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sabato 08 febbraio 2025
 
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Lunga vita ai Peanuts, ecco perché Snoopy e gli altri sono intramontabili

13/02/2020  Il creatore dei Peanuts era morto la sera prima, il 13 febbraio 2020 è il ventennale dell'ultima striscia pubblicata sul New York Times, esattamente vent'anni fa. Nessuno ha più disegnato Snoopy e gli altri dopo, ma vivono ancora perché sono un classico e per un'altra ragione che Schulz non poteva immaginare.

Il 13 febbraio del 2000 comparve l’ultima striscia dei Peanuts di Charles Schulz: Snoopy seduto sulla cuccia, quasi prestandosi da scrivano, affidava alla macchina per scrivere l’addio del suo creatore. Era stata disegnata da Schulz qualche giorno prima per la pubblicazione quotidiana sul New York Times, come accadeva da mezzo secolo.

Quando è uscita il maestro di matita era già altrove, quella vignetta da lettera d’addio s’era trasformata in testamento. Sapeva di stare male, la morte lo ha colto la sera prima della pubblicazione di quel congedo, lasciando Snoopy a trascrivere guardando le nuvole e i ricordi: «Cari amici, sono stato fortunato a disegnare Charlie Brown e i suoi amici, per quasi cinquant’anni. È stato il coronamento delle ambizioni della mia infanzia. Sfortunatamente non sono più in grado di rispettare le scadenze di una striscia quotidiana. La mia famiglia non desidera che i Peanuts possano continuare nelle mani di qualcun altro, per questo sto annunciando il mio ritiro. Sono grato ai miei editori per la fedeltà che mi hanno dimostrato in tanti anni e agli appassionati dei miei fumetti per l’amore e il fantastico supporto che mi hanno regalato. Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy… come potrò mai dimenticarli…». Firmato Charles Schulz.

Da quel giorno le cose per un verso sono andate secondo i desideri espressi in quelle poche righe di congedo: nessuno ha più disegnato i Peanuts, un copyright rigoroso protegge disegni e testi che ci appartengono ormai come un classico. Snoopy, Linus, Charlie Brown fanno parte del nostro lessico familiare, del nostro immaginario collettivo, e si parla di un “nostro” formato mondo o quasi: la coperta di Linus e il Grande cocomero sono metafore metabolizzate, non hanno più bisogno di spiegazioni. La prima è entrata nel gergo degli psicologi, come luogo geometrico cui ci affidiamo per superare le nostre insicurezze, il secondo ha dato, senza bisogno di spiegazioni ulteriori, il titolo a un bel film di Francesca Archibugi, senza che più nessuno faccia caso al fatto che il grande cocomero non sia mai esistito se non nelle strisce italiane, perché nel disegno e in quelle americane è the Great Pumpkin, la grande zucca, trasformata in cocomero per la licenza di traduzione di Oreste del buono.

Charlie Brown riassume le nostre piccole e grandi sconfitte quotidiane e insieme la nostra voglia di inguaribile ottimismo e ci indica la strada di una tenacissima resilienza. Lucy, piccola bisbetica indomabile, catalizza, come una catarsi, le nostre frustrazioni, tutte le volte che vorremmo come lei poterci prendere il gusto di ribaltare letteralmente qualcuno a parole. Snoopy, nella libertà della sua "caninità", si prende sulla groppa i nostri sogni impossibili e sfoga per noi gli istinti primordiali che da umani dobbiamo dominare, sintetizzati mirabilmente nella voglia di mordere le gambe a qualcuno e nella guerra civile con l’invisibile gatto del vicino, in cui ci rivediamo a ogni assemblea di condominio. Linus è la fragilità garbata che tutti noi abbiamo e a volte nascondiamo, da cui una vivace intelligenza non protegge anzi. In tutto questo i Peanuts siamo noi e per questo sono ancora nostri, anche se da vent’anni nessuna striscia nuova è apparsa sul fronte occidentale.

Però è anche vero che qualcosa è sfuggito alle maglie di quel testamento. Charles Schulz nel 2000 non avrebbe potuto prevedere che sarebbe arrivato un mezzo che, nella sua spontaneità immediata, travolgendo le comunicazioni e la loro modalità, avrebbe finito per far vivere a Snoopy, Linus, Lucy, anche una diversa vita virtuale, propria davvero, ridisegnati e riscritti nelle immagini manipolate e condivise dal basso tra gli utenti delle chat: quante volte li vediamo ricomparire in messaggi del buongiorno o della buonanotte che ci arrivano su whatsapp? È probabile che si tratti di un abuso, ma troppo diffuso, individuale, veloce, perché un diritto d’autore lo possa realisticamente contrastare, ma anche un abuso che è difficile distinguere dall’omaggio. Questi Linus, Charlie Brown, Snoopy postumi, non sono autentici in senso letterale e giuridico, sono scappati di casa e di mano, dopo di lui, al loro creatore. Ma è il loro modo di dimostrargli di essergli realmente sopravvissuti, come tutti i classici anche loro appartengono a chi li legge e li cita oltre il loro tempo, ritornano come un’eco di memoria nella vita quotidiana di chi li ha letti amati, digeriti, fino a diventare sostrato comune della cultura diffusa. Per questo ci sentiamo di credere che il loro papà abbia perdonato ormai loro la fuga e che, in fondo, in cielo dove sta, sia orgoglioso di loro, del fatto che camminando anche un po’ da soli gli stanno regalando un pezzettino di eternità.

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