Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 14 dicembre 2024
 
 

Il cavallo di Pippi ha origini preistoriche

09/11/2011  La specie maculata, bianca a pois neri, sembrava più recente. I graffiti nelle grotte erano considerati simbolici. Invece...

Il cavallo maculato è una specie realmente esistita o semplicemente è il frutto dell'immaginazione degli uomini primitivi? Di sicuro, per ora, ci sono rappresentazioni risalenti a 25.000 anni sulle pareti di alcune grotte sparse per l'Europa che ritraggono questa specie in modo dettagliato in mezzo a rinoceronti e gatti selvatici, quasi a segnalarne l'esistenza come un elemento comune. Oggi, un nuovo studio sul Dna dei cavalli preistorici potrebbe dimostrare come questi animali abbiamo abitato le lande desolate della vecchia Europa. Perciò, gli antichi graffitari che li avevano ritratti stavano veramente riproducendo ciò che vedevano.


Gli archeologi hanno trovato in tutta Europa più di 100 grotte con dipinti raffiguranti circa 4.000 animali, la maggior parte dei quali concentrati nel Sud della Francia e nel Nord della Spagna. In circa un terzo di queste grotte sono state rintracciate raffigurazioni di cavalli marroni o neri in tutto e per tutto simili a quelli che esistono ancora oggi. Inoltre sono stati trovati, in un numero inferiore di grotte dipinti di cavalli bianchi a pois neri (a molti tornerà in mente Zietto, il cavallo di Pippi Calzelunghe). Fino ad oggi si pensava che fosse apparso più tardi e che gli uomini preistorici non lo conoscessero. Uno studio iniziato nel 2009 sul Dna delle ossa di circa 90 cavalli preistorici, datati dai 12.000 ai 1.000 anni fa, ha dimostrato l'esistenza di esemplari con il mantello nero e marrone. Nessuna traccia genetica, invece, del cavallo maculato.

Il nuovo documento, pubblicato su "Proceedings of the national academy of sciences”, invece, confermerebbe l'esistenza del cavallo maculato già ai tempi dei dipinti sulle pareti delle grotte. I ricercatori, guidati dai genetisti Arne Ludwig del “Leibniz institute for zoo and wildlife research” di Berlino e Michael Hofreiter dell'università di York nel Regno Unito hanno analizzato i Dna di 31 esemplari di cavalli preistorici vissuti tra la Siberia e l'Europa occidentale, datandoli tra 20.000 e 2.200 anni fa. Diciotto di questi erano marroni e 7 neri, di cui 6 avevano una variante genetica chiamata LP, che corrisponde al cavallo maculato arrivato ai giorni nostri. Dei dieci cavalli dell'Europa occidentale la cui datazione è risalente a circa 14.000 anni fa, ben 4 avevano il marker genetico LP. Il cavallo a pois non sarebbe stata una specie così rara all'epoca a cui risalgono i dipinti nelle grotte.

Sul perché questa specie sia diventata rara dopo che fino a 14.000 anni fa era tanto diffusa bisogna ancora da fare chiarezza: i ricercatori fanno notare che oggi alcuni cavalli con due copie del gene LP soffrono di cecità notturna, patologia che per i loro antenati preistorici sarebbe stata letale trasformandoli in vittime facili per i predatori.

Tag:
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo