«La rappresentazione mediatica del Conclave spesso è quella di un momento di intrighi, cordate, accordi segreti. Invece, è stato un momento di preghiera e di scambio fraterno e alla fine le carte le mescola e le dà lo Spirito Santo che anche stavolta ha fatto il suo dovere. Noi ci siamo messi in ascolto dello Spirito e tra di noi».
È il commento del cardinale Mario Zenari, Nunzio apostolico in Siria, al Conclave al quale ha partecipato e che ha eletto Robert Francis Prevost. In questi giorni, Zenari è nella sua città natale, Verona, prima di tornare a Roma per partecipare alla Messa d’inizio pontificato di papa Leone, in programma domenica 18 maggio, e poi tornare in Siria: «Come ci ha detto, scherzando, il Papa, dobbiamo tornare a lavorare», dice, «sono stati giorni molto faticosi ma anche belli e ricchi di grazia».
Eminenza, che esperienza è stata?
«Indescrivibile. È stato il mio primo, unico e ultimo Conclave. Quindi l’ho vissuto con una certa emozione. Le ultime tre settimane, dalla morte di papa Francesco all’elezione di Leone XIV, sono state un bombardamento di emozioni».
L’attenzione dei media di tutto il mondo vi ha spinto a fare presto?
«Io abitavo in via della Conciliazione e tutti i giorni, quando andavo alle Congregazioni generali dei cardinali, ero quasi “braccato” dai giornalisti che partivano all’assalto. Il clima del Conclave, però, è stato impermeabile alle varie "ricostruzioni" mediatiche perché ci siamo preparati e abbiamo fatto scudo con la preghiera, la riflessione, l’ascolto reciproco».
Avete fatto abbastanza in fretta con la fumata bianca al quarto scrutinio.
«Lontano da telecamere e microfoni lo Spirito Santo ha avuto modo di mescolare le carte. Il Conclave è stato preparato con la preghiera di tutta la Chiesa e questo ci ha fatto bene. Nelle Congregazioni e poi a Casa Santa Marta abbiamo vissuto momenti di amicizia e scambio, soprattutto durante i pasti. Questo ci ha aiutato a mettere a fuoco le sfide e le necessità e scegliere la persona giusta».
Che Papa sarà Leone XIV?
«Saprà svolgere bene la missione di successore di Pietro per questi tempi complicati. Non ci saranno rivoluzioni ma continuerà l'opera dei suoi predecessori anche se nessun Papa è la copia di un altro. Avevo conosciuto il cardinale Prevost quando era Prefetto del Dicastero dei vescovi e ho approfondito la conoscenza in queste settimane di Congregazioni».
Nel discorso ai cardinali ha chiesto di essere aiutato da voi nel governo della Chiesa.
«Una richiesta importante. Ci sono strutture ad hoc per questo: il Sinodo e anche il collegio dei vescovi».
Cosa l’ha colpita di più nel discorso che ha fatto appena eletto?
«Il richiamo forte alla pace partito dal saluto che il Cristo Risorto rivolge ai discepoli e ad ognuno di noi oggi. Vivo da sedici in Siria, un Paese dilaniato dalla guerra e dall’odio, e tocco con mano ogni giorno come questo invito alla pace sia di fondamentale importanza. Un altro aspetto che mi è piaciuto è il richiamo alla Vergine Maria che era presente nel Cenacolo, insieme ai discepoli, durante la discesa dello Spirito Santo».
Cosa vi siete detti subito dopo l’elezione?
«Il Papa ha salutato uno a uno tutti noi cardinali nella Sistina e quando è stato il mio turno conosceva perfettamente la Siria e la mia attività in quel Paese».
Magari uno dei prossimi viaggi potrebbe essere proprio la Siria.
«Speriamo, mai dire mai».