(Nella foto: l'arcivescovo di Bruxelles Josef De Kesel)
Il Belgio impiegherà molto tempo a riprendersi dalle ferite degli attentati di martedì 22 marzo: la voce rotta dall’emozione del re Filippo e della sua consorte durante il loro discorso al Paese hanno espresso lo stato d’animo di tutto una nazione. Anche la Chiesa belga ne è partecipe e cerca di diffondere attraverso i media un messaggio di pace. L’arcivescovo di Bruxelles, monsignor Jozef De Kesel, ha commentato il doppio terribile attentato che ha colpito la capitale. “Siamo letteralmente sotto choc. Non sappiamo ancora se quello che è accaduto sia una risposta all’arresto di Salah Abdeslam o se gli attentati fossero previsti da tempo, ma in ogni caso non ci aspettavamo niente di simile”. De Kesel ha ricordato come ogni cittadino avrebbe potuto essere una vittima e ha ringraziato per il sostegno ricevuto, dal messaggio di cordoglio e vicinanza espresso da Papa Francesco.
“Mi trovavo all’aereoporto di Zaventem la la settimana scorsa, stavo tornando proprio da Roma. Mi capita anche di passare più volte al giorno dalla stazione di Maelbek” ha riferito al settimanale francese La Croix. “I messaggi ricevuti dal Papa e dai vescovi del mondo intero sono di grande aiuto. Questi segni di fratellanza ci fanno sentire uniti, ci fanno capire che possiamo, insieme, sconfiggere il male. Mi chiedo cosa possa fare ora la Chiesa per le vittime, per la società belga…” Nell’aereoporto di Zaventem, la cappella è stata messa a disposizione per i superstiti e per le famiglie delle vittime. Un cappellano ieri cercava di portare un po’ di conforto alle persone sotto choc. Entravano in piccolo gruppi, chi in silenzio con gli occhi sgranati ancora pieni di terrore, chi singhiozzando sommessamente, hanno riferito alcuni impiegati di Air France presenti sul posto. Oggi lo scalo é off limits: tutti i voli sono stati deviati verso Ostende, Charleroi o Liegi. Monsignor De Kesel, sollecitato dai giornalisti, non nasconde le sue paure per il futuro: “La tentazione sarà senza dubbio quella di prendersela coi rifugiati, coi migranti, contro i musulmani in generale. Gli islamici sono nostri concittadini, fanno parte della nostra comunità e non hanno colpe per quello che è accaduto”.
Intanto a Bruxelles, la sera di martedì dopo l’attentato, la Messa del Crisma prevista nella cattedrale di Saint Michel-et-Gudule è stata annullata per volontà dell’arcivescovo. “Non avevamo nessun ordine particolare da parte del prefetto o della polizia, ma non ce la sentivamo di celebrare la Messa dopo questo massacro”. In un comunicato apparso poco dopo gli attentati, l’insieme dei vescovi del Belgio hanno invitato a pregare per le vittime. “I vescovi sono costernati nell’apprendere la notizia dell’attentato a Zaventem e nel centro di Bruxelles e condividono l’angoscia e il dolore delle migliaia di passeggeri coinvolti, delle loro famiglie, degli impiegati delle compagnie aeree e delle squadre di soccorso ancora una volta impegnate ad affrontare una situazione così tragica. Che tutto il Paese possa vivere queste ore con grande responsabilità e civiltà”. Anche in questo comunicato ufficiale, il tono formale tradisce la preoccupazione.
Si legge tra le righe l’apprensione per quanto accadrà nei prossimi giorni e mesi, per gli episodi di razzismo e di intolleranza che potrebbero aver luogo, per le vendetta fai-da-te di cui potrebbero essere vittime altri innocenti. In Belgio è presente una nebulosa di piccole associazioni a sfondo razzista come la NS Wallonie, fanatici di Adolf Hitelr e di Léon Degrelle (nazista belga, negli anni Trenta fondò il partito di estrema destra Rex) e sul Web fioccano già le minacce, gli insulti, l’invito alla rappresaglia nei confronti della comunità islamica. Il monito della Chiesa affinché si risponda al terrorismo con “responsabilità e civiltà” è dunque più che mai opportuno.