Con le parole abbiamo inventato il
mondo vero e quello falso. La sincerità
non è di questo mondo! E, per fare
un esempio eloquente, cito la parola
“gioco”. Una volta, ai miei tempi,
gioco significava: allegria, chiasso,
cortile, oratorio, pallone, ping pong e gambe
graffiate.
Oggi gioco può significare anche
“azzardo”, cioè tutto il contrario del gioco di
ieri. Guai se qualcuno tenta di smascherare
questo giochetto. I furbi, i mafiosi, i gestori di
bar e di locali vari giurano che l’azzardo è un
gioco. E con la parola gioco equivocata stanno
rovinando la vita a milioni di persone.
Usciamo
quindi dall’equivoco e diciamo che l’azzardo
non ha niente a che fare con il gioco e
che talvolta basta una parola gestita male per
creare disastri. Noi abbiamo dichiarato guerra
all’azzardo con dibattiti, libri, mostre, discussioni
nelle scuole, nei Comuni e nelle città.
Vogliamo che il Governo intervenga in
modo più energico e più chiaro e soprattutto
vogliamo che le famiglie non cadano in questo
ulteriore equivoco. Giorni fa il ministro
dell’Interno Alfano, a nome del Governo, ha
annunciato una iniziativa «per rivedere la disciplina
del settore con la massima garanzia
di serietà e trasparenza finanziaria».
C’è un però. Nei mass media e nei permessi
concessi con troppa facilità ai gestori dei
locali, mi pare che la massima garanzia di serietà
ci sia una volta sì e una volta no. Perché
sempre il ministro dell’Interno, sempre con
la stessa serietà, ha aggiunto una frasetta che
noi, maliziosamente, interpretiamo poco trasparente
ed emblematica. Ha tirato in ballo i
bilanci dello Stato: deve essere fatto tutto il
possibile e l’impossibile contro l’azzardo, ma
«con una particolare attenzione al bilancio».
L’Italia è un Paese che per vivere ha bisogno
dei soldi delle multe, delle bische, dei
parcheggi in seconda fila. La lotta alle evasioni
fiscali, il lavoro ai giovani, l’aiuto alle
aziende in crisi, l’apertura e la gestione più
intelligente e continua delle gallerie d’arte,
delle biblioteche, delle aree turistiche e delle
infinite bellezze italiane non potrebbero essere
fonti di reddito più serio e onesto?
Invece l’erario, non potendo perdere risorse
dal business delle slot, raccoglie sia dalla
parte giusta che dalla parte sbagliata. E allora
sia gioco per chi lo vuole gioco e sia azzardo
per chi lo vuole azzardo. L’Italia non è andata
sempre così?