Rachid Benzine autore di Canto d'amore a mia madre (Corbaccio)
Tenero e struggente, è un omaggio a tutte le mamme, non scontato né di circostanza, ma che fa pensare a come tenere vivi, rinnovare e non perdere i legami fra genitori e figli Canto d'amore a mia madre (Corbaccio) dell'islamista Rachid Benzine. Centrali il rapporto tra un figlio adulto e una madre che sta vivendo i suoi ultimi giorni; e la lettura ad alta voce per stare insieme, tempo dedicato all’ “altro”, con un rovesciamento di prospettiva. Non è lei che legge al figlio piccolo, bensì il figlio adulto che si prende cura della madre in tutta la sua fragilità.
Professore, da dove viene l'idea di un libro autobiografico?
«Questo non è un libro completamente autografico. Anche se nella narrativa troviamo sempre un po' di noi stessi. Mi sento molto vicino al narratore nel suo viaggio e nelle sue domande... Faccio parte di una generazione che vede i propri genitori immigrati invecchiare in Francia e perla quale è impensabile metterli in una casa di riposo. Il narratore torna a vivere con la madre per prendersi cura di lei e accompagnarla a “finire il viaggio” come recita la canzone La vieille dame di Sacha Guitry. Inquietante groviglio di imbarazzo, tristezza, amore e felicità che si può provare quando si accompagna un genitore nella sua vecchiaia. Volevo affrontare il tema della vulnerabilità di un corpo che invecchia (quello della madre) e rendere omaggio a tutte quelle madri analfabete che hanno dovuto affrontare mondi sconosciuti perché i loro figli potessero farcela. Attraverso questo romanzo, ho voluto iscrivere la storia di questa generazione di immigrati nella memoria e nella storia della società francese, vite che sono diventate invisibili, perché impercettibili».
È una storia molto profonda che parla dell'amore tra un figlio e una madre?
«Questo tema è il nocciolo centrale del romanzo, ma si affronta anche il dolore dell'esilio, dell'esclusione, dell'ingiustizia sociale, del divario culturale, dove i figli di genitori immigrati, poveri, senza le basi dell'educazione, quando riescono a farcela e a integrarsi, sono combattuti tra l'orgoglio e la colpa di aver tradito il loro ambiente. È la vergogna sociale, un sentimento che il narratore, coraggiosamente, non nasconde di aver provato a causa di sua madre. Raccontando anche l'attuale vergogna di essersi vergognato di lei e il divario culturale che si va allargando tra la prima e la seconda generazione di immigrati».
Lei parla della forza della lettura ad alta voce. Che legame speciale crea ascoltare il proprio figlio?
«Il narratore ha una passione per i libri ed è attraverso la letteratura che crea il legame più forte con la madre. La donna proviene da una tradizione orale che è stata superata da quella scritta. Molti bambini della classe operaia hanno disdegnato i loro genitori perché non sapevano né leggere né scrivere. Il narratore dice che la cultura scolastica esclude quanto integra e i genitori stranieri sono le prime vittime. La protagonista del romanzo ha imparato a memoria il testo di Balzac "Peau de chagrin" ascoltandolo. Ogni giorno suo figlio le un testo che le ha già letto più di duecento volte. Inizialmente, il narratore aveva trovato la registrazione di questo romanzo, una registrazione che alla fine ha si è distrutta. Ma ciò che la madre preferisce è che sia la voce di suo figlio a raccontarle questa storia. La voce è una presenza e lo calma. Come quando i genitori leggono le fiabe ai loro figli prima di addormentarsi. Ed è molto toccante vedere come un libro possa creare un canale di comunicazione tra un figlio e una madre che non hanno nulla in comune tranne l'amore che provano l'uno per l'altra».
La copertina del libro edito Corbaccio
Perché l'autore legge proprio La pelle di Zigrino (Peau de chagrin) di Balzac?
«Si tratta di un romanzo filosofico sul desiderio, sullo slancio vitale che sta diminuendo come succede al cuoio (peau). È una metafora dell'irrevocabile scorrere del tempo. Sono stato anche attratto dalla presenza nel romanzo di un racconto orientale scoperto dall'eroe di Balzac. Figlio di immigrati, ero orgoglioso di trovare un pezzo della mia cultura nella letteratura francese. Durante la lettura del libro, la madre trova una sorta di conforto, una sorta di salvezza. C'è un legame molto forte tra la letteratura e il prolungamento della vita. È come ne Le mille e una notte, Sherazade rimarrà in vita finché avrà la capacità di raccontare. La letteratura attraverso le passioni che ci mostra ci fa rivivere la nostra stessa vita. Accresce la vita e la moltiplica allo stesso tempo».
Vostra madre è viva ?
«Sì, l'isolamento in tempi di covid è molto difficile per lei e per noi suoi figli. Non abbracciarla è disumano. Ho visto molti genitori della prima generazione di immigrati morire senza che i figli potessero salutarli. Il lutto non sarà facile».
Come la festeggerà?
«Le preparerò una torta di compleanno. Per dirle “grazie di esistere” e celebrare la vita. Mia madre non conosce la sua data di nascita. Abbiamo deciso di comune accordo che quel giorno sarà il suo compleanno».