Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 19 aprile 2025
 
Mostra del cinema
 

Il film più intimista di Paolo Sorrentino. Sarà Leone?

03/09/2021  E stata la mano di Dio è stato accolto a Venezia con nove minuti di applausi. E' uno dei cinque film italiani in concorso

Per scoprire Napoli, bisogna partire dal mare. La macchina da presa di Paolo Sorrentino si avvicina dall’acqua, prima di immergersi tra le case. Lo sguardo intimista ha radici lontane. Per la prima volta il regista si mette a nudo. Racconta la sua vita, i traumi, le passioni, il fascino senza tempo di una città che, come disse Francesco Rosi, è “il centro del mondo”. 
Questa è una storia sincera, ispirata. Nel titolo c’è già un’affermazione: È stata la mano di Dio. Si fa riferimento a Maradona, ma il senso è la ricerca della salvezza. La morte dei genitori, la partita del Napoli. Questo evento si verifica poco oltre la metà del racconto, ma anche a livello narrativo è uno spartiacque.  
Il film è l’anatomia di una famiglia numerosa, con parenti eccentrici e tante difficoltà relazionali. Ognuno è il pezzo di un mosaico, l’elemento cangiante di un affresco d’altri tempi. È stata la mano di Dio somiglia per tanti versi ad Amarcord. Intanto il cinema è il cardine, onnipresente: una videocassetta noleggiata di C’era una volta in America, un set di Antonio Capuano, un provino per Fellini, una finta telefonata dell’assistente di Zeffirelli… 
Il grande schermo accompagna il protagonista, lo spinge verso quello che sarà il suo futuro. Si percepisce un senso di predestinazione, che nasce dal dolore, dalla perdita. Ma È stata la mano di Dio non è solo la cronaca di un lutto. È il ritratto appassionato di una gioventù che, nel bene o nel male, corre come il vento. Le emozioni fluiscono potenti, Sorrentino è abile nel giocare con registri diversi. Nella prima parte l’ironia è molto presente, nella seconda i toni sono più duri. Si fa strada il bisogno di un’identità, la ricerca di un proprio posto nel mondo. 
È stata la mano di Dio sorprende. Sorrentino abbandona ogni vezzo, ogni esibizionismo. Mantiene a tratti una vena onirica, ma si fa rigoroso. E realizza forse il suo film più bello, toccante. Gli affetti vengono descritti con sensibilità, l’abbandono e la solitudine sono il motore per ricominciare. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, è uno dei cinque film italiani in concorso quest’anno al Lido. È presto per parlare di premi, ma di sicuro la bandiera italiana sventola alta. È stata la mano di Dio arriverà su Netflix il 15 di dicembre, dopo una breve finestra nelle sale cinematografiche dal 24 novembre. 


 

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo