Con le notizie degli attentati
terroristici che appestano
le nostre giornate, rivangare
una strage impunita di 36
anni fa può sembrare anacronistico.
Ma fa capire che
dietro eventi clamorosi ci sono spesso
motivazioni politiche, errori di persone
che hanno il potere di decidere
ma poi rifiutano di assumersene la
responsabilità. Ustica di Renzo Martinelli
è un film che ha fatto e farà molto discutere.
«Dicono che sono un regista scomodo», chiosa Martinelli, «solo perché
con la cinepresa ho messo il naso
in cose che per molti era meglio lasciar
stare. Lo scontro fratricida tra partigiani
rossi e bianchi a fine guerra con
Porzus, la strage annunciata del Vajont,
gli intrighi del rapimento Moro con
Piazza delle Cinque Lune. Credo però
che, per un artista, onestà intellettuale
significhi cercare sempre la verità».
Lei ha girato pure Il mercante di
pietre, thriller su una manipolazione
che porta a un attentato terroristico
della jihad. Dieci anni fa, aveva già
previsto l’escalation di sangue…
«Non ne vado fiero. Penso però
che sia necessario prendere coscienza
delle radici storiche di tanto odio. Solo
sulla verità si può costruire il dialogo
tra cristiani e musulmani. Anche se
non sono ottimista».
Scosso per Parigi e Bruxelles?
«La cultura islamica è stata finora
impermeabile ai valori occidentali.
Internet e Facebook fanno però venir
fuori le prime crepe: ecco la “primavera
araba”. Spero nelle donne. Se la donna
musulmana prenderà coscienza di
sé, le cose forse cambieranno».
Rievocare oggi la strage di Ustica può sembrare una cosa fuori tempo...
«Invece è di estrema attualità. Oggi
non ci dicono la verità sull’islam proprio
come una menzogna di Stato
copre dal 1980 i responsabili dell’abbattimento
del DC-9 Itavia. Mancava
un minuto alle 9 di sera del 27 giugno
1980 quando l’aereo scomparve dai
radar, senza un allarme, un brandello
di comunicazione, nulla. Nelle acque
di Ustica morirono 77 passeggeri, 14 i
bambini, e 4 membri dell’equipaggio».
Sono tante le ipotesi: cedimento
strutturale, una bomba a bordo, e
infine il missile lanciato da un caccia
contro un MiG 23 libico…
«Tutte balle. Depistaggi orditi anche
da apparati dello Stato».
Cosa accadde quella sera?
«Niente cedimento strutturale,
aereo revisionato e in piena efficienza.
Nessuna esplosione interna o
esterna, altrimenti non sarebbe rimasta
integra gran parte degli oblò. E
poi l’autopsia rivelò su molte vittime
lo sfondamento del solo timpano destro.
Perché da destra il DC-9 entrò in
collisione con l’ala di un aereo americano,
un F-15 forse, alla caccia del MiG
23 libico. Insomma, un cowboy yankee
sbagliò manovra nella frenesia
dell’azione. Un po’ come accadde con
la funivia del Cermis».
Su quali elementi basa questa sua
verità?
«Sulle perizie e i dati contenuti
nelle oltre 5 mila pagine prodotte dal
giudice Priore. Elementi inoppugnabili
sparsi però qua e là, che vanno rimessi
assieme senza farsi fuorviare da
suggestioni e depistaggi. La sola spiegazione
logica che resta, tenuto conto
che con il relitto del DC-9 fu ripescato
un serbatoio esterno di aereo militare
Usa acciaccato da un urto e che nel sedile
di un passeggero si trovò un altro
frammento di aereo militare».
Come mai il giudice Priore non
giunse a questa conclusione?
«Ho parlato per ore con lui, ci siamo
confrontati. Un giorno, mi ha detto:
“Ma lo sa quante pressioni ho ricevuto
durante l’inchiesta?”. Gli facevano
sparire le prove, i testimoni morivano
in strani incidenti. Non ultimi i piloti
italiani Mario Naldini e Ivo Nutarelli,
quella sera in volo sul Tirreno con il
loro TF-104. Furono convocati da Priore,
ma morirono pochi giorni prima
nell’inspiegabile incidente delle Frecce
tricolori a Ramstein. Un macello su
cui fu condotta una frettolosa inchiesta
senza che magistrati tedeschi e italiani
potessero mettere il naso perché
era una base Nato. Priore, in pensione,
ha voluto essere con noi alla presentazione
del film. È un segno».
Lo Stato avrebbe coperto gli Usa?
«Anche sé stesso. Allora consentiva,
ufficiosamente, ai MiG libici di
attraversare disarmati lo spazio aereo
per recarsi in una base jugoslava dove
tecnici russi gli facevano manutenzione.
Per ingannare i radar, i MiG si
mettevano nella scia di voli di linea
maltesi. Era già successo. Quella sera,
una serie di eventi sfortunati causa la
tragedia. Il DC-9 Itavia, decollato da
Bologna per Palermo in grave ritardo, è
scambiato per il volo dell’Air Malta dal
MiG libico che ci si nasconde sotto. Sul
Tirreno vola però un Awacs americano,
aereo radar così sofisticato da beccare
il MiG. I primi ad accorrere sono
i piloti italiani: l’intruso è disarmato,
basterebbe scortarlo fuori dallo spazio
aereo. Il comando Nato, invece, ordina
ai caccia americani di attaccare».
Il film, presto in Dvd, potrebbe catturare anche l'interesse di quei giovani che poco o nulla sanno della tragedia di Ustica?
«Eventi e colpi di scena sono reali, ma degni
di un thriller. A dare spessore ai personaggi
sono attori bravi come Marco Leonardi,
Caterina Murino, la belga Lubna
Azabal. E grazie al digitale abbiamo
girato scene aeree mozzafiato».