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Sono state identificate tutte le 21 vittime de gravissimo incidente accaduto sul cavalcavia di Mestre martedì sera: si tratta di 9 ucraini, 4 rumeni, 3 tedeschi, un croato, due portoghesi, un sudafricano e un italiano, l’autista del mezzo precipitato dal cavalcavia, dopo aver divelto un guardrail.
Tra loro Charlotte Frommherz la più piccola: un anno e 5 mesi, tedesca. Daria Lomakina, una bambina ucraina di 10 anni. Sterminata la famiglia romena Ogrezeanu: Aurora Maria, 8 anni, la sorella Georgiana Elena di 13, papà e mamma Mihaela Loredana e Mircea Gabriel di 42 e 45 anni. Una coppia di fratelli, tre anni e 13 anni, ricoverati a Trevico, hanno perso la mamma, mentre il compagno della donna sarebbe tra i ricoverati.
Migliorano intanto le condizioni di alcuni dei feriti più gravi. Secondo fonti sanitarie, sono in netto miglioramento un paziente croato ricoverato all'ospedale di Mirano, che oggi lascerà la terapia intensiva per il trasferimento in reparto, e di una donna francese in rianimazione a Dolo, che da' a sua volta segni di ripresa. I feriti complessivi rimangono 15, dei quali 5 ancora in condizioni critiche.
Sul fronte delle indagini, invece, si sta analizzando un video ripreso nei momenti dello schianto alla 'Smart control room' del Comune di Venezia. La telecamera è puntata alla base della rampa che da Mestre porta a Venezia, e ritrae la sommità del cavalcavia, nel tratto in discesa verso la bretella per l'autostrada A4. Si nota il bus affiancarne un altro, presumibilmente fermo al semaforo che immette a sinistra, verso Marghera, e che ha la freccia inserita. Subito dopo si vede il mezzo piegarsi e cadere, mentre l'altro pullman aziona improvvisamente lo stop. Non si intravvedono altri veicoli davanti. Sembrerebbe, quindi, non esserci stato alcun contatto con un altro mezzo prima del tragico volo, come inizialmente era stato ipotizzato.
Si profila, intanto, l'ipotesi di omicidio stradale plurimo nell'inchiesta aperta dalla Procura di Venezia. Le ipotesi principali sulle cause della tragedia restano una manovra azzardata o un malore dell'autista. "Non abbiamo ancora alcun elemento per trarre conclusioni sul guardrail divelto. Per questo ci serve una perizia". Lo ha detto il Procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi, riferendosi al varco di servizio - circa un metro e mezzo - presente lungo il guardrail sfondato dal pullman. Per il magistrato non risulta che qualcuno abbia definito "marcia quella barriera". "Sul guardrail - ha aggiunto - faremo tutte le attività del caso, iniziando da una consulenza tecnica, appena avremo trovato il soggetto idoneo per farla. Servono conoscenze tecniche, non giuridiche. Per ora non abbiamo acquisito documenti sulla rampa dal Comune".
Il capo dell'ufficio giudiziario veneziano ha spiegato, inoltre, che per accelerare le indagini "tutte le perizie verranno eseguite contemporaneamente, nei limiti del possibile senza privilegiare un indirizzo rispetto ad altri, quindi i periti saranno chiamati ad esaminare il guardrail, il bus, la scatola nera del mezzo. Tutti elementi sotto sequestro".
Dal canto suo, il Comune di Venezia, attraverso le dichiarazioni dell’assessore ai Trasporti Renato Boraso, precisa: "Buco nel guardrail? E' un varco di servizio. Sono affermazioni inaccettabili quelle che ho letto. Il bus non è caduto perché c'era un buco di un metro e mezzo nel guardrail. Quel buco è un varco di sicurezza, di servizio, previsto dal progetto originario del manufatto. L'autobus è caduto 50 metri dopo il varco, dopo aver strisciato sul guardarail, senza segno di frenata o contro-sterzata”.
(fonte: Ansa)