Il cavaliere decaduto

E’ finita come previsto da giorni, con la decadenza da senatore di Berlusconi e l’inizio della campagna elettorale della rinata Forza Italia proclamata dal suo leader di fronte alla residenza romana di Palazzo Grazioli. Un discorso non certo nuovo e sorprendente, dai toni pacati, pur nei soliti contenuti eversivi nei confronti della magistratura (paragonata nella sua corrente di Md addirittura alle Brigate Rosse). Per il resto, mentre calavano le ombre del tramonto sul palco (e sulla Seconda Repubblica), Berlusconi riavvolgeva il nastro di un ventennio: la libertà, le accuse ai giudici, l’odio della sinistra, il vagheggiamento di una repubblica presidenziale con elezione diretta, l’elenco dei 57 processi, il Parlamento soggiogato dalla magistratura, l’inno di Forza Italia, unica novità rispetto al 1994 il riferimento ai fuoriusciti capitanati da Alfano, su cui, come un vero capopopolo, Berlusconi ha lasciato che si accanisse la folla ("accetto questa interruzione ruvida ma efficace”).

Il Cavaliere decaduto continuerà a guidare il suo partito, da ieri all’opposizione, anche da fuori il Parlamento. Come Grillo e Renzi, ha aggiunto. E non è un caso che abbia citato questi ultimi. Sono loro i suoi veri alleati nel tentativo di scardinare il governo e andare alle elezioni anticipate. Da oggi il Cavaliere tifa soprattutto per loro per uscire dall’impasse in cui è finito.