Dal nostro inviato
IL CAIRO - Le parole del Grande Sceicco dell'Università di Al Azahar, il più importante centro culturale sunnita del mondo, Ahmad al-Tayyib sono chiare e severe: "Condanniamo la decisione di Trump su Gerusalemme". Parla negli uffici dell'Università nella capitale egiziana ad un gruppo di giornalisti italiani in Egitto con l'Opera romana pellegrinaggi per esplorare la possibilità di riprendere i pellegrinaggi cattolici sulle orme del viaggio della Sacra Famiglia. Ricorda la visita di Papa Francesco in Egitto pochi mesi fa e conferma il ruolo decisivo di Bergoglio per la ricerca della pace: "Non ho timore di quello che può accadere al mondo finché ci sarà papa Francesco".
Ma è la questione di Gerusalemme che preoccupa il Grande Sceicco perché ormai, fa notare, "è stata presa, è una realtà, anche se il mondo intero in tutte le istituzioni internazionali sta facendo ogni sforzo per contrastarla". Sottolinea il suo dolore per le vittime degli scontri in Israele e Palestina seguiti alla scelta del numero uno della Casa Bianca e lascia intendere che essa rischia di offrire altre occasioni ai fondamentalismi di tutte le parti in Medio Oriente. Poi torna sul violenza terroristica e ripete che "il terrorismo non ha una religione e neppure una patria", ricordando che il "numero più alto di vittime si conta tra i musulmani".
Ma non pensa che sia finita, dopo le sconfitte subite dal Califfato degli tagliagole in Siria: "Il terrorismo sta diventando più feroce estendendo le sue azioni in tutto il mondo, Europa compresa. Tutte le nazioni libere devono unirsi per combattere questo cancro". Al-Tayyib da tempo ripete che le azioni dei fondamentalisti islamici sono crimini che Allah rifiuta e ha schierato la più prestigiosa istituzione culturale sunnita contro il pensiero radicale islamico non senza difficoltà e critiche da parte di altre istituzioni culturali e politiche del mondo arabo. In Egitto ha appoggiato la politica di repressione del fondamentalismo dei Fratelli Musulmani da parte dell'uomo forte del Cairo il presidente Al Sisi. Per questo motivo lui e la sua università sono entrati nel mirino dei radicali islamici. Per raggiungere l'università i posti di controllo sono numerosi e tutta l'area intorno è presidiata dalle forze di sicurezza. Dopo l'ultimo attentato alla moschea sufi nel nord del Sinai, che ha provocato oltre 300 vittime, la sicurezza è stata rafforzata sia per le moschee e sia per le Chiese copte.
Anche la posizioni dei copti su Gerusalemme è molto netta e chiara. La più alta autorità della Chiesa copta il papa Tawrados II confida in un incontro nella sua abitazione accanto alla Chiesa di San Pietro dove esattamente un anno fa un attentatore suicida si è fatto esplodere nella navata destra provocando la morte di 24 persone quasi tutte donne, che "la decisione di Trump in questo momento non è giusta":
"Sulla questione di Gerusalemme c'è una sensibilità particolare nel mondo arabo di cui il presidente americano non ha tenuto affatto conto. Su Gerusalemme bisogna discutere e tenere aperti i canali di dialogo e soprattutto considerare le sensibilità anche di cristiani e di musulmani cosa che il presidente americano non ha fatto". Il papa Tawrados e il Grande Sceicco di Al-Azhar hanno confermato di non voler incontrare in segno di protesta e di solidarietà reciproca tra cristiani e musulmani il vice-presidente americano Mike Pence in visita al Cairo nel quadro di un viaggio in Medio Oriente poco prima di Natale, ribadendo entrambi di "non accettare la decisione di Trump".