Un giorno e mezzo a Cipro, poi Atene e, per chiudere, l’isola di Lesbo. Papa Francesco ha scelto il Mediterraneo orientale come tappa natalizia del suo pellegrinaggio di pace. Gli incantevoli paesaggi che, nel pur nell’intenso programma di cinque giorni, ha la gioia di contemplare si incrociano, di fatto, con le grandi domande che interrogano – oggi come non mai – l’umanità. Il “cambio d’epoca” di cui il Pontefice parla spesso ha qui il volto dei migranti che incontra a Lesbo, il retrogusto amaro della divisione politica dell’isola di Cipro e il sapore intenso del dialogo ecumenico, che anche grazie a lui continua a pieno ritmo, forse anche incoraggiato dal clima di un’Europa delle istituzioni in conclamata crisi d’identità – il pensiero corre alla commissaria europea maltese Helena Dalli, che qualche giorno fa ha tentato, invano, di cancellare a colpi di decreto il Natale dai documenti dell’Unione. Una visione, purtroppo, a forti tinte ideologiche.
L’isola di Cipro rientra nella giurisdizione del Patriarcato latino di Gerusalemme e fa parte della Custodia di Terra Santa. Gli annali storici ricordano che dal 1291 al 1330 l’isola – che dal 1974, dopo l’invasione turca, è divisa in due parti –, è stata addirittura sede della Custodia.
L’attuale Custode, il Frate Minore Francesco Patton, è molto fiducioso sugli esiti della visita del Pontefice: «Penso che sia un segno di grande incoraggiamento su vari fronti. A Cipro c’è una forte componente cattolica, composta da circa 29 mila credenti, di cui 3 mila Maroniti e il resto di rito latino. Questa componente, peraltro, è composta per il 90% da lavoratori esterni, provenienti da altri Paesi per motivi di lavoro». Il tema ecclesiale, quindi, riguarda un futuro ecclesiale da incoraggiare: «Il primo sogno di papa Francesco è quello di una Chiesa, e quindi anche di una società, in cui i migranti si sentano a casa e non stranieri».
Cipro ha la maggior percentuale in Europa di rifugiati per numero di abitanti. I barconi arrivano soprattutto nelle coste sotto il controllo della Repubblica Turca di Cipro del Nord e poi entrano nella Repubblica di Cipro, la parte “europea” dell’isola, attraverso le tante falle lungo la “linea verde” del confine che taglia l’isola dal 1974, quando si consumò l’invasione dell’esercito turco e segnò l’inizio della divisione dell’isola in due parti. «Ci sono campi di rifugiati in entrambe le parti», dice il Custode. I segni dell’accoglienza sono proprio per primi i Francescani a darli. «Un nostro frate ha iniziato da tempo un servizio pastorale in alcuni campi nella Repubblica di Cipro, dove vivono molti rifugiati africani cattolici. Va a celebrare la Messa e a portare conforto spirituale a gente molto provata e dal futuro incerto». Ma anche nella parte nord dell’isola ci sono attività legate ai Frati Minori: «Abbiamo la Messa per gli studenti nigeriani all’università di Famagosta e per quelli della parte turca di Nicosia. Assistiamo anche i fedeli a Kyrenia, dove la Custodia aveva una presenza significativa prima della divisione dell’isola. Sono segni di speranza che speriamo la visita di Papa Francesco possa migliorare ulteriormente».
Il secondo sogno è già in parte realtà e riguarda il fronte ecumenico. «La maggior parte della popolazione è ortodossa e constatiamo da tempo una grande collaborazione e dialogo tra loro e noi», chiarisce il Custode. «Nei luoghi in cui noi non abbiamo strutture ci hanno messo a disposizione cappelle e chiese per il culto, un segno molto forte». L’incontro con Chrysostomos, l’arcivescovo ortodosso di Cipro, e Francesco inanella un’altra tappa del cammino insieme.
Un altro tema - e anche un sogno - caro a papa Francesco è quello politico. «Il tema della riconciliazione tra la parte nord, la Repubblica Turca di Cipro del Nord, e quella sud dell’isola, la Repubblica di Cipro, è un tema nell’agenda di Francesco. Il dialogo tra le due parti si è raffreddato ultimamente e noi tutti speriamo che la sua visita ridia speranza per il superamento di questa frattura».
Il riferimento all’apostolo Barnaba, originario di Cipro, ispirerà lo “spirito di Francesco” in questi luoghi. «Una figura capace di ispirare la realtà ecclesiale di cooperazione e apertura allo Spirito e di condivisione radicale».
La preghiera della Chiesa universale accompagna Papa Francesco, migrante fra i migranti.