Il Cottolengo è pronto ad accogliere Giovannino, un bimbo di pochi mesi, affetto da una gravissima malattia, ricoverato all’ospedale Sant’Anna di Torino, dove è nato. Un bimbo “speciale” e fragilissimo. La sua patologia si chiama ittiosi arlecchino ed è una disfunzione della pelle che, al momento della nascita, si spacca in grosse placche quadrangolari (da qui il nome). La rigidità dell’epidermide porta con sé conseguenze pesanti, che spesso si riverberano anche sul sistema respiratorio e su altri apparati. Si tratta di una malattia estremamente rara, che colpisce meno di una persona su un milione. Grazie a una serie di terapie capaci di affrontare la prima fase, quella post-natale (particolarmente delicata), oggi le speranze di sopravvivenza sono aumentate rispetto al passato, ma rimangono comunque flebili, anche perché nel tempo possono subentrare complicanze legate a infezioni.
Nato in agosto, il piccolo Giovanni è stato lasciato in ospedale dai genitori, che evidentemente non potevano prendersi cura di lui. Ma presto per il bimbo potrebbero aprirsi le porte di un’altra grande famiglia: quella della Piccola Casa della Divina Provvidenza (nota a tutti come il Cottolengo, dal nome del suo fondatore), storica cittadella torinese dell’accoglienza. Una famiglia che da sempre, senza dare giudizi e senza far prediche, sa aprire le porte e il cuore a chi è più fragile. Poche ore dopo aver appreso la storia di Giovannino dal quotidiano La Stampa, padre Carmine Arice (superiore generale del Cottolengo) ha riunito i responsabili della struttura. E insieme hanno deciso di farsi avanti. «Caro Giovannino, vorremmo pensare un’accoglienza degna del valore infinito della tua esistenza, con tutto ciò che sarà necessario e nelle modalità che richiede una situazione così particolare come la tua: insomma una casa con persone che ti vogliono bene e si prendono cura di te fino a quando sarà necessario». Così scrive il Padre Generale in una toccante lettera indirizzata al bimbo.
«Se poi ci sarà una famiglia, con un papà e una mamma che vorranno essere tuoi genitori, saremo contenti di affidarti a loro» prosegue padre Arice. «Quello che ci preme dirti ora, e che questa mattina con Madre Elda e Fratel Giuseppe abbiamo subito pensato, è che tu una casa ce l’hai: la nostra casa è la tua casa! E siamo certi che la Divina Provvidenza, in sinergia con le istituzioni che vorranno aiutarci, non mancherà di dare tutto il necessario».
«Naturalmente siamo pronti a modulare la nostra risposta in base alle esigenze», ci ha poi spiegato il Padre Generale della Piccola Casa, «che si tratti di un’accoglienza ospedaliera oppure di un modello casa-famiglia». Sicuramente la particolarissima condizione di Giovannino richiederà cure continue e fortemente individualizzate. In questo senso sicuramente il Cottolengo dispone di competenze specifiche, visto il suo costante sostegno a situazioni di fragilità «E se sarà necessario fare un lavoro di rete, ad esempio affiancando una famiglia che si prenda cura del piccolo, saremo felici di poterlo fare».