Messaggi sgradevoli su Facebook, foto che circolano su
internet senza autorizzazione, stalking attraverso sms e altri programmi
di messaggistica. Una preoccupante sfaccettatura del bullismo è quella
dal volto tecnologico. Molti ragazzi sono presi di mira già intorno ai
12-13 anni, quando avere il cellulare in tasca diventa un'arma per
colpire i più deboli, terrorizzarli, ricattarli.
Il fenomeno non coinvolge soltanto le grandi città. Anche a Cremona,
72mila abitanti, qualche caso c'è stato, ma l'intervento di genitori e
responsabili scolastici ha evitato conseguenze spiacevoli. Fra i dati
che emergono, uno è chiaro: non c'è distinzione tra maschi e femmine,
insulti e minacce coinvolgono entrambi i generi.
Scuola media “Antonio Campi”, vicino al centro cittadino. Due ragazze
fotografano alcune compagne di scuola negli spogliatoi e minacciano di
pubblicare le fotografie su internet. Genitori e docenti si accorgono
del problema e fermano la diffusione delle immagini, mai apparse sul
web. La scuola procede alla sospensione e al riorientamento delle
studentesse. Ma è difficile riuscire a penetrare in questo mondo quando i
ragazzi si trincerano nel silenzio. Accanto a loro, i genitori si
dicono «disarmati di fronte alla nuova comunicazione mediatica dei
giovani, non solo in relazione ai social network, ma anche per
l'utilizzo che viene fatto di cellulari e tablet».
Altro caso, questa volta alle superiori: due studentesse dell'istituto
professionale “Einaudi” si scambiano insulti su Facebook a sfondo
razzista. Dal web al diverbio in classe, il passo è breve e scatta
immediatamente l'intervento del personale docente e della presidenza.
Secondo il preside di entrambi gli istituti,
Carmine Filareto,
non bastano denunce alla Polizia Postale o chiusure d’ufficio dei blog
studenteschi per violazioni di privacy o diffusione di frasi
oltraggiose. «S
ervono altri metodi per arginare il problema» e
il dilagante fascino del web che sempre più spesso conduce a utilizzi
impropri, come il fenomeno dello "spotted", spesso già a partire dai
giovanissimi. «Davanti alle nuove modalità di comunicazione tra
i giovani non si possono chiudere gli occhi o impedirne l’utilizzo -
spiega il dirigente scolastico -. Occorre un approccio che contempli
anche la possibilità di fornire strumenti di conoscenza ai genitori».
Per questo ha organizzato un convegno ad hoc, alla presenza di esperti
che hanno fornito una sorta di guida per le famiglie.