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martedì 17 settembre 2024
 
Film
 

Renzo Martinelli: «La verità su Ustica. E anche sull’islam»

01/04/2016  Dopo aver affrontato in passato la jihad, il regista “scomodo” ha detto la sua sulla strage del 1980. «Ecco cosa è successo»

Con le notizie degli attentati terroristici che appestano le nostre giornate, rivangare una strage impunita di 36 anni fa può sembrare anacronistico. Ma fa capire che dietro eventi clamorosi ci sono spesso motivazioni politiche, errori di persone che hanno il potere di decidere ma poi rifiutano di assumersene la responsabilità. Ustica di Renzo Martinelli è un film che ha fatto e farà molto discutere.
«Dicono che sono un regista scomodo», chiosa Martinelli, «solo perché con la cinepresa ho messo il naso in cose che per molti era meglio lasciar stare. Lo scontro fratricida tra partigiani rossi e bianchi a fine guerra con Porzus, la strage annunciata del Vajont, gli intrighi del rapimento Moro con Piazza delle Cinque Lune. Credo però che, per un artista, onestà intellettuale significhi cercare sempre la verità».

Lei ha girato pure Il mercante di pietre, thriller su una manipolazione che porta a un attentato terroristico della jihad. Dieci anni fa, aveva già previsto l’escalation di sangue…

«Non ne vado fiero. Penso però che sia necessario prendere coscienza delle radici storiche di tanto odio. Solo sulla verità si può costruire il dialogo tra cristiani e musulmani. Anche se non sono ottimista».

Scosso per Parigi e Bruxelles?

«La cultura islamica è stata finora impermeabile ai valori occidentali. Internet e Facebook fanno però venir fuori le prime crepe: ecco la “primavera araba”. Spero nelle donne. Se la donna musulmana prenderà coscienza di sé, le cose forse cambieranno».

Rievocare oggi la strage di Ustica può sembrare una cosa fuori tempo...

«Invece è di estrema attualità. Oggi non ci dicono la verità sull’islam proprio come una menzogna di Stato copre dal 1980 i responsabili dell’abbattimento del DC-9 Itavia. Mancava un minuto alle 9 di sera del 27 giugno 1980 quando l’aereo scomparve dai radar, senza un allarme, un brandello di comunicazione, nulla. Nelle acque di Ustica morirono 77 passeggeri, 14 i bambini, e 4 membri dell’equipaggio».

Sono tante le ipotesi: cedimento strutturale, una bomba a bordo, e infine il missile lanciato da un caccia contro un MiG 23 libico…

«Tutte balle. Depistaggi orditi anche da apparati dello Stato».

Cosa accadde quella sera?

«Niente cedimento strutturale, aereo revisionato e in piena efficienza. Nessuna esplosione interna o esterna, altrimenti non sarebbe rimasta integra gran parte degli oblò. E poi l’autopsia rivelò su molte vittime lo sfondamento del solo timpano destro. Perché da destra il DC-9 entrò in collisione con l’ala di un aereo americano, un F-15 forse, alla caccia del MiG 23 libico. Insomma, un cowboy yankee sbagliò manovra nella frenesia dell’azione. Un po’ come accadde con la funivia del Cermis».

Su quali elementi basa questa sua verità?

«Sulle perizie e i dati contenuti nelle oltre 5 mila pagine prodotte dal giudice Priore. Elementi inoppugnabili sparsi però qua e là, che vanno rimessi assieme senza farsi fuorviare da suggestioni e depistaggi. La sola spiegazione logica che resta, tenuto conto che con il relitto del DC-9 fu ripescato un serbatoio esterno di aereo militare Usa acciaccato da un urto e che nel sedile di un passeggero si trovò un altro frammento di aereo militare».

Come mai il giudice Priore non giunse a questa conclusione?

«Ho parlato per ore con lui, ci siamo confrontati. Un giorno, mi ha detto: “Ma lo sa quante pressioni ho ricevuto durante l’inchiesta?”. Gli facevano sparire le prove, i testimoni morivano in strani incidenti. Non ultimi i piloti italiani Mario Naldini e Ivo Nutarelli, quella sera in volo sul Tirreno con il loro TF-104. Furono convocati da Priore, ma morirono pochi giorni prima nell’inspiegabile incidente delle Frecce tricolori a Ramstein. Un macello su cui fu condotta una frettolosa inchiesta senza che magistrati tedeschi e italiani potessero mettere il naso perché era una base Nato. Priore, in pensione, ha voluto essere con noi alla presentazione del film. È un segno».

Lo Stato avrebbe coperto gli Usa?

«Anche sé stesso. Allora consentiva, ufficiosamente, ai MiG libici di attraversare disarmati lo spazio aereo per recarsi in una base jugoslava dove tecnici russi gli facevano manutenzione. Per ingannare i radar, i MiG si mettevano nella scia di voli di linea maltesi. Era già successo. Quella sera, una serie di eventi sfortunati causa la tragedia. Il DC-9 Itavia, decollato da Bologna per Palermo in grave ritardo, è scambiato per il volo dell’Air Malta dal MiG libico che ci si nasconde sotto. Sul Tirreno vola però un Awacs americano, aereo radar così sofisticato da beccare il MiG. I primi ad accorrere sono i piloti italiani: l’intruso è disarmato, basterebbe scortarlo fuori dallo spazio aereo. Il comando Nato, invece, ordina ai caccia americani di attaccare».

Il film, presto in Dvd, potrebbe catturare anche l'interesse di quei giovani che poco o nulla sanno della tragedia di Ustica?

«Eventi e colpi di scena sono reali, ma degni di un thriller. A dare spessore ai personaggi sono attori bravi come Marco Leonardi, Caterina Murino, la belga Lubna Azabal. E grazie al digitale abbiamo girato scene aeree mozzafiato».

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