«Il tema della fede evoca immediatamente il tema della ricerca. La fede non è qualcosa di scontato. L’uomo è sempre alla ricerca del divino. Così il cammino dell’uomo è prima di tutto un cammino interiore. Quest’opera potrà aiutare una città come Matera a svolgere un’opera di ricerca personale, ma anche di condivisione. La religione non marca una divisione, marca un senso di appartenenza. Non è possibile trovare una condivisione se non c’è un’identità forte. Solo allora si può affrontare insieme a uomini di altre fedi un cammino di pace». A parlare così è mons. Filippo Lombardi, vicario episcopale per la pastorale dell’arcidiocesi di Matera-Irsina, intervenuto la mattina del 15 luglio – delegato dall’arcivescovo mons. Antonio Giuseppe Caiazzo – nella sala “Mandela” del Comune, alla conferenza stampa di presentazione dell’installazione di arte contemporanea realizzata dall’artista veneziano Gianfranco Meggiato, per Matera Capitale Europea della Cultura.
Si intitola “Il Giardino di Zyz”, è un vero e proprio percorso di simboli e sculture all’interno di un’area delimitata da cinquemila sacchi nei sette colori della pace. Una mano aperta che significa accoglienza, protezione, apertura all’altro, che dal Belvedere del parco della Murgia Materana guarderà la Città dei Sassi fino al 10 settembre. Un inno alla pace e alla ricerca dell’Unità nel nome dell’incontro fra culture e tradizioni. Per questo alla presentazione, moderata da Maurizio Vanni, direttore del Lu.C.C.A (Lucca Center of Contemporary Art), oltre alle autorità civili (l’assessore alla Cultura Giampaolo D’Andrea, il direttore della Fondazione Matera Capitale, Giovanni Oliva, e il presidente dell’Ente Parco della Murgia, Michele Lamacchia, rappresentanti degli Enti promotori, assieme alla onlus Itria), ha presenziato l’imam Usama El Santawi, che ha sottolineato come «tutto è uno sia una cosa naturale, ma purtroppo dobbiamo sforzarci sempre per ricordarlo alle persone.
La religione invita alla condivisione, alla pace spirituale, alla pace con la diversità. E questo è ben presente nel Corano». Il mondo dell’ebraismo, invece, è stato rappresentato dai video-messaggi dei rabbini Umberto Piperno e Ariel Finzi: «Il Signore ha creato il mondo, ma ha dato la possibilità all’uomo di migliorarlo. L’uomo può elevarsi nella cultura e realizzare tra gli uomini uno spirito di cooperazione che è quello caratteristico di Matera». La curatrice, Daniela Brignone, ha sottolineato come «l’opera racchiuda in sé la storia, la cultura, la religione e l’esperienza umana, svelate attraverso un percorso sacrale e sensoriale che conduce all’atto finale, quello della liberazione dell’individuo dalle costrizioni e dai pregiudizi. Un’installazione che parla a tutti, oltre ogni barriera temporale, culturale e religiosa». Meggiato ha invece ribadito l’importanza “dell’artista militante”. «L’artista – ha detto – ha una responsabilità di fronte alla storia. Bisogna offrire dei segni di speranza, bisogna affermare con chiarezza che l’uomo non è solo materia, è molto di più».
E poiché l’opera, oltre ad essere interculturale, interreligiosa e accessibile ai disabili, è anche green (per esempio, i sacchi colorati saranno riciclati da una ditta specializzata), di rilievo la presenza di Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord, associazione di ispirazione cristiana, ma aperta a tutti, che opera sul fronte della sensibilizzazione sui temi ambientali. «La nostra vita è un po’ come questa installazione, un percorso. Però questo nostro passaggio sulla terra è distruttivo, lascia un’impronta pesantissima, perché siamo portati ad accumulare. Ora è necessario cambiare percorso. Il dialogo interreligioso e l’ecumenismo sono la formula più semplice, più immediata, per unire tutti nella custodia del creato. Preservare la natura per perpetuare la vita dell’uomo. C’è bisogno di tutti. La causa non è di nessuno, la terra è di tutti».