«Il Figlio dell’uomo non è venuto a giudicare il mondo, ma a salvarlo» (Gv 3,17). Lo dice Gesù nel Vangelo, liberandoci da una visione crudele e vendicativa di Dio, perché possiamo vivere con fiducia e speranza e non lasciarci opprimere dai nostri peccati. Ritenere i terremoti e altre calamità naturali espressioni del “castigo divino” comporta una radicale ingiustizia e una visione distorta del Dio amore: in queste occasioni periscono giusti e ingiusti, innocenti e colpevoli, credenti e non. Meditare sui nostri limiti e sul nostro peccato, piuttosto che orientarci verso il castigo divino, dovrà suggerirci di ripensare noi stessi, facendo leva sul bene che possiamo compiere e che, in occasione di calamità naturali, siamo chiamati a donare a coloro che soffrono, accompagnando con la preghiera quanti hanno subito la morte e il lutto. Il messaggio evangelico prevede anche il castigo, ma non in questa vita terrena e in maniera sommaria e deprecabile. Il Dio di Gesù Cristo non è un tiranno crudele e vendicativo, ma si chiama “Amore” e “Misericordia”.