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martedì 13 maggio 2025
 
 

Il card. di Dakar: bravi egiziani

06/02/2011  Via al Social Forum mondiale con tanti cattolici. Il cardinale del Senegal approva la protesta di piazza Tahrir: una nuova primavera per il Magreb e l'intera Africa.

Dakar (Senegal)

Si apre il Social Forum Mondiale con una partecipazione più scarsa delle altre volte, per via della crisi, dei soldi che mancano, anche per le Ong mondiali, anche per i militanti variopinti di “un altro mondo è possibile”. Torna in Africa per la seconda volta, dopo Nairobi, per festeggiare i dieci anni di questa kermesse alternativa a quella dei grandi della terra riuniti a Davos tra le nevi svizzere. A Dakar fa caldo e il vento che porta la sabbia dal deserto spazza strade e piazze e si infrange sulle onde dell’Oceano, davanti all’isola di Goré, l’isola degli schiavi, vergogna del mondo che il Senagal ha trasformato in santuario della memoria. Si apre il Forum mondiale alternativo con, tuttavia, una partecipazione straordinaria della rete delle Ong cattoliche, in testa Caritas international. Caritas italiana ha inviato qui a Dakar l’intero “Ufficio Africa” e dal continente hanno raggiunto Dakar tutti gli operatori italiani che lavorano in Africa ai progetti di aiuto allo sviluppo della Chiesa italiana.

Questa mattina, nella chiesa della parrocchia dedicata ai Martiri dell’Uganda, erano oltre 2000 mila i cattolici, africani e stranieri, che prendono parte ai lavori del Forum, alla Messa celebrata dal cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo della capitale senegalese: canti, danze, musiche ritmate dai bonghi e una riflessione importante del cardinale sulla situazione del continente e i drammi imposti ai Paesi africani dall’Occidente. Ma il cardinale ha colto l’occasione per analizzare anche la situazione in Egitto. E’ la prima volta che lo fa un cardinale straniero della Chiesa cattolica. Finora aveva parlato solo il cardinale patriarca dei copti cattolici dell’Egitto Naguib. Sarr ha giudicato positiva “la rivolta popolare contro coloro che confiscano il potere per se stessi, per gli interessi della propria famiglia e dei propri amici, come accade in Tunisia e in Egitto e come sicuramente accadrà in altri Paesi”. Ha definito la rivolta come “il sale della terra” evangelico che “rigetta tutte le forme di corruzione, per poter vivere e per promuovere l’autorità come servizio, il potere come servizio e il potere come impegno per gli altri e non per se stessi”. Poi ha sottolineato che “quando ci sono degli abusi” da parte del potere è naturale che la gente manifesti “il proprio sgomento e indichi quali sono le sue attese”. Il cardinale ha aggiunto che, “se ben gestite” le proteste possono portare ad una “nuova primavera per il Maghreb” e anche per altre “nazioni africane”, dove la popolazione sta prendendo coscienza “dei propri bisogni” ed è pronta a “manifestare il disappunto ai governi”.

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