Le indicazioni che il Ministero della Pubblica Istruzione ha diramato subito prima di Natale per agevolare la stesura del piano triennale dell’offerta formativa sta facendo molto discutere perché, a detta di alcuni, introdurrebbe tra le righe le classi di livello. Tuttavia, se si legge con più attenzione, nel documento non si parla affatto di classi di livello che dividano i bravi dagli asini, come qualcuno ha scritto sul web e non solo. In modo particolare la nota si sofferma su ciò che la scuola può fare, attraverso il suo piano dell’offerta formativa, per permettere veramente a tutti di raggiungere gli obiettivi disciplinari.
E allora si formulano delle ipotesi: perché non pensare a classi aperte o a GRUPPI DI LIVELLO? Oppure, perché non attuare attraverso l’autonomia scolastica una modulazione dell’orario che, nel rispetto del monte ore previsto, preveda una flessibilità per lasciare spazio anche a nuove sperimentazioni, nuove formule di una scuola più vicina alle esigenze dei ragazzi e forse anche delle famiglie? Se qualcuno leggendo queste parole ha pensato che ci sia la tentazione di creare classi di livello credo e spero che sia in errore. In primo luogo perché il nostro ordinamento potrebbe prevederle solo dopo aver rivisto la sua articolazione. In secondo luogo perché la scuola e la classe non va pensata solo nell’ottica di acquisire in modo sistematico e programmato le conoscenze, ma anche come l’ambiente dove si soddisfano altri bisogni relazionali prima di tutto l’amicizia, la tolleranza e il rispetto. Ben venga invece la classe “aperta”, che faccia uscire in primis i docenti dalla sicurezza di quel nido in cui una volta chiusa la porta spesso si va a avanti pensando solo al programma. Ben vengano momenti di recupero e di potenziamento realmente pensati e studiati per permettere a ciascuno di trovare il modo di esprimere le proprie potenzialità o di rafforzarsi.
Se è questo il senso della parola “livello” credo proprio che non ci sia da gridare allo scandalo, ma solo da rimboccarsi le maniche e accettare che si deva lavorare in team e in modo flessibile. Sempre che la discussione in realtà non nasconda un altro il problema: quello del carico di lavoro che sicuramente aumenterà e senza un contratto rinnovato, ma questa allora è un’altra storia.