Entrando in chiesa, un po’ in ritardo per il traffico, scompare d’incanto l’affanno, mentre mi accoglie un canto: «Padre Pio sacerdote, lampada d’amore, intercedi per noi le grazie presso il mio Signore». Sono con un centinaio di persone stasera. Molti arrivano da lontano. Ci troviamo nella chiesa di San Maurizio a Erba (Como), come ogni dieci del mese, per pregare con Padre Pio. Ci sono capelli grigi, ma anche volti giovani, persino una bambina. Preghiamo lungamente. Prima il Rosario, poi la Messa, guidata da don Bruno Borelli, che ha fondato 24 anni fa questo gruppo di preghiera, dedicato a Padre Pio sacerdote. A volte don Bruno benedice tutti con una reliquia speciale, un guanto che era proprio di Padre Pio: è una benedizione attesa, desiderata.
CERCARE IL REGNO
Nell’omelia don Bruno ricorda a noi tutti che «ci preoccupiamo ogni giorno per mille motivi e continuiamo a correre, per lavorare, a volte anche per fare volontariato. Gesù ci dice che l’unico valore che conta è il Regno. E noi che siamo venuti qui a pregare stasera, stiamo cercando il Regno, stiamo costruendo il mondo che Dio desidera».
Ecco il nocciolo di un gruppo di preghiera dedicato a Padre Pio: pregare, e tanto, non è fuori moda, non è tempo perso. È una scelta che cambia la vita e trasforma il mondo. Niente di più, niente di meno.
Ma perché? Cos’ha di speciale pregare Padre Pio? «Io ho iniziato a partecipare ai gruppi di preghiera perché Padre Pio mi ha fatto una grazia grande», racconta Giuliana Cazzaniga, alla fine della Messa. «Mio marito era malato, aveva un linfoma. Devo essere onesta, prima ero lontana dalla Chiesa. Nel momento di questa malattia grave non sapevo più dove sbattere la testa per trovare un senso e la forza di starci dentro. Mia zia mi ha consigliato di venire qui a Erba. Ho parlato con don Bruno, il parroco che segue il gruppo. Lui mi ha aiutato spiritualmente. Poi, nel giorno dell’intervento per il trapianto cui doveva essere sottoposto mio marito, mi ha proposto di passare da lui per ricevere una benedizione. Un aiuto speciale per affrontare ciò che doveva accadere. Quel giorno mi ha benedetto appoggiandomi sulla fronte il guanto di Padre Pio. In quel momento io letteralmente ho visto Padre Pio. E ho sentito una grande serenità. Da quel giorno, dopo il trapianto, mio marito non ha mai più avuto niente, sta bene, lavora. Padre Pio è incredibile, ci ha ridonato una vita. Da allora vengo sempre a pregare nel gruppo. E ho incontrato bellissime persone, che mi hanno dato tanto. Posso solo ringraziare».
LA GRAZIA DEL CAMMINO
«Grazie» è una delle parole che torna più spesso stasera. Come malattia e salute. Dono e cammino. Fede e miglioramento.
«Qui si capiscono tante sfumature in più della fede e della vita», racconta Stella Cafagna, responsabile laica di questo gruppo. «Se gli stiamo vicini, Dio ci migliora continuamente, anche nella capacità di entrare nel profondo della nostra anima e degli altri».
CI SONO ANCHE I GIOVANI
Il bello è che questo antico bisogno di pregare, il coraggio semplice di chiedere una grazia, di offrire una preghiera per una persona che ne ha bisogno, conquista anche i giovani. Come Stefano Pozzi, 27 anni, laureato in giurisprudenza, che ha lavorato nella pubblica amministrazione e ora sta studiando per la laurea specialistica col desiderio di entrare in magistratura: «Vengo da un altro paese, con i miei genitori. E, mese dopo mese, la fede si rafforza, diventa più profonda. Avanziamo nel nostro cammino. A volte ci dicono che il nostro è un devozionismo popolare fine a se stesso, fuorviante. Ma noi, nella semplicità di Padre Pio, nelle sue riflessioni, troviamo lezioni di vita potenti, risposte a questioni attualissime. Quando ne parlo, al lavoro o in Università, trovo sempre persone che dicono di non credere, ma hanno grande rispetto per la figura di Padre Pio, come uomo che è sempre stato pronto a farsi carico gratis delle altre persone».
Ma non raccontano che fosse burbero, scostante, uno che urlando cacciava le persone dai confessionali? «Ma no! San Padre Pio è un dono per tutti noi», dice Paola, mettendo insieme il “santo” e il “padre”, perché non c’è l’uno senza l’altro. «Per me è un fratello, un amico. Lo sento vicino. Riesco a immaginarlo solo come una persona dolce».
Dall’uomo al santo non c’è distanza, né contraddizione tra l’uomo burbero e la persona dolce, per chi viene a pregare al gruppo. E tutti trovano un senso di forza, che esce dai grani del rosario e arriva alla quotidianità: «Io ogni volta che sono un po’ triste», confida Marco Chiera, 27 anni, naturopata, «quando ho bisogno di un sostegno per superare le difficoltà normali per un giovane, mi fermo a pregare Gesù, Maria, l’angelo custode, come raccomandava sempre Padre Pio. E ogni volta sento di non essere solo, trovo una forza, una resistenza che non viene da me».
LA MESSA IN STREAMING
Dall’antico al nuovissimo, dal 1968 – anno della morte di Padre Pio – a oggi, il passo è breve, più di quanto sembri. Don Bruno, poi, è innamorato di Padre Pio, ma anche della tecnologia. Così la Messa mensile nel ricordo di Padre Pio viene trasmessa in streaming sul sito della Parrocchia. Ci sono sempre una cinquantina di persone collegate. Il cielo e l’etere, le preghiere antiche e internet sono alleati per comunicare, a chi abbia antenne capaci di captarne i segnali, il fascino antico e sempre nuovo della vita che incarna il Vangelo.
I NUMERI. GRUPPI IN TUTTO IL MONDO
I Gruppi di preghiera di Padre Pio sono diffusi in tutti i cinque continenti. Se ne contano 3.157, dei quali 365 in America, 2.691 in Europa, 30 in Asia, 49 in Africa e 22 in Oceania. In Italia i Gruppi di preghiera sono 2.200 e le regioni con la maggiore diffusione sono Sicilia, Puglia e Lazio. Non mancano gruppi di preghiera in alcuni luoghi del mondo particolarmente “caldi”, come quello attivo dal 2004 nella cattedrale di Damasco, in Siria, ma anche in Egitto, Libano, India, Burkina Faso... Per saperne di più consultare il sito www.operapadrepio.it/gruppidipreghiera. Per conoscere il gruppo di Erba, seguirne in diretta streaming o rivedere gli incontri mensili si può navigare nel sito www.santeufemia.it/smaurizio.
Foto di Ugo Zamborlini