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martedì 24 giugno 2025
 
 

Il boom della sigaretta elettronica

29/05/2013  Sempre più italiani fanno ricorso alla “e-sigaretta” rinunciando alle bionde. I negozi si moltiplicano e le ditte produttrici nascono come funghi. Un fenomeno che permette di salvare s

Anche l'attrice americana Katherine Heigl è stata conquistata dalla sigaretta elettronica.
Anche l'attrice americana Katherine Heigl è stata conquistata dalla sigaretta elettronica.

Io svapo, tu svapi, egli svapa. Diamoci da fare con la grammatica perché “svapare” sarà la parola dell’anno. Per lo meno in Italia, dove proliferano quei negozietti che espongono in vetrina apparenti piccoli missili colorati.
Sembrano giocattoli, ma occhieggiano agli adulti. Sono le sigarette elettroniche, ultima moda che affratella i tabagisti incalliti agli speranzosi che ritengono di aver trovato il passpartout per smettere.


Stop alle sigarette tradizionali e vai con il fumo elettronico. Anche se di elettronico c’è solo il nome, più accattivante della realtà, che è quella di una sigaretta elettrica. I negozi si moltiplicano, più di duemila punti vendita in tutto il Paese, tutti in franchising, e le ditte produttrici nascono come funghi, per un fatturato intorno ai 350 milioni.
Qualche scettico potrebbe chiedersi se non si tratti di business momentaneo e niente altro. Ma resta il fatto che gli affari vanno bene, visto che i tabaccai protestano e chiedono regole certe.
E in un Paese come il nostro, che alle regole preferisce il fai da te, scatta la domanda: vuoi vedere che quella che sembrava solo una moda rischia di diventare uno stile di vita?


Mah, è ancora presto per affermarlo, ma il sospetto c’è. Chi ha deciso di provare ne è rimasto almeno affascinato; chi ha deciso per l’acquisto e la pratica giura che, se non ha smesso di fumare, ha almeno diminuito il consumo delle bionde a vantaggio del vapore.
Perché di vapore si tratta, da cui il verbo “svapare” al posto di fumare.


Ma come funziona la sigaretta elettronica? Quanto costa svapare? E dove si può fare? Cominciamo dall’inizio, cioè da una decina di anni fa, quando in commercio, perfino nelle farmacie, si cominciò a vedere una simil-sigaretta somigliante all’originale, ma di plastica. All’estremità, un piccolo foro da cui poter tirare una boccata senza nicotina.
Insomma, aria vaporizzata e calda, per avere l’effetto di qualcosa simile al fumo tradizionale. «Non sa di niente» era il commento sbrigativo degli espertoni tabagisti.
Che, dopo qualche tentativo, ripresero il tradizionale pacchetto riaffidandosi alle cancerogene bionde. L’insuccesso non ha mortificato i produttori di filtri elettrici, che studiando meglio la faccen- da hanno posto l’accento su forma e contenuto.


Le batterie scaldano una resistenza che fa vaporizzare un olio o un gel, e che dà un sapore ora più gradevole. Quanto alla forma, si è deciso di abbandonare la puerile imitazione della sigaretta per accentuarne l’originalità.
Ecco che si arriva a quella specie di piccoli missili multicolor da cui aspirare vapore. A rendere tutto più appe- tibile ci voleva qualche studio sull’innocuità e sui vantaggi (cioè salute e soldi), che potes- se fare da volano per il lancio in grande stile della simisigaretta.
E c’è poco da ridere, perché il successo è tale che la proliferazione di negozi fa venire i nervi anche ai più catastro- fisti discettatori d’economia: il Paese va indietro? Be’, l’unico settore dove vige la regola opposta è quello della e-sigaretta. Al punto che ora sono in vendita anche il sigaro e la pipa elettronica.
Non a caso, due acuti osservatori ironici della realtà, Lillo e Greg, non si sono fatti attendere per prendere in giro il fenomeno e nelle scenette radiofoniche su Radio 2 hanno creato un bizzarro “professore” che produce whisky elettronico, vino elettronico, patatine fritte elettroniche ma che poi, da furbetto, preferisce i prodotti originari a quelli di sua invenzione.


Manuel Gandin

Carlo Cipolla, direttore divisione cardiologia Istituto europeo oncologico
Carlo Cipolla, direttore divisione cardiologia Istituto europeo oncologico

Nel tabagismo coesistono due tipi di dipendenza: il primo legato alla nicotina, droga ad alto potenziale di dipendenza (10 volte l’eroina); il secondo “psicologico gestuale”, che coinvolge a sua volta meccanismi neurologici.
Sussistono controversie scientifiche sui metodi per smettere di fumare e non ci sono dati sull’efficacia delle sigarette elettroniche nei protocolli antifumo.


Lo studio promosso dal nostro Istituto, che coinvolge anche l’ospedale San Raffaele e il Centro cardiologico Monzino di Milano, si prefigge di testare l’utilità dell’impiego della sigaretta elettronica in pazienti affetti da tumore o infarto miocardico recente, fumatori di almeno 10 sigarette al giorno da almeno 10 anni. Pazienti più esposti al rischio di crisi di astinenza perché privati improvvisamente della possibilità di fumare.


Lo studio è previsto su circa 130 pazienti; a oggi ne sono stati reclutati 65, nessuno dei quali ha interrotto lo studio per effetti collaterali. Non sarà possibile avere e dichiarare i risultati fino al termine dello studio. Possiamo solo dire che nei pazienti c’è un forte interesse per uno strumento in grado di aiutarli a superare i primi momenti di “astinenza” in situazioni già così delicate.
Il tentativo di validazione definitiva dell’efficacia della sigaretta elettronica nei protocolli di disassuefazione dal fumo deriva dal fatto che è dimostrato il suo effetto anti craving (il desiderio compulsivo).
Da sola e/o in combinazione con il supporto psicologico e l’uso di farmaci. Sono stati lanciati allarmi riguardo alle sigarette elettroniche per la presenza di nicotina e di sostanze potenzialmente cancerogene nel liquido di sospensione aromatica dei filtri.


La presenza di nicotina è pericolosa nelle concentrazioni ignote ed elevate che possono essere emesse con i nuovi bollitori ricaricabili nei negozi, che vendono miscele incontrollate e potenzialmente tossiche di liquidi.
La sigaretta elettronica con nicotina è assolutamente controindicata all’uso da parte dei giovani e di chi soffre di patologie cardiovascolari. Il mercato si orienta oggi su prodotti senza nicotina, per seguire la legislazione che anche in Italia ne vieta la vendita. Purtroppo, specie sul Web, è ancora possibile trovare in vendita tipi di sigaretta elettronica non a norma.


Carlo Cipolla

Silvio Garattini, direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri
Silvio Garattini, direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri

Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, è dubbioso sull’innocuità della sigaretta elettronica. «Credo», afferma, «che ancora non si possa dire se la sigaretta elettronica sia priva di controindicazioni. Innanzitutto, molte di queste nuove sigarette contengono nicotina e dunque, anche solo aspirando, la nicotina viene assunta».

– Tuttavia, molti fumatori dicono di aver diminuito o addirittura smesso con le bionde...

«Sì, ma resta anche la gestualità che fa sì che la voglia di fumare ritorni presto con una certa forza. E poi, c’è un terzo elemento da sottolineare».


– E cioè?

«Le sigarette elettroniche sono di tanti tipi e marche diverse e contengono degli oli o dei sapori che ancora non sono stati chiariti totalmente. Tanto per capirci, se al posto della sigaretta metto in bocca una caramella alla menta ed evito di fumare, è un conto. Se, però, con la sigaretta elettronica, sto tutto il giorno o quasi ad aspirare qualcosa che mi dà un sapore di menta, be’, allora ho dei dubbi su quanto possa essere davvero innocua. E laddove le nuove sigarette contengano anche una parte minima di nicotina, questa viene assorbita dal nostro corpo e dunque l’assuefazione resta».


– Quanto dovremo aspettare per avere dalla scienza una risposta definitiva in merito?

«È difficile dirlo proprio perché i marchi sono tanti e ognuno presenta caratteristiche diverse. Ma io credo che il vero confronto vada fatto non sulla sigaretta classica, quanto su quei prodotti che tentano di diminuire o far smettere di fumare, come certi cerotti, per esempio».


– Nel frattempo, le multinazionali del tabacco stanno studiando la possibilità di immettere sul mercato sigarette elettroniche di marca. Così potremo trovare Marlboro o Camel elettroniche...

«Be’, visto che queste grandi aziende con il tabacco guadagnano parecchio, spero che investano anche in ricerca. Ma, in ogni caso, l’unica maniera di smettere di fumare è quella di darsi tanta forza di volontà per farlo davvero, o affidarsi ai centri d’aiuto per tabagisti. Non vedo altre vie, per ora».


Manuel Gandin

Il dottor Villani, pneumologo dell'ospedale milanese San Carlo, con un gruppo di collaboratrici.
Il dottor Villani, pneumologo dell'ospedale milanese San Carlo, con un gruppo di collaboratrici.

Smettere di fumare vuol dire, come prima regola, impegnarsi con sé stessi nel volerlo fare. Senza questa volontà, i risultati saranno incerti. A confermarlo non ci sono solo opinioni e storie vissute, ma soprattutto la scienza medica.

Il dottor Massimiliano Villani, pneumologo dell’ospedale milanese San Carlo Borromeo, racconta come si può smettere di fumare, se si vuole, adeguatamente seguiti da un’équipe ad hoc: «Accogliamo pazienti mandati dal medico curante o da uno specialista e proponiamo un mini-corso collettivo di 40 minuti per quattro pazienti insieme, un giorno alla settimana».


– E cosa fate?
«Innanzitutto, descriviamo in modo scientifico cosa accade quando si fuma, per incrementare la voglia di smettere. È fondamentale, in questa fase, il tempo: più se ne dedica al paziente più si hanno probabilità di successo.
Il soggetto riceve informazioni che aumentano le sue motivazioni. Poi, seguono altre visite individuali.
In particolare, possono esserci anche sei sedute con lo psicologo. In concreto il percorso inizia con una personalizzazione e caratterizzazione del paziente, con un’eventuale spirometria e il test del monossido di carbonio.
Questo serve a quantificare l’esposizione al fumo, e valutare la modalità con cui si fuma. Con ulteriore test misuriamo anche l’intensità della dipendenza, cioè quanto il paziente ha necessità di un certo tipo di terapia. Tutti questi dati ci servono per poi seguire passo passo il percorso della disassuefazione».

– Questo metodo vale per tutti?

«Ogni soggetto è diverso. Quanto fuma, quanto ha voglia di smettere, quanto è dipendente e quanto può rispondere positivamen- te alla terapia: queste le domande a cui dob- biamo rispondere».

– Fumare è una malattia?
Certo. Inoltre, il fumo è un piacere che diventa una patologia. Ecco perché tentiamo di non far sentire il paziente “colpevole”. Il fumatore è un malato e il fumo crea un’alterazione dei recettori della nicotina; così, il fisico della persona è destinato a cambiare.
È, dunque, vero che il fumatore fatica a smettere. E di questo non va colpevolizzato».

– Quanti centri esistono in Italia?
«Solo in Lombardia circa una sessantina».

– Sembrerebbero molti...
«Al contrario, sono pochi. In Lombardia i fumatori sono circa 2 milioni e mezzo, ma solo 3 mila circa vengono nei centri antifumo».

– Che risultati avete ottenuto?
«Il risultato avuto va letto ben oltre i numeri. La cessazione immediata non è altissima perché i pazienti seguono poco quello che si dice loro di fare, per vari motivi. La cessazione è del 35 per cento. Ma se si guarda a quei soggetti che hanno finito il percorso, terapia, visite con follow up, farmaci, percorso con medico e psicologo, allora si arriva a picchi alti, del 60 per cento e oltre».

– Va seguita una terapia farmacologica?
«Certo, e va calcolato che alcuni fumatori non possono tollerare la terapia farmacologi- ca o hanno effetti collaterali, o non tollerano certi farmaci».

– Un paziente, per esempio, che ha avuto un infarto, e che utilizza altri medicinali, può entrare in conflitto con i farmaci proposti da voi?
«Fondamentalmente non ci sono farmaci che interagiscono con altre medicine. Le con- troindicazioni possono esserci solo per casi di forte epilessia, per i minorenni, per patolo- gie psichiatriche maggiori non controllate e per le donne in gravidanza».

– Cosa pensa delle sigarette elettroniche?
«Siamo in attesa delle risposte definitive. Comunque, possono avere un senso come so- stitutivi della nicotina, un po’ come i cerotti. Non va dimenticato che la sigaretta ha 4 mila sostanze nocive che non sono presenti in quelle elettroniche. Ma su queste gli studi non sono ancora completi e non possiamo quindi definirle “farmaci sicuri”. Chi le usa deve essere messo al corrente dei danni da assunzione di nicotine».


Manuel Gandin

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