«Un giovane dalla faccia comune, tarchiato per quanto non basso di statura e dalla vocina di donna»: così l'arcivescovo di Genova, cardinale Giuseppe Siri, definisce un giovane teologo che ha appena incontrato il 21 ottobre 1962. Quel teologo tedesco è Joseph Ratzinger, consulente del cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia, che a una riunione di cardinali presenta una sua proposta di schema conciliare sul tema delle fonti della Rivelazione. Un testo che per Siri può essere «al massimo buono per scriverci una lettera pastorale, stile lettera a Diogneto, e non degno di essere equiparato a un testo conciliare».
L'episodio è racconatato da Gianni Valente nel volume Ratzinger al Vaticano II, che le Edizioni San Paolo, con straordinario tempismo, mandano il libreria in questi giorni. «C’è un tratto inconfondibile», scrive Valente nel volume che analizza e descrive eil ruolo di Ratzinger, dapprima consulente dell'arcivescovo di Colonia quindi perito , durante tutte le sessioni conciliari. «Come una nota di fondo che risuona da più di cinquant’anni nei pensieri, nelle parole e nelle iniziative concrete che Joseph Ratzinger ha rivolto e continua a dedicare al Concilio Vaticano II: la Chiesa è di Cristo. Vive nel mondo come riflesso della Sua luce. Cresce nel mondo in forza della Sua grazia. Era questo il volto più intimo della Chiesa che il Concilio voleva riproporre al mondo, nel suo intento di aggiornamento».