«Le Olimpiadi? Una festa bellissima. Ma se vogliamo che i giochi siano davvero un segno di pace, ricordiamo, in questi giorni di anniversario, le vittime di Hiroshima e Nagasaki». Proprio ora che gli occhi del mondo sono puntati sul Giappone, «abbiamo la responsabilità della memoria. E dobbiamo lavorare perché orrori simili non si ripetano».
Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, fa sua la riflessione che il movimento ha voluto sintetizzare in un comunicato, diffuso a livello internazionale. Nel ricordare quei tragici eventi del 6 e 9 agosto 1945, quando gli Stati Uniti usarono le bombe atomiche contro le due città giapponesi, Pax Christi sottolinea come «questo primo uso di armi nucleari» sia stato «uno degli eventi più devastanti della storia e un campanello d’allarme che l’umanità non deve dimenticare».
Una memoria di atrocità e dolore indicibile, un contrasto stridente con le immagini, fortunatamente di tutt’altro tenore, che in questi giorni, dal Giappone, rimbalzano sui media di tutto il mondo. Don Sacco le Olimpiadi le sta seguendo. «I campioni di ciclismo Filippo Ganna ed Elisa Longo Borghini sono due ragazzi della mia terra. Anch’io gioisco per i successi azzurri». Già, ma non è questo il punto. Non si tratta affatto di guastare una festa sportiva, ma se mai di guardare alla realtà nella giusta prospettiva. Sì, perché in gioco c’è qualcosa di immenso.
Il sacerdote piemontese sente vicino e fa suo l’appello di Tadatoshi Akiba, già sindaco di Hiroshima e oggi presidente di Mayors for Peace (Sindaci per la pace): «Se non ricordiamo Hiroshima durante le Olimpiadi in Giappone non abbiamo il diritto di presentare i giochi come la festa della pace». «Quelle pagine tremende di storia» aggiunge il coordinatore di Pax Christi «devono interrogarci profondamente, anche perché hanno a che fare col nostro presente e con il nostro futuro». Il pianeta è ancora invaso dalle testate atomiche: attualmente l’arsenale nucleare mondiale conta più di 13.400 testate. Purtroppo i pericoli sono drammatici e reali. «Un esempio tra i tanti? Gli aerei da guerra F-35, che in parte si producono a Cameri (Novara), a un passo da dove abito io, sono in grado di trasportare ordigni ben più distruttivi di quelli usati a Hiroshima e Nagasaki. Tutto questo deve farci riflettere. Dobbiamo chiederci quale futuro vogliamo».
Come sempre, il messaggio di Pax Christi si riflette in scelte e passi concreti. «Quest’anno, finalmente», ricorda il movimento «le Nazioni di tutto il mondo stanno cercando di intraprendere un’azione congiunta per vietare le armi nucleari. L’instancabile testimonianza dei sopravvissuti del 1945 ha contribuito ad ispirare i governi e le organizzazioni della società civile a lottare per il nuovo Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari, entrato in vigore il 22 gennaio di quest’anno». «Vi hanno aderito 55 Stati, ma non l’Italia, almeno finora» osserva don Sacco. «Anche attraverso la campagna “Italia Ripensaci”, chiediamo al nostro Paese di ratificare il trattato. O almeno, come primo passo, di partecipare, in qualità di osservatore, alla prima conferenza degli Stati aderenti, che si terrà in Austria all’inizio del 2022».
E all’appello di Pax Christi si aggiunge quello di Flavio Lotti, coordinatore delle Marcia Perugia-Assisi, il grande appuntamento di pace che quest’anno si svolgerà domenica 10 ottobre. «Dopo 76 anni da quella impressionante tragedia (il riferimento è, appunto, alle bombe su Hiroshima e Nagasaki, ndr) siamo costretti a riprendere la parola per denunciare il pericolo che stiamo correndo. È il pericolo nucleare. Il pericolo che è diventato il più grande del mondo. Persino più grande dell’emergenza climatica che minaccia la sopravvivenza del pianeta. È un pericolo tremendo che sta crescendo in modo vertiginoso senza limiti né confini». «C’è un solo modo per cercare di impedire che questo accada: impegnarci tutti assieme per eliminare tutte le armi nucleari» sottolinea Lotti. «Non è una cosa desiderabile. È una necessità storica urgentissima. Con l’entrata in vigore il 22 gennaio 2021 del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari oggi è possibile».