«Non lo dice con le parole, ma il suo amore me lo dimostra tutti i giorni». Nicole è volata in cielo mentre era tra le braccia di mamma Michela. Un legame più che altro fatto di sguardi, perché la bimba di sei anni, era affetta fin dalla nascita da tetraparesi spastica, una patologia degenerativa che non le permetteva di parlare e di muoversi autonomamente. Ma il suo sorriso era sufficiente. Per mamma Michela e papà Igor era “Vitamina Nicole”, per l'energia e il coraggio che i suoi occhioni riuscivano a trasmettere.
Si faceva amare, Nicole, da chiunque. Ieri (27 dicembre) don Gianfranco Reghelin, arciprete della parrocchia di Sant'Antonio di Marostica (Vicenza), ha celebrato il funerale della piccola, morta la vigilia di Natale. Ne ha raccontato la storia, il duro percorso di vita, ma anche il coraggio della famiglia e la solidarietà che, quando meno te l'aspetti, fa capolino. Alla fine della messa, sul sagrato della chiesa, le maestre di Nicole e i suoi compagni di classe, hanno sciolto sei palloncini bianchi, uno per ogni anno di vita di Nicole; sono volati in cielo con le scritte: “Ti salutiamo e ti ringraziamo per quello che ci hai donato”.
La solidarietà a cui faceva riferimento il parroco è quella dei colleghi d'azienda, la “Brenta Pcm spa” di Molvena, che produce stampi per il settore automobilistico, dove mamma Michela lavora come aiuto magazziniere.
Per anni Michela era riuscita a barcamenarsi tra ferie e permessi per stare accanto alla figlia ma, negli ultimi mesi, la bambina si era aggravata; l'ospedale di Bassano non era più adeguato, ed era stato necessario ricoverare Nicole all'hospice pediatrico di Padova dove, però, era richiesta la presenza quotidiana della mamma. Avendo Michela esaurito le ferie e il congedo previsto dalla legge 104, non le era rimasta altra alternativa se non chiedere all'azienda un'aspettativa. E lì è partita la colletta dei colleghi, che ha fatto subito il giro dei media, come la “favola di Natale”. Un dono di dieci mesi di ferie retribuite, reso possibile dalla direzione dell'azienda che aveva comunicato l'iniziativa al personale, spiegando anche le modalità per partecipare. Così, un centinaio di dipendenti si sono presentati all'ufficio del personale, regalando a Michela qualche ora, un giorno, una settimana, a seconda delle possibilità. In totale, 198 giorni, ai quali l'azienda ha aggiunto un'ulteriore settimana; insomma, quasi un anno senza perdere lo stipendio. Purtroppo, quel tempo non è servito. Nicole, che i genitori avevano voluto a casa per starle il più possibile vicino, non ce l'ha fatta. Neppure i macchinari che l'aiutavano a respirare hanno potuto nulla, davanti ad una crisi più pesante delle altre.
«Era una bambina molto affettuosa, molto sensibile alle presenze, alle attenzioni, che non le sono mai mancate, sia da parte della famiglia, che aveva quest'unica figlia, che della zia e degli amici», ha detto don Reghelin. «Hanno contribuito in molti ad aiutare Michela con la piccola, mentre lei era al lavoro. La sofferenza di un bambino è inspiegabile, eppure non ho sentito disperazione. È una famiglia unita. Benché molto provata, in questi giorni ho potuto constatare la semplicità, la grande dignità e la forza di questi giovani genitori».
Mandiamo il nostro saluto a Nicole, attraverso il pensiero dei bambini della sua scuola, che una maestra ha letto al funerale: “Noi delfini oggi siamo un po’ arrabbiati con Gesù Bambino che ha voluto in cielo la nostra amica Nicole. Ma forse l’ha fatto perché anche lui voleva giocare con la nostra amica super meravigliosa. E allora gliela lasciamo, chiedendogli però che la tenga sempre per mano”.
Nella foto: la piccola Nicole con mamma Michela