Dal 10 gennaio il Canada ha un nuovo ministro per l’Immigrazione, i Rifugiati e la Cittadinanza. Si chiama Ahmed Hussen ed è un ex rifugiato somalo. Hussen prende il posto di John McCallum, che è stato nominato ambasciatore in Cina.
Hussen, 40 anni, sposato, tre figli, è arrivato in Canada come rifugiato, da solo, nel 1993. Ha frequentato le scuole e ha messo da parte un po’ di soldi lavorando in una pompa di benzina. Si è diplomato ad Hamilton e in seguito ha studiato alla York University di Toronto, dove si è laureato in Storia, e alla Università di Ottawa, dove si è laureato in Legge. Hussen ha cominciato il suo impegno pubblico nel quartiere di Toronto in cui ha abitato, battendosi con successo per strappare al degrado la zona di Regent Park, popolata da 15.000 persone. In seguito Hussen è diventato presidente del Canadian Somali Congress, impegnandosi per i diritti e gli interessi della comunità somala residente in Canada. In questo ruolo Hussen ha allacciato intensi contatti con la società civile, le autorità e il mondo politico, stando sempre in prima linea per la promozione del dialogo e della pacifica convivenza fra le varie comunità presenti sul territorio.
Avvicinatosi al Liberal Party, Hussen si è candidato alle elezioni federali del 2015 nel collegio elettorale di York South-Weston, dove è stato eletto con il 46 per cento dei voti.
Con la nomina di Hussen a ministro il premier canadese Justin Trudeau dimostra ancora una volta la sua attenzione verso i rifugiati, che sempre di più guardano al Canada come una terra promessa, una nazione accogliente e ricca di opportunità. Nel dicembre del 2015 fecero il giro del mondo le immagini di Trudeau, nei suoi primi giorni da premier, che accoglieva all’aeroporto un primo gruppo di 163 rifugiati siriani. “Benvenuti nella vostra nuova casa”, disse Trudeau, aggiungendo che il Canada stava mostrando a tutto il mondo “come aprire i nostri cuori”.
Fra il 4 novembre del 2015 e il 2 gennaio di quest’anno, il Canada ha accolto 36.971 rifugiati siriani, distribuiti in centinaia di comunità in tutto il Paese. Un segnale di apertura che contrasta con quelli di chiusura lanciati dal nuovo presidente americano Trump. Non a caso, lo sorso ottobre il settimanale The Economist mise in copertina un'illustrazione in cui si vedeva la Statua della Libertà che portava sulla testa una corona con la forma della foglia d’acero, il simbolo del Canada. Il titolo era: “La libertà si sposta a Nord”.
Nei confronti dei rifugiati, come dimostra il caso di Ahmed Hussen, il Canada non pratica soltanto l’accoglienza, ma c’è un forte impegno per l’integrazione. Nel 1971 il Canada è diventato il primo Paese al mondo ad adottare una politica multiculturale con la quale riconosce e valorizza la sua ricca diversità etnica e razziale (sono oltre 200 i gruppi etnici che convivono nel territorio canadese). La Legge Canadese sul Multiculturalismo promuove la piena ed equa partecipazione di persone di qualsiasi origine nella società canadese nonché l'interazione fra individui e comunità di diverse origini.
La nomina di Hussen a ministro fa parte di un parziale rimpasto del governo guidato da Trudeau. Trudeau ha nominato un nuovo ministro degli esteri: Chrystia Freeland, già ministro del commercio. Sarà interessante vedere come saranno i rapporti fra Freeland e il governo russo. Il nuovo capo della diplomazia canadese, infatti, ha lavorato come corrispondente a Mosca per il Financial Times (fra l’altro, nel 2000 intervistò Putin) e nel 2014 le fu imposto il divieto di entrare in Russia a causa delle sue origine ucraine e del sostegno del Canada alla causa dell’Ucraina.
Ora nel governo canadese le donne ministro sono in maggioranza (15 contro 14). Un’altra vistosa differenza con il governo infarcito di uomini d’affari e generali che sta mettendo in piedi Donald Trump.