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martedì 25 marzo 2025
 
bari
 

«La pace non è un sogno, è l’unica via per vivere. È "la" e non "una" scelta»

22/12/2022  «Una guerra tra cristiani umilia e scandalizza, offende il nostro unico e comune Maestro che la spada ordina di rimetterla nel fodero, ricordando che chi di spada ferisce di spada perisce e che la violenza segna la vita della vittima e dell’assassino, sempre». L'ha detto il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), nella Veglia di preghiera promossa dalla Cei e dall’arcidiocesi di Bari-Bitonto per la pace in Ucraina

A Bari, terra di San Nicola, si è pregato per la pace in Ucraina. Sulla tomba del santo, venerato da cattolici e ortodossi, durante la veglia di preghiera a cui hanno partecipato il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il cardinale Matteo Zuppi e altri vescovi provenienti da diverse realtà ecclesiali, insieme con rappresentanti delle chiese orientali, si è levata forte l’invocazione per la fine della guerra e la ripresa del dialogo aprendo il cuore alla speranza. «La pace è affare nostro e comincia nel cuore di ciascuno», è stato il monito lanciato dal cardinale Matteo Zuppi.  «Il Bambino Gesù, che tra qualche giorno accoglieremo, è il segno della speranza, la luce che rischiara le tenebre dell’egoismo, della violenza e della guerra. Di tutte le guerre. Nella tenerezza e della debolezza di quel Bambino, cerchiamo la forza per spezzare le catene del male, per non voltarci dall’altra parte, per smettere di pensare che la pace non sia affare nostro. La pace comincia nel cuore di ciascuno; comincia da me, da te, da noi, fino ad arrivare alle sfere della politica e della diplomazia».

Durante l’omelia, il cardinale Zuppi ha elevato la supplica al Signore: «L'ansia della pace è il nostro grido che diventa preghiera: vieni Gesù, porta il Natale della pace in Ucraina! Che il seme della pace possa crescere nelle crepe di cuori induriti e che il Signore possa toccarli con la forza della sua grazia».

La preghiera pervade i cuori della gente e lancia il suo messaggio universale di fratellanza per un mondo che ha bisogno di nuovi cammini verso l’unità, nel segno di San Nicola. Il Presidente della Cei lo ha sottolineato più volte:  «Cosa può pensare San Nicola se non rattristarsi e chiedere nel nome di Dio di fermarsi? San Nicola non vuole la violenza e ordina la pace. Non si dica che non ci sono le condizioni. Quelle si trovano. Smettiamo combattimenti che portano solo alla distruzione. La pace non è un sogno è l’unica via per vivere. È la scelta, non una scelta. E la pace diventa preghiera, sofferta, per certi versi drammatica invocazione. Ma la pace è solidarietà, scelta concreta di aiutare chi è colpito, perché la guerra vergognosamente e senza nessuna pietà distrugge tutto, perfino gli ospedali, le scuole e la guerra uccide di freddo, di malattie non curate, di disperazione. Non smettiamo di aiutare, accogliere, sognare che le spade si trasformino in vomeri».

 

Infine, l’accorato appello a non spargere più sangue e terrore. «Rinnoviamo l’implorazione perché nei giorni di Natale non si compiano azioni militari attive, sia permesso ai cristiani di onorare il Dio della pace, non si profani quel giorno distruggendo le tante Betlemme dove vuole nascere il Signore», è stato il messaggio incisivo e forte del cardinale Matteo Zuppi. «San Nicola ispiri la saggezza e il coraggio di questa scelta. Non ci abituiamo alla guerra e facciamo nostra la stessa trepida attesa del Papa per commuoverci anche perché speriamo che ogni giorno sia l’ultimo di guerra e attendiamo con ansia, con la fretta di Maria, che venga il Natale della pace. Su di te, Ucraina, sia pace!».

La veglia di preghiera è stata una grande momento di condivisione spirituale, permeata da sentimenti di amore fraterno e di vicinanza al popolo ucraino sofferente. «L'intercessione di San Nicola, pastore del dialogo, ci è preziosa nell’ottenere per tutti la grazia della conversione del cuore», ha detto l’arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano. «Questa nostra Europa e il mondo intero necessitano di cammini improntati all’unità, alla riconciliazione e alla pace. Oggi desideriamo, come cristiani, fare nostre le lacrime e le angosce di tante sorelle e fratelli ucraini e russi che, a causa del conflitto, vivono la lacerazione del cuore. Oggi desideriamo fare nostre le lacrime di papa Francesco che, nella gremita piazza di Spagna, lo scorso 8 dicembre, ancora una volta, ha invocato la pace. Anche noi come il Papa, ci rivolgeremo alla Vergine Maria, che nella preghiera potremo venerare attraverso l’antica icona orientale dell’Odegitria, straordinariamente portata dalla nostra cattedrale in questa basilica».

 

Significative le parole del sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro che nel suo intervento ha raccontato un episodio molto toccante: «La follia dell’uomo ancora una volta sta spezzando vite, distruggendo città, seminando terrore, annientando speranze e gettando ombre oscure sul futuro. Proprio due sere fa, Andrey Sadovy, sindaco di Leopoli, mi ha inviato una lettera con una richiesta di aiuto per sostenere le attività di «Unbroken», un centro di riabilitazione mentale, perché la guerra non solo uccide fisicamente ma devasta anche psicologicamente, soprattutto i bambini. Come fiori piegati dalla violenza, vengono uccisi, feriti, subiscono violenze, non hanno cibo o non possono essere curati, non possono andare a scuola. Solo coltivando la pace  - ha concluso il sindaco - possiamo proteggere davvero il loro futuro. Questo è il messaggio straziante che arriva da Leopoli alla vigilia di questa veglia di preghiera rivolta a San Nicola, il santo protettore dei bambini».

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