce del presidente della Cei Gualtiero Bassetti, ha chiesto con un intervento sulle pagine di Avvenire che tutti i protagonisti della politica ricordino che deve essere messo davanti a ogni cosa il bene comune: «Mai come oggi», è l’appello del cardinale Bassetti, «c’è un urgente bisogno di uomini e donne che sappiano usare un linguaggio di verità, parlando con franchezza, senza nascondere le difficoltà, senza fare promesse irrealizzabili ma indicando una strada e una meta. Questo è il tempo grave della responsabilità e non certo dello scontro istituzionale, politico e sociale. Per il bene delle famiglie, dei giovani e dei figli del popolo italiano».
Una riflessione sulla crisi attuale arriva anche dalla testate diocesane del Triveneto che in un editoriale congiunto invitano a «tornare all’essenziale», ovvero «al rispetto delle regole costituzionali e con esse delle istituzioni. C’è una palese e pericolosa spinta a violare le regole basilari della democrazia – scrivono –, spinta nascosta dietro la goffa (ma diffusa) narrazione secondo la quale Mattarella si sarebbe sottomesso ai poteri forti europei. Chi punta a guidare un Paese deve (anche) mostrare il “senso del limite” a garanzia propria e degli altri. Le forzature sono dannose perché si scaricano sulle istituzioni che sono a servizio dei cittadini. I governi passano, le istituzioni rimangono».
Infine, nei giorni scorsi, anche i frati di Assisi hanno pregato per l’Italia e il Capo dello Stato: «In questo delicato momento per il Paese», hanno scritto in una nota della sala stampa del Sacro Convento, «la comunità francescana del Sacro Convento di Assisi è vicina con la preghiera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per sostenerne l'impegno responsabile. L'Italia», è l’auspicio della comunità francescana, «ritrovi in San Francesco, Patrono della Nazione, la forza e il coraggio per percorrere la strada del Bene Comune. In tanti ci hanno chiamato preoccupati per la situazione. 'Dillo al Santo di Assisi' è la nostra iniziativa sul sito sanfrancesco.org; inviateci il vostro pensiero su quanto sta accadendo. San Francesco ci aiuti ad essere strumenti di pace».