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sabato 14 settembre 2024
 
La grande musica
 

Il Festival Verdi nelle piazze e nei parchi di Parma

10/09/2020  Si inaugura domani fino al 1 ottobre il Festival Verdi tra opere e recital. L'intervista al direttore d'orchestra Roberto Abbado

“Si tratta anzitutto di un forte segno di ripartenza anche culturale del nostro territorio”: lo ha dichiarato Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma e Presidente della Fondazione Teatro Regio, presentando “Scintille d’opera”, XX edizione del Festival Verdi (11 settembre – 10 ottobre, a Parma e Busseto. Sito www.teatroregioparma.it). “Quest’anno il Festival Verdi per la prima volta nella sua storia avrà luogo nel teatro all’aperto allestito al Parco Ducale, nel cuore della città, di fronte al monumentale Palazzo Ducale, grazie alla collaborazione con il Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri”. Nel programma non solo opera (in forma di concerto) e concerti (una Messa da Requiem, una serata con Valerij Gergiev e il Gala Verdiano di Luca Salsi), ma molte proposte collaterali, spesso adattate alla particolare situazione: come “Caravan verdiano” che porta La traviata a tu per tu col pubblico nelle piazze di Parma, Busseto, Zibello, o “Verdi sotto casa” con gli artisti che diventeranno cantastorie verdiani. E se Michele Mariotti dirigerà (e sarà la sua prima volta) un Ernani, l’attenzione e la curiosità degli appassionati si concentra soprattutto sul Macbeth, nella versione di Parigi del 1865 (11 settembre e replica il 13). Cast composto da Ludovic Tézier, come protagonista, Davinia Rodriguez (Lady Macbeth), Riccardo Zanellato, Giorgio Berrugi, David Astorga (Malcolm). Il direttore musicale del Festival Roberto Abbado (interprete anche della citata Messa da Requiem) ne sarà il direttore, ed a lui chiediamo quali siano le novità rispetto al Macbeth che siamo abituati a vedere e sentire? “Innanzitutto è una versione dell’opera che il pubblico non ha mai più ascoltato dopo la prima parigina del 1865. Musicalmente è l’edizione che tutti noi conosciamo, quella scritta 19 anni dopo la prima andata in scena a Firenze. Ma la lingua è il francese. Verdi, che volle rimaneggiare il libretto con Piave, non si occupò affatto della traduzione: che peraltro mantiene tutte le note scritte da Verdi, tutto il testo, ed ovviamente presenta solo qualche variante ritmica per la differenza degli accenti e suona in modo diverso”. Il suono di Verdi e la sua aderenza a Shakespeare sono fra le espressione del suo genio: “ed ad essere sinceri forse la versione del 1847 è ancora più fedele al sommo drammaturgo. Ma ciò sempre colpisce in Verdi è la forza musicale che sa imprimere alla parola, dopo aver compiuto la sintesi drammaturgica ed aver individuato i personaggi della vicenda. Che in Macbeth sono tre: il protagonista, la Lady e le streghe. Ciò che poi caratterizza Verdi è che ogni opera propone uno stile diverso, lo stile del momento. Verdi cioè non rimaneggia il suo primo Macbeth del 1847, riprendendo lo stile dell’epoca della scrittura, ma scrive un’opera nel suo stile del 1865”. Ecco perché ogni opera di Verdi è riconoscibile, diversa dalle altre: “C’è una parola che sintetizza questo concetto che altrimenti richiederebbe molte spiegazioni, implicando armonia, melodia, drammaturgia, orchestrazione, tanti fattori, ed è una parola che Verdi stesso ci ha indicato, dimostrandosi un genio anche in questo: tinta. Ecco, ogni opera di Verdi possiede una tinta diversa, e questo vale anche per le due versioni di Macbeth”. Veniamo all’attualità: non è facile rappresentare l’opera in questo periodo di distanziamento. Quali sono i problemi? “Il Regio di Parma è troppo piccolo ed il pubblico presente sarebbe stato in numero esiguo. Quindi svolgiamo le prove all’interno e poi ci spostiamo all’aperto. Certo, l’opera lirica è la forma di spettacolo più complessa ed affascinante che ci sia, e senza l’allestimento scenico perde molto. Diciamo che in questo caso il pubblico potrà concentrarsi di più sulla musica, sulle voci: e per esempio apprezzare le ricchezze musicali di quest’opera, come l’estrema varietà di canto richiesta ai protagonisti, che è anche una novità per il sommo autore: quello sussurrato, quello a mezza voce, quello che esprime il moto dell’anima, addirittura quello a “voce muta”, come è scritto in partitura”. 

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