PHOTO
Mi fa tanta pena seguire le vicende, o meglio le porcherie, di Gabriele Defilippi, il 22enne accusato dell’omicidio della professoressa Gloria Rosboch. Farei meglio a non parlarne, ma illudendomi di poter essere utile ai giovani e agli adulti, butto giù alcune riflessioni molto personali legate soprattutto alla balorda personalità di Gabriele.
Questo “idolotto” che riempie le pagine e inventa, senza un filo di coscienza, le cose più schifose, vorrei smontarlo davanti alla gente comune, a certi ragazzi e ai troppo numerosi adoratori di notizie e di storielle ampiamente illustrate da tante riviste.
La descrizione particolareggiata, fredda, incosciente, al limite del pornografico che Gabriele riporta di quanto è accaduto attorno al pozzo prima che Gloria fosse buttata, solo un morboso, non una persona normale, può ascoltarla senza fremere di rabbia. Parto dalle farabuttagini inventate prima del misfatto. Invenzioni di uffici di intermediazione immobiliare in Costa Azzurra, incidenti stradali, tentato suicidio della professoressa, centinaia di e-mail, telefonate cariche di melensaggini e di equivoci spudorati. «Ma non era un mano nella mano come intendete voi…!».
Tutto questo prima del cerimoniale davanti al pozzo. Gloria Rosboch spogliata, gli abiti buttati in un cassonetto dell’immondizia a Torino. E poi le accuse tra amanti. «Non sono stato io, ma Roberto». «Io, Gabriele, sono la vera vittima di tutto questo bailamme. Non capisco quale sia il motivo per cui mi state trattenendo. Sono infastidito. Come vi permettete?». La recita sconvolge perfino il procuratore Ferdinando, che ha detto: «Mi ha profondamente colpito l’indifferenza di Gabriele».
Mi voglio fermare qui. Ho abbastanza esperienza anch’io per capire il procuratore e altrettanto dolore per capire l’altra persona, dai profili variegati, dagli amori avvelenati, dai ciuffi e dai travestimenti su misura di macchine decappottabili e di serate fobiche.
La mia paura è soprattutto legata al fascino che queste persone, affamate di soldi, esercitano su un certo mondo giovanile. Non voglio con questo sottovalutare la tragica morte della professoressa, ma le mie righe vogliono arrivare alle famiglie, più o meno benestanti, e ai nostri legislatori che su questioni così delicate pare siano ideologicamente taroccati.
Questo “idolotto” che riempie le pagine e inventa, senza un filo di coscienza, le cose più schifose, vorrei smontarlo davanti alla gente comune, a certi ragazzi e ai troppo numerosi adoratori di notizie e di storielle ampiamente illustrate da tante riviste.
La descrizione particolareggiata, fredda, incosciente, al limite del pornografico che Gabriele riporta di quanto è accaduto attorno al pozzo prima che Gloria fosse buttata, solo un morboso, non una persona normale, può ascoltarla senza fremere di rabbia. Parto dalle farabuttagini inventate prima del misfatto. Invenzioni di uffici di intermediazione immobiliare in Costa Azzurra, incidenti stradali, tentato suicidio della professoressa, centinaia di e-mail, telefonate cariche di melensaggini e di equivoci spudorati. «Ma non era un mano nella mano come intendete voi…!».
Tutto questo prima del cerimoniale davanti al pozzo. Gloria Rosboch spogliata, gli abiti buttati in un cassonetto dell’immondizia a Torino. E poi le accuse tra amanti. «Non sono stato io, ma Roberto». «Io, Gabriele, sono la vera vittima di tutto questo bailamme. Non capisco quale sia il motivo per cui mi state trattenendo. Sono infastidito. Come vi permettete?». La recita sconvolge perfino il procuratore Ferdinando, che ha detto: «Mi ha profondamente colpito l’indifferenza di Gabriele».
Mi voglio fermare qui. Ho abbastanza esperienza anch’io per capire il procuratore e altrettanto dolore per capire l’altra persona, dai profili variegati, dagli amori avvelenati, dai ciuffi e dai travestimenti su misura di macchine decappottabili e di serate fobiche.
La mia paura è soprattutto legata al fascino che queste persone, affamate di soldi, esercitano su un certo mondo giovanile. Non voglio con questo sottovalutare la tragica morte della professoressa, ma le mie righe vogliono arrivare alle famiglie, più o meno benestanti, e ai nostri legislatori che su questioni così delicate pare siano ideologicamente taroccati.





