I lettori di Famiglia Cristiana ricorderanno sicuramente il nome di Patrizia Brero: per trenta anni è stata la segretaria prima di redazione poi di direzione e da pochi mesi è andata in pensione. Ha sempre coltivato un grande interesse per l'arte unito a una grande sensibilità; e ora ha deciso di dare una forma a questa sua passione. Dalla sua collaborazione con la fotogiornalista Antonella Di Girolamo è nata la mostra fotografica Acciaio fragile, che ha come scopo quello di sensibilizzare le persone sul tema dei disturbi della salute mentale. La mostra sarà inaugurata al Pantheon di Roma il 2 novembre alle 16, preceduta da un concerto dell'Insigne Cappella Musicale di S. Maria ad Martyres. L’obiettivo della mostra fotografica, che mostra volti di uomini e donne, è quello di scardinare uno dei tanti tabù ancora presenti nella nostra società, diagevolare la conoscenza dell’argomento e stimolare l’ascolto e il sostegno nei confronti di chi soffre di queste patologie psichiche. Sono stati realizzati i ritratti di persone che si sono rivolte allo psicoterapeuta, all’analista o allo psichiatra e che ne hanno tratto dei benefici e/o sono giunti ad una risoluzione definitiva. Donne euomini di età compresa tra i 24 e gli 85 anni, eterogenei per provenienza e professione, che ci hanno “messo la faccia”, consapevoli che il loro messaggio positivo possa essere d’aiuto a chi sta soffrendo. Queste patologie sono, per la maggior parte, oggettivamente visibili e socialmente accettate, nonché umanamente comprese. Ma quando ad ammalarsi sono la nostra mente e la nostra anima lo stigma che persiste nella nostra società fa sì che la negazione e il rifiuto prendano il posto della consapevolezza e dell’accettazione. Perché è così imbarazzante rivolgersi a uno psichiatra? Spesso chi afferma di avere questo tipo di sofferenza, ammesso che abbia il coraggio di dirlo a qualcuno, inizialmente si vede sottovalutare i sintomi dagli amici, dalla famiglia o dal gruppo di appartenenza e, non raramente, l’incoraggiamento si trasforma in risposte e atteggiamenti sminuenti.
«Cosa ti manca? Hai tutte le carte in regola per essere felice»
«Pensa a chi sta male davvero, cosa vuoi che sia un po’ di ansia?»
«Tirati su, devi farcela da solo»
«È una questione di volontà, datti una mossa!»
La cultura di una società performante e colpevolizzante trasforma le vittime del disagio e della malattia in artefici del proprio stato e lo star male è una sorta di colpa (e debolezza) dovuta alla propria responsabilità. Così, per non incorrere nella perdita di prestigio e addirittura di credibilità, si cerca di dissimulare il proprio dolore e si continua la recita. Fino a quando è possibile. Il mal d’anima rimane, purtroppo, imbrigliato in un vortice oscuro di silenzi e incomprensioni che ostacolano e, a volte rendono impossibile, un intervento terapeutico tempestivo, con le conseguenze che gli addetti ai lavori ben conoscono. Inoltre, sull’argomento c’è ancora molta confusione e ignoranza: spesso la situazione non viene valutata correttamente né da chi ne soffre, né dai famigliari e, a volte, neanche dagli stessi medici di famiglia. Il termine depressione viene usato troppo spesso e a sproposito, confondendolo con la tristezza, uno stato d’animo comune a tutti. Talvolta, invece, si esprimono giudizi inappropriati, etichettando le persone che hanno attacchi di panico, fobie e vari disturbi della personalità come matte, aumentando così la loro solitudine e il senso di smarrimento.
10 OTTOBRE GIORNATA DELLA SALUTE MENTALE
Per fortuna negli ultimi anni, anche in seguito alla pandemia, si sono fatti passi avanti: è stato istituito il bonus psicologo per i meno abbienti, se ne parla sui media e sui social e al 10 ottobre, Giornata Mondiale della Salute Mentale (World Health Mental) sono dedicati servizi su giornali e TV. Anche Papa Francesco, che ha ricevuto nel dicembre 2022 il premio annuale “Psicologi per la solidarietà - Assisi “per lo straordinario impegno nella promozione della pace, per la solidarietà e per l’attenzione posta alla persona, ha dichiarato ai partecipanti alla conferenza nazionale per la salute mentale che “curare il prossimo non è solo un lavoro qualificato ma una vera e propria missione” (Famiglia Cristiana 14/12/2022) e che “È’auspicabile che da una parte non manchi il potenziamento del sistema sanitario di tutela della malattia mentale, anche mediante il sostegno alle realtà impegnate nella ricerca scientifica su tali patologie, e dall’altra parte si promuovano le associazioni e il volontariato che si pongono accanto ai malati e ai loro famigliari”. (Avvenire, 25/06/2021)
Questo lavoro punta a coinvolgere la collettività, e sarebbe forse utile farlo fin dall’età scolare, affinché si abitui a considerare i disturbi della sfera mentale, dalle più leggere alle più gravi, alla stregua di quelle del corpo, dedicandogli attenzioni e cure. Parlarne con i famigliari e con gli amici, ascoltare chi soffre, con attenzione e senza pregiudizi, è il primo passo verso la guarigione. Rivolgersi a professionisti: psicoterapeuti, psicanalisti e psichiatri, che talvolta agiscono in sinergia, porta nella maggior parte dei casi alla risoluzione del problema, ma è importante riconoscere i sintomi e agire in tempo.