È il gruppo di auto mutuo aiuto lo strumento chiave per uscire dal tunnel della dipendenza da azzardo. Tutte le associazioni impegnate su questo fronte lo confermano, e propongono alle persone in cerca di aiuto questa esperienza, che ha la sua forza nella condivisione.
La figura chiave di volontario in queste associazioni è il facilitatore, a volte (specie all’inizio) uno psicoterapeuta che mette a disposizione un po’ del suo tempo, più spesso un ex giocatore, o ancora una persona motivata a offrire questo tipo di aiuto.
I volontari sono ancora una volta fondamentali, anche perché solo dal 2012, con il decreto Balduzzi, i giocatori patologici hanno diritto all’assistenza da parte dei servizi sanitari. “E comunque molti di loro non accettano di rapportarsi con le istituzioni”, dice Giuseppina Nosé, presidente dell’associazione mantovana Oltre La Siepe,che ha attivato dal 2012 il gruppo “Punta su di me” lanciando un corso di formazione con il supporto di uno psicologo esperto. “Abbiamo avuto un successo incredibile, cinquanta iscritti. Oggi possiamo contare su dieci facilitatori formati, addirittura superiori al fabbisogno”.
Il gioco patologico è una vera dipendenza, come la droga e l’alcol, ma può rimanere nascosta per un tempo molto più lungo, perché il giocatore non ammette di avere un problema nemmeno con se stesso. “Il problema esplode quando finiscono i soldi” spiega Carlo (nome di fantasia), piemontese, volontario attivo di Giocatori Anonimi, una rete nazionale di 70 gruppi di auto-aiuto ispirata alla ben più nota esperienza internazionale degli Alcolisti Anonimi. “Anche per me, come per quasi tutti, il punto di svolta è arrivato quando non ce la facevo più economicamente. All’inizio giocavo piccole somme come passatempo, con i miei amici. E’ stata una vincita più grossa a illudermi di poter diventare ricco in questo modo… ovviamente è successo il contrario. Adesso non gioco da due anni e partecipo regolarmente alle riunioni settimanali del gruppo, come facilitatore. Nella nostra esperienza, più del 70% dei giocatori patologici si recupera, e la stragrande maggioranza rimane come volontario”.
"Io da solo non avrei mai riconosciuto di avere un problema. Il giocatore è un mentitore, anche a se stesso"
Giocatori Anonimi si autofinanzia al 100% attraverso la “settima”, un’offerta libera richiesta ai soci durante le riunioni; i costi sono comunque molto bassi, anche perché questa associazione si avvale quasi esclusivamente dell’auto-aiuto.
E’ una posizione non condivisa da altre realtà, che considerano invece indispensabile il supporto di psicologi e psicoterapeuti. Come AND - Azzardo e Nuove Dipendenze, associazione di promozione sociale composta esclusivamente di professionisti, spiega la presidente di AND, Roberta Smaniotto, psicoterapeuta. “Secondo noi, il supporto di uno specialista è indispensabile, anche perché quasi sempre il gioco patologico deriva da problemi preesistenti, personali o familiari. Dunque lo psicologo/psicoterapeuta è presente in tutti i servizi di AND, dallo sportello di aiuto, fisico e telefonico ai gruppi quindicinali di sostegno”.
Dove il volontariato non arriva, si cercano finanziamenti, per offrire servizi sempre gratuiti per gli utenti, ma retribuendo i professionisti, come nei due ambulatori di Ispra (VA) e Como, aperti grazie al contributo della Regione Lombardia.
La famiglia è invece al centro dell’associazione di volontariato Logos di Salerno,una realtà attivissima del Sud, punto di riferimento per tutta la Campania. Logos si occupa da 25 anni di alcolismo e dal 2003 si occupa anche di gioco patologico. “Il termine ludopatia a noi non piace, perché chiama in causa il gioco vero, che con l’azzardo non ha proprio nulla a che vedere” dice il presidente Stefania Pirazzo, di professione assistente sociale e counselor. “Preferiamo parlare di dipendenza. Il nostro approccio coinvolge a 360 gradi la famiglia ed è un po’ diverso dai Giocatori Anonimi, che preferiscono un percorso più individuale. Dunque tutti gli interventi coinvolgono la famiglia intera, compresi i figli minori. Può sembrare che non si accorgano di nulla, invece i ragazzi sono spesso i primi a sentire il problema, e, durante il percorso di recupero, i più acuti nell’osservare i comportamenti”.
Lo conferma Giuseppe, per quasi trent’anni giocatore accanito e oggi, dopo il percorso con Logos, facilitatore dei gruppi di auto mutuo aiuto e presidente di una nuova associazione, Famiglie in Gioco. “Io da solo non avrei mai riconosciuto di avere un problema. Il giocatore è un mentitore, anche a se stesso. Sono uscito dal tunnel solo grazie a mia moglie, che non mi ha lasciato alternative”.
Oltre ai punti di ascolto - in sede a Salerno e via telefono - e ai gruppi di mutuo aiuto, Logos ha creato anche una comunità residenziale per i casi più difficili, Il Focolare. Infine è attivissima sulla sensibilizzazione nelle scuole, con decine di interventi in Campania, Basilicata e Calabria.