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giovedì 27 marzo 2025
 
 

Il futuro rubato a 50 milioni di bambini

16/07/2013  In occasione del discorso all'Onu di Masala Yousafzai, Save the Children ha pubblicato un Rapporto sull'impatto che le guerre hanno sull'accesso alla scolarizzazione in tutto il mondo

Derubati del loro futuro. Saccheggiati dell'unica possibilità per loro di avere un'esistenza migliore: l'istruzione. Sono 50 milioni in tutto il mondo, secondo il recente rapporto di Save the Children "Attacks on Education", i bambini tra i 6 e i 15 anni privati dell'accesso all'educazione a causa dei conflitti armati nei loro Paesi.

Un rapporto che è stato significativamente pubblicato in coincidenza con il primo discorso pubblico, lo scorso 12 luglio all'Onu, di Malala Yousafzai, ferita da un commando talebano mentre andava a scuola e presto diventata in tutto il mondo un simbolo per la rivendicazione del diritto all'istruzione.

Dei minori forzatamente allontanati dalla scolarizzazione, ben 28,5 milioni sono iscritti alle scuole elementari, oltre la metà bambine, mentre sono circa 20 milioni quelli iscritti alle superiori. Nel corso del 2012 sono stati contati 3600 attacchi di varia natura che hanno violato, metaforicamente e fisicamente, il diritto all'educazione universalmente riconosciuto: scuole bombardate, reclutamento di minori in gruppi armati, torture e intimidazioni contro studenti e insegnanti.

L'anno scorso, il 70 per cento su scala globale degli attacchi all'istruzione si è verificato in Siria. Quasi 4 mila scuole sono state distrutte, seriamente danneggiate o occupate per fini diversi da quelli educativi come postazioni di cecchini o centri di detenzione e tortura di prigionieri.

Se in Siria e in altri Paesi del Medioriente a destare seria preoccupazione è innanzitutto l'incolumità fisica degli studenti mentre sono a lezione, nell'Africa subsahariana la problematica principale è la lontananza fisica dai banchi di scuola che riguarda specialmente le bambine.

Ma anche in alcuni Paesi sudamericani c'è forte allarme per il reclutamento di minori in corpi armati, come evidenzia la testimonianza di Paula dalla Colombia, raccolta nel rapporto di Save the Children: "I giovani del villaggio vengono avvicinati dai guerriglieri che vogliono assoldarli. Mia cugina è stata ingannata e da quattro mesi è con loro, non ricevo più sue notizie da un mese".

"Le scuole dovrebbero essere luoghi sicuri, non campi di battaglia dove i bambini sono vittime di crimini orrendi", afferma Vittorio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. "Questo è un prezzo che i minori pagheranno per tutta la vita".

"Le guerre arrestano il progresso" gli fa eco Pauline Rose, direttore del Global Monitoring Report dell'Unesco che ha collaborato alla stesura del Rapporto. "Ogni anno impediscono a milioni di bambini di sedere tra i banchi di scuola. La nostra analisi dimostra che i bambini allontanati dai sistemi educativi a causa delle guerre rischiano di essere dimenticati. Molti di loro non completeranno mai il ciclo di studi e saranno segnati a vita, fisicamente e psicologicamente".

Ma il Rapporto "Attacks on Education" non si limita a registrare laconicamente una situazione incresciosa. Al contrario vuole essere un megafono attraverso il quale lanciare un appello preciso. Nelle emergenze umanitarie, infatti, resta scandalosamente bassa la quota di fondi destinata all'educazione: dal 2 per cento del totale dei fondi umanitari in emergenza nel 2011, si è scesi addirittura all'1,4 per cento nel 2012. Ben al di sotto, quindi, del 4 per cento richiesto dalla comunità internazionale.

Il diritto all'istruzione è sotto attacco. 50 milioni di bambini sono sotto attacco. Se questa non è un'emergenza umanitaria di rilevanza globale, come la si dovrebbe chiamare?

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.savethechildren.it

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