I concerti dell’ora sesta (cioè a mezzogiorno). Poi quelli del sorbetto (alle 17, con degustazione finale di un sorbetto al limone). Alle 21 le opere liriche, sempre in scena in luoghi aperti (il cortile del Palazzo Ducale, il Chiostro di San Domenico, una masseria di campagna). Dopo l’opera il momento in cui “canta la notte”, con altri eventi che terminano dopo la mezzanotte.
Si fa e si ascolta musica tutto il giorno al Festival della Valle d’Itria, che da 43 anni si svolge nella cittadina pugliese di Martina Franca. Si tratta di uno dei Festival musicali più originali che si svolgono in Italia. Per il contesto (una delle località più eleganti della Puglia), per la quantità di eventi, per la qualità artistica dei concerti e delle opere, in cui vengono messi alla prova molti giovani della Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”.
I titoli scelti a Martina Franca non sono scontati. Ogni anno il presidente Franco Punzi, il direttore artistico Alberto Triola e il direttore musicale Fabio Luisi vanno a pescare tesori dimenticati del repertorio operistico. Nel 2016 fu proposta in prima mondiale assoluta la “Francesca da Rimini” di Saverio Mercadante, quest’anno si è scelta “Margherita d’Anjou”, melodramma semiserio di Felice Romani del 1820 messo in musica da Giacomo Meyerbeer. Il giovane regista sudafricano Alessandro Talevi ha scelto una lettura contemporanea, ambientando l’opera in una animata e colorata fashion week londinese. Non è mancata qualche contestazione, ma l’allestimento moderno ha dato vivacità a un libretto non memorabile, mentre l’esecuzione musicale, affidata alla bacchetta di un direttore serio e affidabile come Fabio Luisi, è stata impeccabile.
Anche la proposta di “Orlando furioso”, opera composta da Antonio Vivaldi e chiaramente ispirata dal capolavoro di Ariosto, ha visto la collaborazione fra un direttore affermato (lo svizzero Diego Fasolis, alla guida del gruppo I Barocchisti) e un giovane regista, Fabio Ceresa. È stato un grande successo, sia per la suggestione delle scene (la luna, l’ippogrifo, la grotta di Alcina, il gigante che duella con Orlando) sia per la bellezza della musica di Vivaldi, esaltata sia dagli orchestrali che dai solisti di canto in scena (Sonia Prina vestiva i panni di Orlando).
Il cortile di Palazzo Ducale ha ospitato anche la rappresentazione di “Un giorno di regno”, un’opera giovanile di Giuseppe Verdi (la compose a 27 anni). Notevole la parte musicale affidata alla bacchetta del giovane direttore Sesto Quatrini. Vederlo dirigere (fra l’altro indossava un elegantissimo frac che gli avrebbe fatto fare un figurone sul podio del Concerto di Capodanno) è stato uno spettacolo più elettrizzante di quello allestito sulla scena. Sempre suggestiva l’opera in masseria (“Le donne vendicate” di Piccinni), in cui si è fatto apprezzare il giovale tenore pugliese Manuel Amati. Frizzante il “Gianni Schicchi” di Puccini allestito nel piccolo spazio del Chiostro di San Domenico, con un complesso musicale quasi cameristico che ha esaltato le sfumature della partitura. Note di merito per il direttore Nikolas Nägele, lo strepitoso Gianni Shicchi di Domenico Colaianni, l’elegante Rinuccio di Nestor Losàn.
Da segnalare, fra gli spettacoli notturni, quello dedicato a Claudio Monteverdi, di cui ricorre il 450º anniversario della nascita. Il regista Giacomo Ferraù, alla guida della compagnia teatrale Eco di Fondo, ha messo in scena alcuni madrigali e il Ballo delle Ingrate, con un allestimento molto curato, originale, che non ha prevaricato la musica sublime di Monteverdi, eseguita dall’Ensemble barocco del Festival, diretto da Antonio Greco.
Il Festival ha reso omaggio al maestro, critico musicale e musicologo Rodolfo Celletti, di cui si celebra il centenario della nascita. Celletti fu direttore artistico del Festival della valle d’Itria dal 1980 al 1993. Il Premio a lui intitolato è stato consegnato al tenore messicano Ramon Vargas.