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giovedì 12 giugno 2025
 
Domande
 

Il figlio con il pensiero della morte. Quando preoccuparsi?

30/11/2015  «Nostro figlio è tornato a casa dalle vacanze con un “chiodo fisso” che l’ha molto turbato: il pensiero di morire...». Due genitori scrivono al nostro esperto Fabrizio Fantoni. Ecco cosa risponde

Nostro figlio è tornato a casa dalle vacanze con un “chiodo fisso” che l’ha molto turbato: il pensiero di morire, per cui non vale la pena di darsi da fare, di studiare o di impegnarsi nella vita, perché tutto è destinato a finire. Lui, un ragazzo di 17 anni attivo e allegro, ha passato alcune settimane molto tristi e difficili, noi gli abbiamo parlato molto, abbiamo provato a fargli vedere la bellezza della vita e anche la speranza che nasce dalla fede. Adesso è decisamente più tranquillo, ma di tanto in tanto lo vediamo ancora incupito e assorto. Dobbiamo preoccuparci?
FEDERICO E MIRELLA

Carissimi, al pari della vecchiaia estrema, l’adolescenza è l’età della vita in cui il confronto con la morte si fa più intenso. Dove la vita è più rigogliosa, è inevitabile che si insinui il pensiero della sua caducità. Ma anche una domanda sul significato ultimo di tanta energia e di tanto movimento: verso dove? Sembra che lo sguardo prosegua oltre l’obiettivo di diventare adulti, alla ricerca di qualcosa di ultimo e di definitivo. Trovando la morte. Non la vecchiaia. Ma l’evento finale. E ciò genera angoscia. Talvolta gli adulti si preoccupano, per timore dei suicidi adolescenziali, e non sembrano cogliere il senso profondo di questi pensieri. È importante che un diciassettenne si interroghi e condivida questa ricerca con chi gli sta intorno. Quando questo non avviene e, nel silenzio, il pensiero diventa incontrollabile e ossessivo per lungo tempo, è bene approfondire con l’aiuto di qualche specialista. Perché l’angoscia che tracima può essere il segnale di esordio di una problematica mentale più complessa. Ma quando l’adolescente ne parla, cercando il confronto e, dopo una fase di smarrimento, riprende le proprie attività, allora non c’è nulla di patologico. Si tratta di un elemento di maturazione tipico dell’età. Gli anni dell’adolescenza vedono spesso il nuovo sostituire il vecchio. Amicizie, interessi, progetti. Sembra che il passato muoia di fronte alle trascinanti novità. L’adolescente sente che il bambino che c’era in lui è definitivamente scomparso. Alcuni ragazzi avvertono con maggiore sensibilità che è necessario che muoia qualcosa dentro di noi perché si possa crescere. Da qui il pensiero della morte. Non dobbiamo spaventarci, ma possiamo cogliere l’occasione per porci degli interrogativi. Riconoscendo lo sgomento che il morire porta con sé. Ma anche riscoprendo il proposito di lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato. Per aprire poi il pensiero, sia pure con fatica, al mistero della morte e alla fede nel Risorto.

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