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mercoledì 18 settembre 2024
 
 

Mettere dei paletti è necessario

30/06/2013  Lo snodo cruciale è quanto tempo hanno i nostri figli ogni giorno per fare e pensare, insomma per muoversi nella vita senza i videogiochi e le tecnologie.

Mi capita di entrare in casa di amici e/o parenti e trovare in bella vista cestini con caramelle e cioccolatini. I miei figli li avvistano in meno di un secondo e la domanda è immediata: Posso prenderne uno?.

In casa nostra, finché ci sono figli minorenni, non metterei mai un tale bottino zuccherino a portata di mano, per non sentirmi dire di continuo: Posso mangiarne una? L’abitudine con probabilità abbasserebbe il livello di interesse per le caramelle ma l’occhio attiverebbe comunque il desiderio.

“Occhio non vede, cuore non duole” oppure “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Hanno senso questi proverbi parlando di nuove tecnologie?

Al rientro da scuola la domanda dei figli maschi è la stessa: «Posso giocare con la Wii?
». Ormai le regole di casa sono piuttosto definite: si gioca mezz’ora al giorno e dopo aver fatto i compiti. Questi paletti definiscono l’area della contrattazione: si possono fare delle eccezioni ma come tali, devono essere occasionali e non frequenti.

La regola non esclude il tiro alla fune: Ma i miei amici giocano tutti i giorni molto di più! Non è giusto che con tutti i compiti che ho fatto, posso giocare solo 30’. La mamma di tizio ci lascia finire tutte le partite, perché tu devi sempre rompere? Oggi piove e non sappiamo cosa fare… lasciaci giocare tanto! Che noia, sono a casa da solo e mi sto rompendo… posso usare il tablet, guardare la tv,vedere un DVD, connettermi a Internet, usare il pc, giocare col telefonino, con l’xbox, PSP,  Ds e chi più ne ha più ne metta?

I videogiochi agganciano i bambini sfidando le loro capacità per raggiungere un livello superiore del game. La motivazione è molto forte: devi migliorarti, mettercela tutta, allenarti, sfidare amici all’interno di grafiche sorprendenti, musiche ritmate, animazioni avanzate. Gli schermi offrono a basso costo un intrattenimento molto appagante e coinvolgente. Vuoi mettere a confronto una pagina di libro in bianco e nero, magari scritta piccola da leggere e capire, con la pista arcobaleno del videogioco di Mario card? Oppure un problema di matematica con la finale di Champions League di FIFA 2013? Non c’è competizione. Se chiediamo ad un figlio di scegliere tra una partita a Uno (gioco da tavola basato su carte di colori diffierenti) e una sfida con Just Dance (videogioco in cui ti confronti con passi di danza a ritmo musicale in un crescendo di prestazioni e tempi di esecuzione) quasi certamente l’opzione più selezionata sarà la seconda. Non per tutti però: ci sono bambini e bambine immuni al fascino delle tecnologie o almeno non così dipendenti dai videogame e dagli schermi in genere. E che caratteristiche hanno questi essere speciali? Da dove vengono? È davvero solo una questione di genere: ovvero i maschi nascono con il joystick in mano mentre le femmine con fogli e matite?

Io credo che lo snodo cruciale sia quello del TEMPO LIBERATO. Quanto tempo i nostri figli hanno ogni giorno per fare e pensare, insomma per muoversi nella vita senza i videogiochi e le tecnologie? La risposta non può essere una scelta del bambino, perchè sono i genitori che devono delimitare questo territorio. Il tempo liberato è faticoso per i bambini che devono inventarsi qualcosa per non annoiarsi e per i genitori che devono tollerare le lamentele, sostenere e a volte condividere l’esplorazione delle alternative, sentirsi dire che in questa casa non si può fare niente!

I bambini che hanno sperimentato tanto tempo liberato hanno molti strumenti nella cassetta degli attrezzi: se arriva un amico in casa, sanno che dopo il tempo limitato della Wii dovranno inventarsi qualcosa di diverso. «Possiamo giocare solo mezz’ora con la Wii, perché i miei vogliono così! In casa nostra abbiamo questa regola».

E quando tutte le volte che diremo che sono passati 30 minuti, ci sentiremo rispondere: Ma ho appena incominciato a giocare? Bene, questa è la domanda che a me genitore dà la conferma che aver presidiato il territorio dei videogiochi nella vita dei miei figli e aver messo dei paletti è stata una fatica necessaria. E assolutamente giusta!

 
 
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